Ora, considerando le ore libere da scarpine/scarpette/runkeeper/racchette che mi ritrovo, pur impiegandone una parte in nuovi e stimolanti impegni familiari (leggasi sport filiali e pulizie straordinarie da peluria felina) mi avanzano degli sprazzi buoni per leggere.Ma come quello che trova mille euro per terra e decide di spenderli in maniera insolita senza farli passare dal bilancio familiare, così io incappo in libri che non mi ero mai davvero ripromesso di leggere.È andata così con I Promessi Sposi e sta andando così con Tre uomini in barca. In mezzo ci è scappato Lo Straniero di Camus (2,9 carver), letto perché trovato in una qualche dotta lista dei famigerati dieci libri che ti hanno cambiato la vita nella catena virale di faccialibro del mese scorso.Che dire? Non lo metterei nella mia lista dei 10, né mi sentirei di consigliarlo a cuor leggero se non, forse, a una mia vecchia profe d'Italiano che si auspicava scrivessimo così, alla Camus, direi ora. Senza che lei lo sapesse, suppongo, di sicuro senza che lo sapessi io.Periodi corti, questo il mantra da ripetere fino all'assimilazione, con un paniere di punti da disseminare nel testo per spezzare frasi e rendere più comprensibile e meglio leggibile il testo.No, non è tutto qui il libro. C'è una costruzione mirabile che mette in una relazione decisiva due eventi formalmente non legati, c'è un'atmosfera indolente nelle descrizioni e nei dialoghi che sposa l'indifferenza e la mancanza di sensibilità del Meursault, l'io narrante.Alla fine il distacco dai sentimenti, dal mondo e dalla vita stessa di Meursault, straniero ad Algeri, ha contagiato il me lettore rendendo freddo e pigro il mio trasporto verso il romanzo, così che non ho salvato frasi, non ho fatto orecchiette.Ma l'ho letto velocemente, pur nella sua brevità, senza aver mai la sensazione o la voglia di abbandonarlo, e questo va annoverato tra i meriti. Ho ritrovato un'essenzialità (non una semplicità) narrativa, un'ineluttabilità nell'accadimento dei fatti che mi ha ricordato Niente da capire di Luigi Bernardi, così.Certo la sensazione di fastidio, di nausea, d'impotenza che la lettura de Lo Straniero ti lascia è sintomo di coraggio da parte dello scrittore, che non fa compromessi con i desiderata del reparto lettori facili.Con questo, non lo scopro io Camus, ci mancherebbe.E ora a caccia del film perché Marcello e Luchino una certa garanzia la danno.
Ora, considerando le ore libere da scarpine/scarpette/runkeeper/racchette che mi ritrovo, pur impiegandone una parte in nuovi e stimolanti impegni familiari (leggasi sport filiali e pulizie straordinarie da peluria felina) mi avanzano degli sprazzi buoni per leggere.Ma come quello che trova mille euro per terra e decide di spenderli in maniera insolita senza farli passare dal bilancio familiare, così io incappo in libri che non mi ero mai davvero ripromesso di leggere.È andata così con I Promessi Sposi e sta andando così con Tre uomini in barca. In mezzo ci è scappato Lo Straniero di Camus (2,9 carver), letto perché trovato in una qualche dotta lista dei famigerati dieci libri che ti hanno cambiato la vita nella catena virale di faccialibro del mese scorso.Che dire? Non lo metterei nella mia lista dei 10, né mi sentirei di consigliarlo a cuor leggero se non, forse, a una mia vecchia profe d'Italiano che si auspicava scrivessimo così, alla Camus, direi ora. Senza che lei lo sapesse, suppongo, di sicuro senza che lo sapessi io.Periodi corti, questo il mantra da ripetere fino all'assimilazione, con un paniere di punti da disseminare nel testo per spezzare frasi e rendere più comprensibile e meglio leggibile il testo.No, non è tutto qui il libro. C'è una costruzione mirabile che mette in una relazione decisiva due eventi formalmente non legati, c'è un'atmosfera indolente nelle descrizioni e nei dialoghi che sposa l'indifferenza e la mancanza di sensibilità del Meursault, l'io narrante.Alla fine il distacco dai sentimenti, dal mondo e dalla vita stessa di Meursault, straniero ad Algeri, ha contagiato il me lettore rendendo freddo e pigro il mio trasporto verso il romanzo, così che non ho salvato frasi, non ho fatto orecchiette.Ma l'ho letto velocemente, pur nella sua brevità, senza aver mai la sensazione o la voglia di abbandonarlo, e questo va annoverato tra i meriti. Ho ritrovato un'essenzialità (non una semplicità) narrativa, un'ineluttabilità nell'accadimento dei fatti che mi ha ricordato Niente da capire di Luigi Bernardi, così.Certo la sensazione di fastidio, di nausea, d'impotenza che la lettura de Lo Straniero ti lascia è sintomo di coraggio da parte dello scrittore, che non fa compromessi con i desiderata del reparto lettori facili.Con questo, non lo scopro io Camus, ci mancherebbe.E ora a caccia del film perché Marcello e Luchino una certa garanzia la danno.
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