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Non si può votare per amore o odio, e basta col refrain del bene comune

Creato il 11 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Smascheriamo con don Pizzarro il nuovo politichese del “bene dell’Italia” e del voto per amore o odio dell’avversario. Quanta retorica dannosa agli elettori! E quando scoccherà il dies irae in cui solo persone preparate professionalmente entreranno in Parlamento? Mai? Ecco lo sferzante don Pizzarro:

“… per il bene e nell’interesse del Paese”. Dalla bocca di chi l’avete sentita più spesso? E “prima di tutto c’è il bene dell’Italia”? Esce di solito dalla stessa di prima.

Gli occhi sono lo specchio dell'anima

Gli occhi sono lo specchio dell’anima

“Non pensiamo agli interessi di bottega, ma al bene collettivo”. Quindi anche al mio, tuo, suo, in teoria. Idem. Capisco che – come diceva un tale – ciò che più spaventa degli uomini politici non è quello che dicono bensì ciò che non dicono, ma non se ne può più di questo refrain buono per tutte le stagioni, tutte le situazioni, tutti i momenti. Per di più un ritornello falso e purtroppo destinato a fare da colonna sonora alle prossime settimane pre-elettorali. Capisco (ma, beninteso, se comprendo non giustifico) anche che – in alcune fasi politiche, il bene collettivo possa essere momentaneamente subordinato a calcoli (non li chiamerei giochi perché sa troppo di pastetta) di palazzo. Calcoli, già: per la creazione di alleanze, per la formazione delle liste…
Ma il politico che sostiene a ogni piè sospinto di fare quella cosa “nell’interesse del Paese” non si può proprio più sentire.
Quando poi, superandosi, parla di “esclusivo” interesse del Paese, allora significa che sta partorendo qualcosa di veramente terribile. Berlusconi, che è tra quelli che utilizza più spesso, per far presa, simili espressioni, motivò
così un anno fa le sue dimissioni: “Lascio il governo per senso di responsabilità e per amore del mio Paese”. Amore per il mio paese, disse. Al di là della sincerità o meno nel manifestare amore per il proprio Paese, che ogni
individuo naturalmente può esprimere in tutte le forme che preferisce, ciò che vorrei sottolineare è come – a mio parere – in politica non dovrebbe esservi spazio né per l’amore, né – specularmente – per l’odio. Provo a spiegarmi,
sperando di non essere frainteso.
Il privato cittadino può amare il suo Paese, l’uomo politico, un buon politico, naturalmente (che forse è il politico ideale), dovrebbe fare ciò che è meglio per esso. Al di là di ogni considerazione sul concetto di amore. Un sentimento che infatti potrebbe condizionarlo negativamente, costringendolo a decisioni controproducenti che, con una valutazione più fredda e distaccata, più responsabile, non avrebbe mai
preso. Mutatis mutandis lo stesso vale, e forse in maniera maggiore, all’inverso, nel rapporto elettore-politico. Anche se a volte è difficile fare analisi scevre da condizionamenti di carattere emotivo (nel bene o nel male,
s’intende), un cittadino dovrebbe ‘astenersi’ dall’amare o dall’odiare un uomo politico. Pena la perdita di obiettività nella valutazione. Obiettività, non oggettività: è naturale, infatti, che un personaggio politico può andare bene a qualcuno e non piacere a qualcun altro.
L’importante è che lo si possa valutare, giudicare e magari votare con la massima libertà e il massimo
distacco sul piano emozionale. Capisco che dopo vent’anni di berlusconismo è un discorso che potrebbe (ma non dovrebbe) lasciare il tempo che trova, ma un uomo politico va scelto non sulla base dei parametri di amore e odio, bensì sulla scorta di una valutazione, sì soggettiva, sulla sua capacità di perseguire al meglio i miei interessi, quelli della mia categoria, in senso lato del mio Paese. Mentre con l’arrivo di Berlusconi, e finora solo con lui, al netto di qualsiasi considerazione sulla sua persona, la dialettica politica purtroppo si
è polarizzata attorno alla concezione dell’amore contrapposta a quella dell’odio. Come a dire: se mi ami sei con me, altrimenti sei contro di me. E se mi ami, questo è il messaggio peggiore tra quelli passati, votami.

Don Pizzarro


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