In realtà questo è periodo da "notizie che non lo erano", come direbbe Sofri. Per lo meno per me.
Così mica mi metto a scrivere che mi son beccata l'influenza, né che per questo ho saltato un viaggio a Londra, né che dopo di me a catena sembra che tutta la famiglia sia presa dall'invidia del letto. Che novità sarebbe, in pieno inverno?
Che nevica, è nevicato, sta nevicando, nevicherà lo sappiamo tutti e non stiamo a raccontarci nemmeno questo.
In realtà su Facebook è un trionfo di giardini, vie e piazze innevate che farebbe sembrare il tutto molto bello, se non fosse che poi uno deve anche muoversi e tutta la poesia passa dopo i primi venticinque secondi.
By the way, mi devo togliere un sassolino dalla scarpa.
Caro automobilista che hai montato le gomme da neve sulla tua auto, [l'ho fatto anche io, per inciso] non è che guidare a manetta per strade innevate se va bene, ghiacciate in tutti gli altri casi, sia proprio così da furbi. Perché gli altri, quelle che le gomme da neve non le hanno e neppure le catene, forse non sono delle schegge, ma tu sei e resti immensamente pirla. E mentre sfrecci veloce verso il semaforo, superandoli nella coda, gli imbranati, come li chiami tu, testacodano tristemente, per evitare di venire addosso a te.
Di tutte le scene di questi tre giorni di neve, quella più bella l'ho vista ieri. Sul ponte di Rialto di Milano, quello della Stazione di Porta Genova, ieri mattina, prima delle nove, la signora che tutti i giorni vi staziona chiedendo l'elemosina a chi passa è arrivata munita di scopettina di saggina. Si è pulita ben bene il suo angolo, così che non ci fossero né neve né ghiaccio, e poi si è rimessa nella solita posizione. Mi ha fatto tenerezza.
Comunque siamo in inverno e nevica. Sai che notizia. Forse quelli di Trenitalia non lo sapevano. E nemmeno quelli dell'Enel, visto che il mio collega di Pistoia è rimasto per più di 30 ore senza elettricità.
Comunque, ho visto Le Havre, di Kaurismaki è mi è piaciuto. Molto.
E sto leggendo 1Q84.
Non sono notizie, queste.
Solo appunti.
Naturalmente delizio anche io chi passa di qui con la veduta notturna del mio giardino. Solo che complice il cellulare, più che un paesaggio fatato sembra un film horror. Ma è l'ebbrezza di vivere in campagna, baby.