Non mi rovini, per carita’

Creato il 05 ottobre 2010 da Speradisole

BERLUSCONI COLPEVOLE DEL REATO DI PLAGIO

Nel agosto del 2006, la signora Laura Salvetti, vedova del professor Luigi Firbo, informa Marco Travaglio  del reato di plagio commesso da Berlusconi, nel 1986, ai danni di suo marito.

L’episodio è molto indicativo e merita un posto di rilievo nella bibliografia del Presidente del Consiglio, anche se accaduto oltre vent’anni fa, e si presta ad alcune considerazioni, per la sostanza del fatto e per un paio di contorni dai quali si può ricavare una regola generale.

Per la sostanza, Berlusconi ha derubato il professor Firbo di un’introduzione all’Utopia di Tommaso Moro firmandola in sua vece insieme alla traduzione dal latino. Un gesto di banditismo editoriale, oltre che di stupefacente ingenuità.

I contorni però non sono meno interessanti. Scoperto dal professore che, un po’ per gioco e un po’ sul serio,  minacciava di trascinarlo in giudizio, il colpevole ha reagito in due modi.

Primo, ha scaricato la colpa sulla sua segretaria dicendosi all’oscuro di tutto. Tattica  in seguito ripetuta in varie occasioni e con vari collaboratori.

Secondo, ha cercato di comprare il silenzio del professore con regali costosi, molto costosi, di quelli che a Roma si definiscono “cafoni”. Una borsa di coccodrillo con le iniziali d’oro; un enorme mazzo di orchidee (orchidee a mazzo, sic).

Gesto dei gesti: Firpo venne invitato in uno studio di canale5 dove, acquattato in un angolo, c’era lui, il padrone. Offre al professore una busta di denaro per l’onore di averla lì. Firpo respinge con qualche collera.

A Natale i doni sono accompagnati  da un biglietto d’auguri con aggiunta la dicitura: “Non mi rovini, per carità”.

Tutto l’uomo è in questa storia. L’arroganza e il servilismo, il colpo audace e la fuga infantile dalle responsabilità, la fede tante volte dimostrata nel corso degli anni che gli uomini o li si piega con la forza o li si compra col denaro.

Una vicenda orribile che basterebbe da sola a qualificarlo, anche se non ci fosse il resto del quale facciamo tutti parte. (Fonte: Archivi de La Repubblica)



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