
di Francesco Filini
Nell’era della grande Depressione nostrana, molto più disastrosa e pericolosa di quella del 1929, imperversano teorie e ipotesi di qualsiasi salsa sul sistema monetario. E’ evidente che l’€uro è stato un fallimento, non serve ricordare la tragedia greca o l’esproprio cipriota per arrivare a capirlo: tutta l’Eurozona è in crisi nera, e noi la stiamo vivendo sulla nostra pelle. Inevitabilmente, dopo anni di malainformazione, si arriva ad identificare nel sistema bancario e finanziario il fulcro del problema. Qualcuno ci ha messo un pochino, ma alla fine la storiella della cattiva gestione della cosa pubblica (cosa verissima e da combattere) come causa di tutti i mali non sembra più reggere: i ladri di

polli (politici, sindacalisti, dirigenti della PA e pidocchi di simil fattura) non riescono più a coprire i veri ladri che si nascondono dietro il sistema finanziario internazionale. Lo dicono i numeri: di fronte ai “milioncini” intascati dagli specchietti per le allodole di cui sopra, stanno i miliardi dello scandalo MPS, piccola punta del grande iceberg contro cui la Titanic-a Unione Europea sta andando a sfracellarsi.
Per dirla con le parole di Ezra Pound, la gente comincia a capire che se il piatto piange non è colpa del cameriere ma del padrone del ristorante, che oggi vuole essere pagato anche se fa portare piatti vuoti.
Tra le ricette che le simple minds che cianciano d’economia nei giornali e nelle tv, ritorna in auge il caro e vecchio Quantitative easing, ovvero il pompaggio indiscriminato di moneta fresca di stampa che va ad iperinflazionare il sistema. Il caso della Banca Centrale Giapponese sta contagiando sempre più persone, come se la Repubblica di Weimar non avesse già fatto scuola il secolo scorso, come se

la BCE mette a disposizione delle banche europee 1000 MLD (al tasso dello 0,75%), le

Una soluzione quindi sarebbe quella di adeguarsi al sistema delle Banche Centrali di tutto il mondo per stampare moneta direttamente, con gli effetti già descritti sopra.
L’altra soluzione che si propone, sostanzialmente identica dal punto di vista sistemico, è quella di uscire dal cappio dell’€uro per tornare alla cara e vecchia lira, con la Banca d’Italia che stampa e lo Stato italiano che si indebita. Con conseguenze inimmaginabili: svalutazione galoppante del nostro potere d’acquisto, iperinflazione e un tasso di cambio a dir poco svantaggioso. Certo, non è che rimanendo dentro l’€urosistema le cose migliorino, ma possibile che non ci sia nessuna soluzione che non preveda una catastrofe? Possibile che gli economisti (per mancanza di prove) che frequentano i salotti televisivi non abbiano nessun’altra soluzione?
Eh no signori miei, continuate a girare attorno al problema che si chiama debito.

Quindi l’unica vera soluzione non è quella di tornare alla Lira (c’è chi pensa che così si torni alla sovranità monetaria!) con una Banca che finanzia direttamente il debito, e non è quella di trasformare la BCE in una Federal Reserve, ma è quella di attribuire la proprietà della moneta, nell’atto della sua emissione, a chi gli spetta: ai cittadini. La commissione europea, per bocca di Olli Rehn, ha già ammesso che c’è un buco legislativo sulla proprietà dell’euro, non rimane che colmare questo buco giuridico con una legge, come quella presentata nel 1997 da alcuni senatori italiani, ma che il Senato non ha nemmeno mai discusso.
La soluzione è a portata di mano, basta solo far comprendere che fino ad oggi ci hanno indebitato con i soldi nostri. E dobbiamo riprenderceli.
Twitter @francescofilini






