Premetto che non sono stata né mi sono mai sentita nella posizione di vittima per essere nata femmina. Quando ho combattuto per problemi personali l’ho fatto pensando alla mia forza, poca o tanta che fosse, non a femminea debolezza. Idem quando ho combattuto per cause collettive; non ho mai agito sentendomi in posizione specificatamente “femminile” perché, qualunque questione riguardi più persone dentro la società, arriva a soluzione solamente essendo tutti insieme, maschi e femmine.
L’8 marzo è la festa del lamento: femminicidio, obiezione di coscienza dei medici all’aborto, quote rosa, pari opportunità..
E’ la festa delle riscattate, le cosiddette “donne con le palle” che lasciano il loro graffio sul mondo.
Dalla Tatcher che a detta di Mitterand aveva la bocca di Marilyn e lo sguardo di Caligola, alla Albright per la quale 500 mila bambini morti sono un prezzo accettabile per liberare l’ Iraq, che libera non è. Dalla Clinton che posa a Giulio Cesare esultando we came we saw he died per la barbara esecuzione di Gheddafi a Yulia Tymoshenko, treccia color pannocchia e modestia sottozero: credo che Dio mi abbia dato la possibilità di spiegare alla gente cosa è importante e sto cercando di usare questa possibilità. Amen.
Per essere così, se la cava già egregiamente il maschio, i doppioni non servono.
Più modestamente, ancora in attesa di graffiare la Costituzione, Maria Elena Boschi è donna arrivata all’ombra di un padre terreno e di un rottamatore. Alle doti politiche, che a me non sono ancora parse elevate, aggiunge la più stantia delle armi donnesche: l’ammicco. Dal voglio essere ricordata per le riforme, non per le forme allo sfilarsi la giacca e poi: non sono mica rimasta nuda. Posa ad ingenua, la ministra maliziosa.
La donna che opera nel pubblico si trova ad affrontare una scelta: l’approvazione degli uomini o la fedeltà alla propria naturale inclinazione. Ben esemplificato questo dalla famiglia delle suffraggette inglesi Pankhurst. Nella loro comune battaglia per il voto alle donne attraverso il Women’s Social and Political Union, allo scoppio della prima guerra mondiale Sylvia e Christabel cavalcano con zelo la campagna per portare l’Inghilterra in guerra. Adela se ne chiama fuori ed è tra i promotori del Women’s Peace Army. Manco a dirlo: oggi è assai meno famosa delle sorelle.
L’8 marzo dei giorni nostri si celebra nella discoteca con intrattenimento di strip-tease maschile. Le festeggianti in età di bere alcolici devono ancora scoprire come son fatti gli uomini?
Nel 2013 Google con mielosa piaggeria ci ha rinfrescato la memoria, caso mai avessimo scordato d’esser state bambine e che capita, invecchiando, di diventare nonne…
Non era ancora pervasivo l’ unificazionismo dei generi che oggi rende questo omaggio maledettamente poco politically correct. Pazienza. In attesa del liberante 9 marzo, ci toccano 24 ore di 8 … marcio.