Ci ho pensato veramente tanto se scrivere questo post.
Alla fine mi son decisa, perché come per tante altre cose, via il dente via il dolore.
Giovedì scorso è finalmente uscito il film di 50 sfumature di grigio. Dico finalmente perché magari ora finirà tutto quel tam tam mediatico attorno a questo obbrobrio.
All’epoca lessi il libro (i libri, visto che di trilogia trattasi) perché, pur convinta fosse un’emerita cretinata, non volevo giudicare senza conoscere.
E me ne sono pentita amaramente.
Sono scritti male, non per la storia, o per le pratiche sadomaso, ché in camera da letto ognuno fa quel che gli pare, quanto proprio per lo stile (ahahahahahah) e per la scelta dei vocaboli (ahahahahahah). Possiamo anche dar la colpa ai traduttori, ma prendendo la versione originale, nulla cambia: assenza completa di sinonimi, incapacità di descrivere situazioni, persone e paesaggi senza farli sembrare liste delle spese, continue ripetizioni di termini in capo a poche righe e utilizzo di termini poco… consoni (se scrivi un libro erotico, non puoi chiamare gli organi genitali femminili lì).
Peggio ancora è il messaggio che veicolano tali libercoli. Christian Grey è un uomo con gusti particolari, ma è soprattutto un maniaco del controllo, che manipola per ottenere quel che vuole, e che scopre in Anastasia Steele una persona da manipolare alla meglio. La valuta, la circuisce e le fa dire sempre sì, anche se lei si sente oppressa, anche se è inesperta di relazioni sessuali e ancor più di relazioni sentimentali.
Tutti i personaggi che E. L. James decide di far muovere sulla sua scena sono piatti, senza spessore, senza un minimo di introspezione, ma sono belli se buoni, brutti se cattivi. E basta.
E anche le tanto famose scene di sesso sadomaso, non esistono. E quando potrebbe sviluppare bene un argomento o un pezzo della trama, niente, cambia idea e supera quell’ostacolo semplicemente non parlandone.
Allora, perché ho visto il film? Perché dovevo chiudere un cerchio. Mettere una pietra sopra. E perché ero curiosa di vedere se avrebbero potuto migliorarlo, c’era così poco da fare.
E invece niente. Buchi di trama, presenti nei libri, si ripresentano nel film, che sembra semplicemente un’accozzaglia di scene a caso.
Dakota Johnson, alla fin fine non è neanche tanto male, ma le battute, le stesse del libro, pronunciate ad alta voce assumono un lato comico, che non sarebbe neanche male se fosse stato ben gestito.
Jamie Dornan, il conte di Fersen nella Marie Antoinette della Coppola e il Cacciatore in C’era una volta, è monoespressivo. Per cui fa perdere “carisma” al protagonista, che già non era positivo, ma nella pellicola diviene addirittura più viscido e più piatto che nel libro.
Con la visione di questo film mi dichiaro fuori dal giro, non vedrò i sequel (i miei neuroni non sopravvivrebbero).
Volevo solo dire che NO, io non lo voglio un Christian Grey, non voglio un uomo che mi controlla, che decide della mia vita, chi devo frequentare, chi no, chi devo chiamare, che macchina devo guidare. Non lo voglio neanche se mi regala la suddetta macchina, un mac, un ipod, un ipad, un cellulare, una casa.
Preferisco la mia libertà, a uno stalker che passa per romantico.
E volevo solo far notare, a coloro le quali lo vorrebbero, che è uno stalker manipolatore. Che nella vita vera si traduce in un uomo che, nella migliore delle ipotesi, mollate dopo esserne state distrutte psicologicamente (e a volte fisicamente), nella peggiore vi molla lui, morte in un fosso.
E la prossima volta che avrò la sensazione di una min*hiata editoriale, lascerò che pensino che sono una lettrice snob, che giudico senza conoscere, ma non leggerò mai più una boiata simile.
Grazie.