Ho letto in rete un’accorata difesa dell’indifendibile Sgarbi e una singolare interpretazione delle due manifestazioni di sabato scorso. Le riporto perché possono servire ad illustrare bene certe idiosincrasie nostrane. Faccio poi seguire un breve commento punto per punto.
Non mi trovo d’accordo con questa alzata di scudi contro Sgarbi e quello che si è permesso di dire. Non mi trovo d’accordo con la definizione di fascisti data nella sua accezzione [sic] negativa a tutti quei ragazzi che sabato sono venuti per manifestare la loro solidarietà al gruppo linguistico italiano. Se qualcuni di Voi avesse partecipato alla manifestazione avrebbe notato la grande pacatezza nei contenuti, nei modi e nella sostanza della manifestazione. Tutti avrebbe dovuto defire [sic] le due manifestazioni una comunista e l’altra anticomuista [sic] ma forse questo non sarebbe andato a genio a tutti quei comunisti ben bensanti [sic] dei giornali e non solo! E’ più facile definire manifestazione fascista ed antifascista peccato che fasci, svastiche o saluti romani non se ne siano visti mentre pugni chiusi e volti coperti dall’altra parte sì! Per Sgarbi, è una persona di una cultura fuori dalla norma: lo stesso D’Annunzio è sempre stato mal visto dal regime per le sue idee forti e controcorrente. Per Sgarbi è lo stesso, bisogna interpretarlo e il suo sfogo, come al solito, è stato preso alla lettera: come cercare di leggere la Divina Commedia solo facendo le parafrasi: molto, molto limitante. Grazie dello spazio concessomi.
1. L’autore si dice in disaccordo rispetto a un’accezione (mi permetto di scrivere correttamente la parola) negativa del termine “fascisti”. Segno che lui ne conosce anche una positiva. Sarebbe interessante sapere qual’è.
2. L’autore dice che quei ragazzi sono venuti per dimostrare solidarietà al gruppo linguistico italiano. Eppure la manifestazione non era intonata alla solidarietà per il gruppo linguistico italiano, bensì per protestare contro il progetto di storicizzare e/o musealizzare alcuni reperti monumentali risalenti all’epoca fascista. Se ne deve davvero dedurre che il gruppo linguistico italiano sia rappresentato da quei reperti fascisti? Da appartenente al gruppo linguistico italiano respingo con tutte le mie forze una simile identificazione.
3. Grande pacatezza nei contenuti, nei modi, nella sostanza. Sorvoliamo sui modi (non è accaduto niente, non ci sono state scene di “cinghia mattanza”, quindi possiamo certificarne la relativa “pacatezza”). Vogliamo però parlare dei contenuti e della sostanza? I manifesti parlavano di una “Bolzano italiana”. Considerando che Bolzano è il capoluogo (plurilingue) di una provincia (plurilingue), il messaggio è tutt’altro che pacato (“non mi parlare nella lingua che non parlo”, questo il messaggio, come scandisce bene il cantante del pezzo presentato nel video qui sopra). Idem la sostanza: affermare l’appartenenza nazionale (e in virtù dei monumenti difesi: nazionalistica) di una città che è stata vittima del nazionalismo fascista e nazista al massimo livello. Alla faccia della pacatezza, insomma.
4. Tutti avrebbero dovuto definire le manifestazioni una comunista e l’altra anticomunista. Interessante rovesciamento: la manifestazione dei fascisti (fascisti nell’accezione positiva immaginata qui dall’estensore delle righe che stiamo discutendo) sarebbe dunque in realtà una contromanifestazione anticomunista, mentre quella indetta dagli antifascisti in risposta alla prima finisce per diventare una manifestazione… comunista! La disonestà intellettuale può spingersi fino a questi livelli? Ebbene sì.
5. I comunisti benpensanti dei giornali. Stranissimo che i comunisti (nell’accezione – unica – negativa fatta valere dal nostro: praticamente dei criminali) all’improvviso divengano “benpensanti” non appena si mettono a scrivere sui giornali.
6. “Peccato che fasci, svastiche o saluti romani non se ne siano visti mentre pugni chiusi e volti coperti dall’altra parte sì”. A dir la verità “fasci” se ne sono visti, in quanto la manifestazione dei “fascisti nell’accezione positiva del termine” è partita da Piazza Vittoria, al centro della quale troneggia un Monumento retto da colonne in forma di fasci littori alte 12 metri. Ma evidentemente quelli non contano. Dall’altra parte – io ero presente – non ho invece visto alcun pugno chiuso (e se anche ci fosse stato non vedo il problema, visto che in Italia non esiste alcuna legislazione che lo vieta come non esiste alcuna norma atta a sanzionare il comunismo). Quelli a volto coperto invece c’erano (in testa al corteo) e la copertura è stata messa in occasione del lancio di alcuni fumogeni. Una roba insomma che si vede in qualunque stadio italiano ogni sabato e domenica.
7. Sgarbi e la sua cultura fuori dalla norma. Certo, dipende cosa s’intende per “norma”. Se una persona è priva di cultura, come sembra nel caso dell’autore in questione, anche Sgarbi può suscitare in lui molta impressione.
8. D’Annunzio. Eccon subito la conferma. L’accostamento tra Sgarbi e D’Annunzio è in effetti molto frequente tra chi non spicca per elevata cultura.
9. Interpretiamo il suo sfogo, non prendiamolo alla lettera. Certo. Sgarbi ha detto: “Gli italiani dell’Alto Adige sono come gli ebrei sotto il nazismo”. Qui bisogna interpretare il linguaggio dantesco del nostro Sgarbi-D’Annunzio. Dobbiamo distinguere i livelli. Avremo così quello letterale, quello allegorico, quello morale e quello anagogico. Ma forse ce n’è anche un quinto. Vale a dire il livello deprimente generalmente toccato da un provocatore avvezzo a urlare più che a ragionare. E guarda caso è il livello che hanno capito tutti benissimo senza adottare particolari strumenti ermeneutici.