1243 case per le quali non versava un cent. La signora Angiola Armellini, erede di una prestigiosa famiglia di palazzinari romani, mogia mogia quatta quatta, aveva intestato il suo patrimonio immobiliare a società fantasma con sedi in mezzo mondo ma non in Italia. L'ammontare dell'evasione fiscale della suddetta “signora” è pari a 5 miliardi di euro, una mezza legge di stabilità. Sono usciti i dati della Guardia di Finanza sull'attività 2013. Ebbene, l'Italia è ancora il paese europeo nel quale si evade di più: 60 miliardi, quasi 10 leggi di stabilità. Completano i dati della GdF, altri numeri: gli evasori totali sono 8mila; 15 miliardi di redditi non dichiarati sul fronte internazionale; 5 miliardi di Iva non versata e, dulcis in fundo, 27mila lavoratori irregolari, tradotto, in nero. Quello dell'evasione fiscale italiana è uno scenario da guerra, e se si aggiungesse il fatturato della criminalità organizzata, saremmo in grado di pagare il nostro debito pubblico in un'unica soluzione, e fanculo i tecnocrati di Bruxelles e di Strasburgo. Ma perché si evade così tanto? Perché continuiamo a considerare le tasse balzelli inutili mentre rappresentano la ricchezza vera di una nazione? Perché, insomma, ci incazziamo se non ci sono asili nido, scuole a norma, infrastrutture, una sanità che ci cura invece di ammazzarci, una tutela seria del patrimonio culturale e dell'ambiente se poi non paghiamo quanto previsto dal nostro reddito? Forse perché non siamo sicuri che se tutti pagassero le tasse ne pagheremmo di meno? Forse perché indignati delle mazzette e del malaffare politico? Forse perché siamo stanchi degli sprechi e dei soldi pubblici spesi a cazzo di cane? Macché, il problema sta tutto nel fatto che siamo un popolo di inguaribili (a volte inguardabili) bastian contrari. Diciamo no anche se avremmo voluto dire sì, solo perché dire no ci viene di un facile della madonna. E, anche se non siamo affatto convinti di dirlo, ci affascina il suono che procura quella sillaba passandoci fra le labbra. Abbiamo conosciuto individui che del dire “no” ne hanno fatto una ragione di vita, salvo ritrovarsi con un pugno di mosche in mano a rimpiangere un “sì” che avrebbe rimediato a situazioni irrimediabili. Così, se LettaLetta dice: “Italiani pagate le tasse”, al di là della scarsa credibilità di cui gode, la voglia di rispondere “no”, puntando i piedi e arricciando il naso, è superiore a qualsiasi soglia di buon senso. Grillo è uno che dice “no” a prescindere, prima ancora che la domanda gli venga posta, e come lui la pensano quelle migliaia di italiani chiamati evasori totali: “Perché non paghi le tasse?”, “Perché no, porca puttana, e che cazzo!”, come dicono frignando i bambini stupidi. E proprio come il Pierfy (Casini), che torna all'onore delle cronache per la dichiarazione d'amore che ha fatto ieri a Silvio Berlusconi, reuccio suo da sempre. Casini, democristiano di lungo corso, si è fatto quattro conti. Se la soglia di sbarramento per entrare nell'unica Camera che resterà sarà fissata al 5 per cento, sa che dovrà dire addio al suo scranno di Montecitorio. Non avendo né arte né parte, non saprebbe cosa fare e, quindi, ecco giustificato il ritorno di fiamma silviesco. Il fatto è che se l'Italicum dovesse rimanere così come è stato depositato, con Forza Italia andrebbero anche la Lega e i Popolari di Mario Mauro, con Fratelli d'Italia e il Nuovo Centro Destra, le chance di portare a casa un governo di semi-sinistra da parte di Matteo Renzi, sarebbero zero. Altri venti anni di destra xenofoba, omofoba, razzista e sfascista, per favore no! Però. C'è un però. Il ragionamento che abbiamo fatto noi dovrebbe averlo fatto anche il Sindaco che, in fatto di politica, è sicuramente (vista la scuola) più preparato di noi. E se continua ad andare avanti sulla stessa strada, le questioni sono due: o è un furbo di quattro cotte e sa cosa sta facendo o è la brutta copia di Fonzie: “ehi”!
