Magazine Diario personale
Una canzone può essere in grado di farti venire i brividi, di farti piangere dalla rabbia, di farti stringere i pugni fino a farti male.
La disillusione di una generazione in 4 minuti scovati per caso.
Non siete Stato voi che parlate di libertà come si parla di una notte brava dentroi lupanari.
Non siete Stato voi che trascinate la nazione dentro il buio ma vi divertite a fare i luminari.
Non siete Stato voi che siete uomini di polso forse perché circondati da una manica di idioti.
Non siete Stato voi che sventolate il tricolore come in curva e tanto basta per sentirvi patrioti.
Non siete Stato voi né il vostro Parlamento di idolatri pronti a tutto per ricevere un'udienza.
Non siete Stato voi che comprate voti con la propaganda ma non ne pagate mai la conseguenza.
Non siete Stato voi che stringete tra le dita il rosario dei sondaggi sperando che vi rinfranchi.
Non siete Stato voi che risolvete il dramma dei disoccupati andando nei salotti a fare i saltimbanchi.
Non siete Stato voi.
Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi, uomini boia con la divisa che ammazzate di percosse i detenuti.
Non siete Stato voi con gli anfibi sulle facce disarmate prese a calci come sacchi di rifiuti.
Non siete Stato voi che mandate i vostri figli al fronte come una carogna da una iena che la spolpa.
Non siete Stato voi che rimboccate le bandiere sulle bare per addormentare ogni senso di
colpa.
Non siete Stato voi maledetti forcaioli impreparati, sempre in cerca di un nemico per la lotta.
Non siete Stato voi che brucereste come streghe gli immigrati, salvo venerare quello
nella grotta.
Non siete Stato voi col busto del duce sugli scrittoi e la Costituzione sotto i piedi.
Non siete Stato voi che meritereste d'essere estripati come la malerba dalle vostre sedi.
Non siete Stato voi.
Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi che brindate con il sangue di chi tenta di far luce sulle vostre vite oscure.
Non siete Stato voi che vorreste dare voce a quotidiani di partito, muti come sepolture.
Non siete Stato voi che fate leggi su misura come un paio di mutande a seconda dei genitali.
Non siete Stato voi che trattate chi vi critica come un randagio a cui tagliare le corde vocali.
Non siete Stato voi, servi, che avete noleggiato costumi da sovrani con soldi immeritati, siete
voi confratelli di una loggia che poggia sul valore dei privilegiati,come voi che i mafiosi li chiamate eroi e che il corrotto lo chiamate pio e ciascuno di voi, implicato in ogni sorta di
reato fissa il magistrato e poi giura su Dio: "Non sono stato io".
Ho voluto postare il testo, prima della canzone, perchè si riflettesse sulle parole di questo brano.Sinceramente credo che l'effetto sia enormemente aumentato dalla batteria che fa da sottofondo a tutta la canzone. Sembra il rintocco di un tamburo all'arrivo di un boia. La canzone è di Caparezza. Sinceramente l'ho sempre sottovalutato molto. Dovrei rivederlo e lo farò senz'altro.Urla la rabbia di una generazione senza speranze.Non aggiungo altro.
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