Prosegue l’iniziativa La mia notizia del giorno una rassegna sul mondo dei quotidiani promossa da Corsi Corsari e organizzata presso il Museo Diocesano di Milano. In queste occasioni è possibile leggere insieme ai protagonisti del mondo della carta stampata gli articoli più importanti su fatti d’interesse generale.
Ieri è toccato a Ranieri Polese analizzare la notizia del giorno. Il giornalista ha lavorato sin dal 1989 al Corriere della Sera, dove è stato caporedattore per le pagine culturali. Continua a collaborare con il Corriere per i temi che sono sempre stati a lui cari: cinema, letteratura, cultura in tutte le sue forme.
L’articolo da cui ha preso spunto per parlare della condizione del libro in Italia è stato Leggere è un’arte di Dario Fo pubblicato domenica scorsa su LaLettura (inserto dalla testata di via Solferino). Ha affermato che cultura è una bella parola ma comprende molti aspetti. Ha aperto così una discussione sui libri ed in particolare riguardo la campagna promossa dall’Associazione italiana editori. Ovvero di portare l’IVA al 4% per gli ebook che invece è al 22%. In questo momento di grandi perdite per il mondo editoriale messo in ginocchio da vari fattori, l’unico settore in cui si sta muovendo qualcosa è proprio quello dei libri digitali. Questo sarà un tema che verrà affrontato anche nella manifestazione Book City che ricordiamo si svolgerà a Milano dal 13 al 16 di novembre. Come vanno gli affari delle librerie? Male. I lettori sono sempre di meno. Il problema è grave ed ha inciso pesantemente sulle vendite. Nel 2013 il giro di volumi venduti è sceso sotto i 3 miliardi di euro. Meno del 18% rispetto al 2010. “Forse bisogna domandarsi quali siano gli italiani che leggono” si domanda Polese. Secondo le statistiche citate dal giornalista solo 43 italiani su 100 leggono almeno un libro all’anno. Stiamo parlando di un libro che in molti casi rappresenta un titolo di bassa qualità. Un lettore forte ne legge almeno 10. Per quanto riguarda i giovani la diminuzione si aggira intorno all’8%. Inoltre c’è un calo del 4% tra le donne che da sempre rappresentano la parte della popolazione che legge di più. Pessimi anche i dati di vendita della carta stampata: è come se ci fosse una sorta di rifiuto alla lettura . Tra il 2013 e il 2014 il lettore si è orientato verso la lettura digitale senza abbandonare del tutto la carta. Le persone non comprano libri ma numerose accorrono agli eventi letterari. In questi dieci anni sono nati molti festival legati al mondo dell’editoria. Si pensi a quelli più famosi come il Festival Letteratura di Mantova, Festival della mente di Sarzana, Pordenone legge e altri ancora. Un grande successo di partecipazione si coniuga con un insuccesso di vendite. “Ma coloro che organizzano questi eventi dovrebbero chiedere al loro pubblico per quale motivo non si comprino più libri e sensibilizzarli all’acquisto” chiosa il giornalista del Corriere della Sera. Come mai di fronte al successo della formula non c’è affezione per il libro e la lettura? Nessuno ha la risposta al quesito e nemmeno la spiegazione per risolverlo. Abbassare l’IVA al 4% significa affermare da parte degli editori che un libro resta pur sempre un libro nonostante il supporto e invogliare i lettori ad acquistare titoli digitali garantendo un prezzo adeguato. Che sia l’edizione cartacea o digitale non fa differenza se poi il contenuto è lo stesso. Nelle prossime settimane il Ministro della Cultura Dario Franceschini tenterà di trovare una via d’intesa per eliminare questa ingiustizia prendendo forte posizione in sede europea. Nel frattempo la Francia ha già abbattuto l’IVA sugli ebook senza il permesso da parte dell’Europa. Gli editori sono stati travolti da questa crisi e sembra che nessuno sappia cosa fare. Il libro conta un calo impressionante e costante ed il sapere trasmesso dall’editoria libraria e dalla carta stampata è fondamentale per la cultura e la crescita di un Paese: non si può rimanere inerti. “L’Italia sconta una congiuntura storica di base strutturale: siamo passati nel giro di poco tempo dall’analfabetismo al consumo della televisione senza passare dal libro”. Qualcuno dice che a differenza di altri Paesi, la nostra televisione parla poco di libri. Ci sono state alcune trasmissioni che ne parlavano ma sono risultate troppo ampollose addirittura noiose e sono state soppresse. Le varie apparizioni per pubblicizzare un libro non promuovono la lettura ma accontentano solo i fan. Acuta l’osservazione di Polese: “Spesso nelle varie fiction non si parla mai di libri, di letture. Anche in Montalbano che è una serie tv basata sui romanzi di Camilleri si parla poco di letteratura”. È chiaro che le colpe sono da attribuire non solo alla politica, all’editoria e alla scuola ma forse anche ai media che negli ultimi anni non hanno raccontato i libri e non sono riusciti a far breccia nel cuore dei potenziali lettori. “Dobbiamo avvicinare i lettori, scrivendo di libri, facendo trasmissioni sui libri affinché leggere ridiventi un’abitudine”. Questa la proposta di Ranieri Polese.
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