“Con queste condizioni meteo chi può è invitato a restare a casa, soprattutto gli anziani, i bambini e i senzatetto”.
(Studio Aperto, ediz. 12:30 del 3/02/2012)
La neve mi ha fatto sempre un po’ schifo, forse perché non c’è stato tra noi un imprinting degno di nota. Da piccoli tutti andavano sulla neve, tranne me e le mie sorelle, che ci accontentavamo di giocare con quella grigio scuro che si depositava sul parabrezza dell’auto in quei rari inverni in cui a Palermo nevicava.
Avvolge da qualche settimana l’Italia nel suo abbraccio candido e soffice, regalandoci paesaggi mozzafiato, scendendo lieve su di noi e sulle nostre sciagure italiane. I bambini la attendono con ansia, i grandi la amano e la temono. I paeselli imbiancati sulle montagne, le autostrade impercorribili, il Colosseo tutto bianco e il gelo che lentamente ci sta togliendo quel poco di calore umano che c’era rimasto. Bella la neve… ma anche no!
L’essere umano tende ad appioppare aloni di magia a ogni tipo di fenomeno atmosferico da quando è su questa Terra e la neve occupa un posto privilegiato nei racconti, nelle fiabe e nell’immaginario collettivo in generale.
Basta però accendere per caso la tv e in un attimo i tuoi sogni di bambina, quello stupore che illumina i tuoi occhi nel vedere le montagne imbiancate come pandori, tutto si muta in un terrore mai provato prima. Tu sei a letto, con la febbre che sta cuocendo i tuoi neuroni superstiti, il catarro da camionista bulgaro, hai i muscoli così contratti dal freddo che ti pieghi per raccogliere il pacchetto di fazzoletti da terra, ti spezzi e cerchi conforto guardando i più svariati telegiornali: ennesima strage in Siria.
Beh, io ho solo l’influenza in fondo. Quando improvvisamente una notizia ti colpisce: la neve “kller”! Da che scendeva giù dal ciel lieve, adesso ci sta decimando a quanto pare.
Crollano i tetti dei capannoni industriali, centinaia di animali d’allevamento morti, 50mila pulcini rimasti schiacciati. Anziano guarda dalla finestra la neve che cade e muore d’infarto, scoppia la caffettiera a donna anziana. La colpa è della neve. Camionisti morti congelati nelle aree di sosta. La colpa è del calendario di Belen.
Anche le divertentissime palle di neve possono essere causa di permanenti invalidità, quali il distacco della retina. Paesi isolati, muri di neve alti come palazzine e uomini della Protezione Civile sguinzagliati nel tentativo di portare viveri e medicine prima che i lupi affamati raggiungano le case isolate (per chi non lo sapesse, alla macchina del terrore è stata aggiunta la minaccia lupi affamati che si spingono nei centri abitati. Per chi non lo sapesse, sì, ci sono ancora dei lupi nei nostri boschi).
E, notiziona da prima pagina, oltre 1300 interventi di salvataggio tra cui quello di una centenaria. Magari la donna, che per comodità chiameremo “la vecchia”, anelava a una fine in stile mummia di Similaun. Chiediamoci se queste calamità non rappresentino un messaggio della Natura, una sorta di selezione naturale.
Singolare la storia di un carabiniere siciliano che decide un giorno di andare a farsi una bella camminata in montagna. Cammina, cammina, arriva dove inizia la prima neve. Dopo circa 10 minuti di cammino trova un cartello con su scritto “Qui inizia la neve perenne”. Il carabiniere legge ed esclama: “Minchia! E allora? Pure a Trapani inizia per N!”. La neve non è solo morte, benché la Piccola Fiammiferaia ci abbia insegnato il contrario.
Una cosa è certa: l’ondata di freddo non sembra voler abbandonarci, come invece ha fatto la salute con molti di noi. Noi italiani siamo i prediletti del Signore. E meno male che c’è il Papa che, preoccupato da una frase che gli rimbomba nella papalina: “A Roma nevica ogni morte di Papa!”, prega affinché la primavera giunga al più presto.
Nel frattempo io, coperta da strati di pile e gatti, aspetterò che tu, neve di merda, smetta di cospargerci del tuo biancore malsano e radioattivo. Gli eschimesi hanno 52 termini per indicare la neve, a me ne viene in mente solo uno…