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Non siamo evasori fiscali, solo bastian contrari inveterati. Il ritorno a casa di Casini, e Silvio esulta
Creato il 23 gennaio 2014 da Massimoconsorti @massimoconsorti
1243 case per le quali non versava un cent. La signora Angiola Armellini, erede di una prestigiosa famiglia di palazzinari romani, mogia mogia quatta quatta, aveva intestato il suo patrimonio immobiliare a società fantasma con sedi in mezzo mondo ma non in Italia. L'ammontare dell'evasione fiscale della suddetta “signora” è pari a 5 miliardi di euro, una mezza legge di stabilità. Sono usciti i dati della Guardia di Finanza sull'attività 2013. Ebbene, l'Italia è ancora il paese europeo nel quale si evade di più: 60 miliardi, quasi 10 leggi di stabilità. Completano i dati della GdF, altri numeri: gli evasori totali sono 8mila; 15 miliardi di redditi non dichiarati sul fronte internazionale; 5 miliardi di Iva non versata e, dulcis in fundo, 27mila lavoratori irregolari, tradotto, in nero. Quello dell'evasione fiscale italiana è uno scenario da guerra, e se si aggiungesse il fatturato della criminalità organizzata, saremmo in grado di pagare il nostro debito pubblico in un'unica soluzione, e fanculo i tecnocrati di Bruxelles e di Strasburgo. Ma perché si evade così tanto? Perché continuiamo a considerare le tasse balzelli inutili mentre rappresentano la ricchezza vera di una nazione? Perché, insomma, ci incazziamo se non ci sono asili nido, scuole a norma, infrastrutture, una sanità che ci cura invece di ammazzarci, una tutela seria del patrimonio culturale e dell'ambiente se poi non paghiamo quanto previsto dal nostro reddito? Forse perché non siamo sicuri che se tutti pagassero le tasse ne pagheremmo di meno? Forse perché indignati delle mazzette e del malaffare politico? Forse perché siamo stanchi degli sprechi e dei soldi pubblici spesi a cazzo di cane? Macché, il problema sta tutto nel fatto che siamo un popolo di inguaribili (a volte inguardabili) bastian contrari. Diciamo no anche se avremmo voluto dire sì, solo perché dire no ci viene di un facile della madonna. E, anche se non siamo affatto convinti di dirlo, ci affascina il suono che procura quella sillaba passandoci fra le labbra. Abbiamo conosciuto individui che del dire “no” ne hanno fatto una ragione di vita, salvo ritrovarsi con un pugno di mosche in mano a rimpiangere un “sì” che avrebbe rimediato a situazioni irrimediabili. Così, se LettaLetta dice: “Italiani pagate le tasse”, al di là della scarsa credibilità di cui gode, la voglia di rispondere “no”, puntando i piedi e arricciando il naso, è superiore a qualsiasi soglia di buon senso. Grillo è uno che dice “no” a prescindere, prima ancora che la domanda gli venga posta, e come lui la pensano quelle migliaia di italiani chiamati evasori totali: “Perché non paghi le tasse?”, “Perché no, porca puttana, e che cazzo!”, come dicono frignando i bambini stupidi. E proprio come il Pierfy (Casini), che torna all'onore delle cronache per la dichiarazione d'amore che ha fatto ieri a Silvio Berlusconi, reuccio suo da sempre. Casini, democristiano di lungo corso, si è fatto quattro conti. Se la soglia di sbarramento per entrare nell'unica Camera che resterà sarà fissata al 5 per cento, sa che dovrà dire addio al suo scranno di Montecitorio. Non avendo né arte né parte, non saprebbe cosa fare e, quindi, ecco giustificato il ritorno di fiamma silviesco. Il fatto è che se l'Italicum dovesse rimanere così come è stato depositato, con Forza Italia andrebbero anche la Lega e i Popolari di Mario Mauro, con Fratelli d'Italia e il Nuovo Centro Destra, le chance di portare a casa un governo di semi-sinistra da parte di Matteo Renzi, sarebbero zero. Altri venti anni di destra xenofoba, omofoba, razzista e sfascista, per favore no! Però. C'è un però. Il ragionamento che abbiamo fatto noi dovrebbe averlo fatto anche il Sindaco che, in fatto di politica, è sicuramente (vista la scuola) più preparato di noi. E se continua ad andare avanti sulla stessa strada, le questioni sono due: o è un furbo di quattro cotte e sa cosa sta facendo o è la brutta copia di Fonzie: “ehi”!
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