Non ci credevo, dopo settimane di silenzio finalmente qualcuno mi aveva chiamata per un colloquio di lavoro.
“Il mio cliente é nel settore luxury bla bla bla e sta cercando una sales assistant che bla bla bla e sarebbe interessata al suo profilo quindi magari bla bla bla quando possiamo vederci?”
Cuore a mille per la felicitá, “ma quando vuole!”
“Ok vediamoci per un caffé da Starbucks a Wimbledon.”
Riaggancio.
Un colloquio in un caffé?!!
Siamo abituati ai colloqui, in uffici, in stanze sterili con uno/a dietro una scrivania che svogliatamente o con fare militare, ci smitraglia di domande.
Invece qui in UK, vi vedrete spesso rifilare una job interview in un caffé.
Ma che bello direte voi!
Lasciate stare dico io.
Ora provateci voi a sorseggiare, perché qualcosa dovrete pur prendere – fingendo di essere tranquillissimi – una tazza di té o caffé americano, tentando di tenere a freno il tremolio-scossa tellurica grado 5.5 che avete, mentre pensate se avete i baffi sporchi di cappuccino, o cercate di non tirarvi addosso nulla, o sbavare goccioline di caffé per quanto siete fuori controllo AKA nervosi ed eccitati.
Lei arriva, “cosa prende?” mi chiede e io ho la malaugurata idea di prendere un té, che qui servono bollente-spella lingua.
Ci sediamo, il locale é pieno di londoners presi ad ordinare, macchine del caffé in funzione, baristi presi a urlarsi quanti shot di caramel il cliente vuole, e tutto il classico brusio e tran-tran di una mattinata londinese.
Immaginatevi lí seduti al tavolo, a dover fare una job interview con la gente attorno, che va e viene, e che con l’orecchio pizzo vi ascolta perché dai a tutti piace farsi i cazzi degli altri, specialmente se gli “altri” sono sotto torchio tipo James Bond catturato ed interrogato da Le Chiffre.
Lei é una cacciatrice di teste, AKA head hunter AKA chi ha il compito di spulciare e selzionare fra le miriadi di CV, il profilo giusto che l’azienda-cliente cerca e vuole, poi vi chiama e testa con mano che non si sono sbagliati o che risultate totalmente diversi dal profilo emerso dal vostro CV e Cover Letter.
Mi parla del cliente, una famosa catena di abiti da sposa spagnola, del tipo luxury AKA vendo abiti che i comuni mortali non possono neanche guardare, poi passa a farmi delle domande, con me che tento di ingoiare quel liquido spella-lingua, il tutto cercando di sembrare il piú naturale possibile.
Morale della favola, finiamo l’interview e io rimango con il mio mezzo litro di té bollente, la lingua spellata e un le faró sapere.
Indubbiamente, mi fa sapere – per me sei ok e papabile per il posto peró … devi avere il colloquio con il mio cliente, il quale sará l’ultimo a decidere se vai bene per loro o no.
OK!
Fortunatamente il loro show room é ad un tiro di schioppo dal mio department store, e riesco a fare una scappata durante la mia pausa pranzo – tanto chi ha bisogno di mangiare e riposare!
Appena entrata vengo accolta da un party di donne facce da cazzo, vestite di nero, tutte precisine e imbellettate, oltre che da miriadi di abiti da sposa.
Arriva il boss, una donna, che mi fa accomodare in un salottino graziosissimo pieno di abiti, e veli e divanetti panna in velluto.
Mi scruta, poi parte con le domande, la voce dolce nasconde un’autoritá che a stento trattiene negli occhi.
Mi fa parlare di me, poi mi fa un paio di domande a cui io rispondo fino a che non arriva all’ultima:
Hai una sposa ultra-indecisa, é venuta con la famiglia, pareri discordanti e lei non sa quale abito scegliere fra i vari provati, che fai?
In un istante ho visto una delle tante scene che si vedono sul canale Real Time, quello delle spose che vanno ad acquistare il loro abito da sposa, delle loro scene, ripensamenti, sfoghi e sudori.
Ho immaginato una cliente alle prese con la decina di abiti che ha provato, e il parentame che spara commenti e consigli piú disparati e diversi possibili mandandola ancora piú nel pallone.
Me e lei chiuse nel camerino.
Lei vestita da sposa che é in piena crisi esistenziale: oh madre cosa mi metto?!!
Sono una donna, so come vanno queste cose.
Le rispondo che porterei pazienza, che cercherei di capirla, di comprendere che caxxo vuole una sposa impanicata, insomma l’assisterei al meglio nella sua scelta.
Lei mi sorride, mi stringe la mano e mi saluta.
Chiamo la head-hunter e le dico che é andato tutto bene.
Lei mi richiama un paio di giorni dopo: Miss Martini I’m sorry ma non sei stata scelta AKA non avevi abbastanza sangue freddo per fronteggiare una sposa nel pallone.
Tutto sommato, mi hanno fatto un favore
Sir Koala ringrazia e saluta.