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Non ho mai preteso nulla da chi mi copia i post, come ha fatto quello che ha il blog sul Fatto, ma dal Financial Times voglio i diritti d’autore.

Creato il 19 gennaio 2012 da Slasch16

Non ho mai preteso nulla da chi mi copia i post, come ha fatto quello che ha il blog sul Fatto, ma dal Financial Times voglio i diritti d’autore.Una volta un amico lettore del mio blog mi ha segnalato che un tipo che ha un blog su il Fatto quotidiano mi aveva copiato tre post e li aveva pubblicati sul fatto senza citarne la fonte.
Dopo una piccola ricerca ho scoperto che è un parassita che ha più volte ripetuto il giochino anche con altri blogger più frequentati del mio, solo con Grillo non si è permesso di copiare perchè ha la possibilità economica per pagare avvocati di quelli buoni, che chiedono i danni.
L’unica cosa che mi è sembrata strana  e che la redazione del Fatto non controllasse questo parassita e gli permettesse di mettere il suo blog sulla pagina on line del giornale.
Leggo oggi che sul Financial Time è in corso da settimane un dibattito sul capitalismo in crisi al quale partecipano illustri personaggi, scrittori, consiglieri di politici ed un ex ministro di Clinton.
Non dico che mi hanno rubato l’idea, visto che io ne scrivo dal 2006 anche se non con una certa continuità dovuta anche dalla noia di  ripetere sempre le stesse cose, un po’ come scrivere 2000 post sull’invenzione della ruota.
Il liberismo, come sistema è in crisi ed il mito dell’economia regolata da mercato pure, ovviamente ne sto scrivendo sotto l’aspetto politico, economico, che interessa miliardi di persone e non i pochi miliardari che si sono arricchiti e per i quali la crisi non è nè una ipotesi nè tantomeno all’orizzonte.
Ma chi governa i paesi, si occupa di politica, il problema se lo deve porre altrimenti c’è il rischio di una rivoluzione globale incontrollata ed incontrollabile. Se brucia il pagliaio è facile che poi tocchi alla casa, che dalla casa si espanda al  paese e dal paese alle città e poi, finalmente, ai palazzi.
Se il Fondo monetario internazionale, l’essenza del capitalismo parassita che salva le banche responsabili della crisi globale, arriva a sottolineare ” l’importanza dell’uguaglianza distributiva come fattore di crescita ” significa che anche nei palazzi del potere economico, che sovrasta quello politico perchè è complice e consenziente, allora significa che i segnali provenienti dalla masse oppresse ed indebitare dagli stati sono inquietanti.
Un anno fa i giornali economici erano pieni di editoriali che davano la crisi in via di superamento ed i meno ottimisti scrivevano  editoriali invocando la necessità di una exit strategy dal periodo di amministrazione straordinaria dell’economia che la crisi aveva imposto ai governi occidentali.
La voglia di tornare al benessere fittizio ed artificiale che la bolla finanziaria aveva creato era così forte da non rendersi conto che il terremoto era ancora in atto e che dopo i farabutti della bolla speculativa avrebbe toccato anche gli speculatori, gli imprenditori e, naturalmente, quelli chiamati a pagare, i lavoratori dipendenti sia quelli reali che quelli inventati e cioè le Partite Iva individuali.
Dal Financial Times alla Die Zeit fervono i dibattiti sulla crisi del capitalismo. Pensate che hanno riesumato persino Hyman Minsky, un economista americano, nemmeno lontano parente di Carlo Marx, che in vita venne deriso per decenni dai suoi stessi colleghi  e che, nel giro di qualche settimana, divenne il beniamino, postumo, di tutta la grande stampa finanziaria mondiale grazie alle sue teorie sull’instabilità intrinseca del capitalismo.
Cito dall’Unità, senza alcuna esitazione , buona parte della classe dirigente che aveva governato il mondo nella fase precedente la crisi si mise a inglobare vasti pezzi del pensiero economico eterodosso che per anni era stato messo alla gogna da essi stessi, applicando cisì il vecchio detto dei fratelli Marx: questi sono i nostri principi: se non vi piacciono, ne abbiamo degli altri.
Sia chiaro che  il rinnovato interesse per le teorie di Minsky e, udite, udita, di Carlo Marx è solo per rifilarci un’altra fregatura con il debito degli stati che si sono inventati per fare ancora più soldi, con lo spread, il default e tutte quelle cose con le quali ci riempiono la testa ogni giorno per spremerci come limoni.
Non si può può crescere solo sui consumi reali o indotti, o tutti noi distruggiamo i nostri mobili, gli elettrodomestici, le nostre automobili per muovere la produzione  oppure ci vuole una bella guerra mondiale che faccia tabula rasa di tutto e farri ripartire l’edilizia e le imprese con i sopravvissuti.
La recessione incombe a qualcuno ha già suonato alla porta, per altri circola nella via alla ricerca dell’indirizzo giusto, il livello di guardia si alza e la protesta pure.
Non è una novità, succede da sempre, quando ci sono periodi neri nell’economia e nella società i primi a cavalcare la rivolta, ad indignarsi, sono i fascisti ed i parafascisti e non è anomalo che a cavalcare la tigre sia la lega, i fascisti e qualche partito parassita che vive sulla % dei malcontenti o mai contenti come l’Idv.
Questo non significa nel modo più assoluto che io sostenga il governo delle banche, degli investitori parassiti, degli speculatori, mi preoccupa il rifiuto di certi indignati per la politica, il chiamarsi fuori dalla politica perchè questo lascia lo spazio agli estremisti di condizionare le lotte, egemonizzare le proteste con il risultato di finire più a destra di quello che siamo.
Gli indignados spagnoli vogliono una distribuzione equa della ricchezza, ma non gli andate a dire che Marx lo diceva più di 100 anni fa perchè si incazzano, la politica non c’entra ed è puramente un fatto economico.
Domanda: come pensi di condizionare il capitalismo parassita, le banche private, i parassiti e gli speculatori che investono sul debito dovuto ai loro, smisurati, profitti senza una politica forte che detti le regole, statalizzi le banche, condizioni il liberismo?
Non è vero che ci vuole meno politica, ce ne vuole molta di più, ci vuole più democrazia e governi che governino nell’interesse dei popoli e non delle banche, degli industriali, dei parassiti, che imponga le regole e le faccia rispettare.
Il capitalismo privatizza gli utili  e socializza le perdite, con le chiacchiere non si va da nessuna parte, siamo solo al si salvi chi può. Ci vuole una politica forte, democratica e socialista che governi nell’interesse della massa e non dei privilegiati.
Per quanto riguarda gli indignados Italia, gruppo di Facebook, guai se ti azzardi a scrivere di politica di sinistra, ti massacrano da tutte le parti. Chi domina ed ha centinaia di mi piace sono quelli che si spacciano per apolitici e, guarda caso, sono solo dei fascisti. Prova a fare un commento che contesti le loro teorie, passano immediatamente alle offese, alle minacce e, se potessero, alle bastonate come facevano gli squadristi di Mussolini prima e di Borghezio poi.
Nella mia ignoranza lo scrivo da anni che il capitalismo è in crisi, mi fa piacere che cli economisti e gli intellettuali del Financial Time e del Die Zeit ne discutano da settimane ma, se non posso avanzare diritti in quanto non rappresento una testata giornalistica, mi lascino almeno dire una cosa.
Io, lho detto e scritto prima. 


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Inviato il 20 gennaio a 02:08
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