Non parlare mai di te né di ciò che ti accade intorno

Creato il 27 aprile 2011 da Andreapomella

Qualche mese fa, durante un dibattito pubblico sul romanzo noir (genere del quale non sono un appassionato), la brava editor di una casa editrice tra le più attive su questo fronte, a un certo punto, ha avvertito l’esigenza di dilettare i presenti con una feroce tirata critica sul vizio inveterato di taluni scrittori di degenerare nell’autobiografismo (da distinguersi dall’autobiografia, dove la presenza dell’autore nell’opera letteraria è conclamata). Non cito l’editor né la casa editrice perché l’incriminazione dell’autobiografismo come male deteriore di tutta la letteratura contemporanea è una solfa che va molto di moda tra gli addetti ai lavori, per cui credo che la persona in questione rappresenti una tendenza, un’inclinazione generale. Secondo i signori che selezionano i libri che noi leggiamo, insomma, la vita di un individuo normale non ha nulla di speciale da meritare di essere raccontata, non almeno quanto la pura invenzione. La tribù letteraria risponde naturalmente all’appello e corre ad aggiungere nei personali “dieci consigli di scrittura” il comandamento “non parlare mai di te né di ciò che ti accade intorno”. Inutile dire che ogni sorta di regola imposta dagli addetti ai lavori è smentita di fatto da una valanga di letteratura di qualità – passata, presente e futura – che ne contraddice i termini, e che le mode, come gli editor, per fortuna passano. Un’angoscia misteriosa però mi impone una domanda: se lo scrittore non può parlare di sé perché mai dovrebbe esistere quella cosa che chiamiamo letteratura? Non sarà mica che certe sterili discussioni servano unicamente a nascondere il rumore del nulla, quell’esplosione dei battiti d’ali degli uccelli che fuggono dall’albero?


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