L’Università di Napoli – foto dal web
Post lievemente polemico
Miei cari,
avrete sentito parlare – se siete napoletani sicuramente – della vicenda della ragazza stuprata nei pressi dell’Università di Napoli. Lei, una studentessa di Beni Culturali di 23 anni, aveva raccontato d’esser stata violentata da un barbone, il tutto in centro (Napoli è una di quelle città in cui molte facoltà si trovano ancora al centro storico), durante il giorno, presumibilmente tra l’indifferenza – assai strana – dei tanti passanti della zona. Viene fuori oggi che in realtà è tutto finto, cioé questa signorina ha inventato tutto per non dire ai genitori che non riusciva a laurearsi.
Questa storia mi ha fatto riflettere molto. Anche io ho studiato Beni Culturali (discipline storico-artistiche, siamo lì) proprio alla Federico II di Napoli. Anche io ho avuto tantissime difficoltà con i miei genitori, il che non è un mistero perché ne ho parlato anche qui, naturalmente io come tanti, perché è una cosa normalissima avere problemi a scuola o all’università. Sono la prima a dire che non è sempre facile parlare di queste difficoltà coi nostri genitori perché spesso non ci sentiamo compresi da loro e altrettanto spesso, loro effettivamente non ci capiscono, vuoi per un modo, vuoi per un altro.
Quando io andavo all’Università mi sentivo continuamente dire da mia madre che lei s’era laureata a soli 22 anni e che subito era entrata nel mondo del lavoro, perché lei era brava, bella e buona (non sto scherzando), perciò immaginatevi se non posso capire una situazione del genere. Sentendomi continuamente sotto pressione, mi è capitato più d’una volta di non dire a mia madre di un brutto voto, un esame non superato ma poi lei mi ha sempre scoperta ed io mi sono sempre pentita di non aver detto tutto prima, benché lei il più delle volte mi abbia dato addosso più che dirmi “va bene, pazienza”. Mia madre a parte, conosco tantissime persone che sono o si considerano molto intelligenti e hanno avuto la fortuna di non avere intoppi gravi nel loro percorso di studi, dunque non ci provano neppure a mettersi nei panni altrui e a provare a comprendere le loro difficoltà.
Ma per quanto una cosa sia complicata, ci faccia soffrire, trovo una follia inventarsi una cosa del genere, accusare un povero disgraziato di un reato come lo stupro, che non è esattamente come rubare un pacchetto di gomme. Ora questa ragazza con che cuore si guarderà allo specchio? Come penserà che i genitori la capiranno, le daranno fiducia, dopo che ha sparato questa balla spaziale? Sono davvero perplessa.
Avevate sentito di questa storia? Vi è mai capitato di tacere ai vostri genitori qualcosa della vostra carriera scolastica?