Non mi è mai piaciuto fare l’asse di equilibrio; ricordo con una certa tensione l’irrigidimento delle ore di ginnastica in cui il professore- sempre troppo alto e sempre troppo severo, in genere con occhi più glaciali del ghiaccio e un fisico scolpito da far paura, con una voce da gestapo o giù di lì- in cui il professore non mi lasciava mai pensare che il movimento servisse a qualcosa, ma che anzi fosse aberrante e inutilmente umiliante.
University of Pennsylvania Quakers Brian Grandieri (#21), Ibby Jaaber (#2), and Mark Zoller (#24) position themselves after a shot by the University of Illinois at Chicago Flames. The Quakers defeated the Flames, 90-78, on Thursday, December 21, 2006 at the Palestra in Philadelphia, Pennsylvania. (Photo credit: Wikipedia)
Io ero fatta per i libri.
Ma la cosa che più odiavo in quelle ore era quando sfoderava l’asse di equilibrio; io cadevo sempre e non la finivo mai.
Sarà forse che i libri con l’equilibrio non vanno d’accordo?
Sarà forse perché la fantasia non calza bene con un’asse di legno retta e senza sfumature?
Eppure mia sorella ci riusciva bene, nell’asse. Lei diceva che quando saliva pensava agli affari suoi, e senza accorgersene era già in fondo, più veloce di un gatto sul davanzale di una finestra.
Io, se pensavo agli affari miei, invece di durare tre passi ne duravo mezzo.
Ecco perché non mi è mai piaciuta: perché non c’era spazio per la fantasia.
E un’altra materia che non mi è mai piaciuta è stata la matematica: come fare a vedere in quell’alternarsi convulso di lettere numeri simboli e disastri logici, un barlume di senso? Uno spiraglio che lasciasse entrare una particella luminosa di fantasia? Io in quelle lettere vedevo la sconfitta inferta alla mia voglia di esplorare nuovi mondi. E se anche la fisica era così, non avrei mai potuto fare nemmeno l’astronauta, nemmeno per sogno, perché avrei visto comparire formule e equazioni anche lì, nel tumulo protetto della mia nave astrale…
Jupiter and the Galilean moons (Photo credit: glyn_nelson)
La storia invece mi lasciava inventare di essere un guerriero unno o vandalo (e di sublimare le mie crisi isteriche di panico e di odio verso il mondo in combattimenti oscuri e all’ultimo sangue) o un soldato romano o un papa del medioevo; o Giovanna d’Arco prima che finisse sul rogo. L’arte mi faceva immaginare paesaggi e guglie su cui salire, cattedrali gotiche da disegnare, storie di pittori e scultori che giravano per i feudi a creare l’occidente…
La geografia mi lasciava viaggiare ovunque, e salvare popoli stranieri e sottomessi…
Ma la letteratura era il più. Io l’ mi sentivo a casa, con il tepore di una storia addosso, tutta da vivere e da raccontare…
Mi stropicciavo gli occhi sotto le coperte, con la pila come uno scout in tenda di notte, ma non mollavo; lei era sempre con me.
Books (Photo credit: henry…)
E una volta, inventando le mie storie, ho persino sconfitto un’asse di equilibrio.
Io, che di equilibrio non ne ho, vivo nel mio caos di storie immaginarie, e non cambierei questo magma in cui sono immersa con nient’altro al mondo.
Non portatemi via!