“Vorrei una storia, si. Ma non so scrivere storie“.
Si lamentava da solo il poeta pescatore sulla laguna caramellata.
La sua vecchia canna scricchiolò sinistra da dietro la spalla, e lui temette che fosse spezzata per sempre. La sua amata canna, al cui amo molti anni fà aveva legato il pennino di sale, per catturare le parole nascoste nella sacca d’inchiostro della grande Seppia. Ma la sabbia era divenuta nel tempo come zucchero fino e la sua canna non avrebbe restitito a lungo. Il pennino di salsedine andava corrodendosi nell’acqua dolce, e la Seppia, si diceva fosse fuggita.
Niente inchiostro, niente parole. Camminava solo col suo sconforto, lamentando l’amaro destino del suo scrivere. Calciò col piede dritto un bastincino color cannella deposto dal mare, e questo incise una falce di luna calante sulla sabbia fine.
Il poeta si bloccò.
Col piede solletavo a mezz’aria, guardò attonito quel segno ignoto.
Una brezza lieve scrollò via qualche attimo dubbioso, scompigliandogli i capelli.
Ripose il piede sul passo appena compiuto, e capì.
Sfilò di spalla la canna, slegò il pennino e delicatamente lo nascose nel suo caldo panciotto. Tolse i suoi abiti da pescatore.
Nudo, danzò.
![100_0135 di quel che non so](http://m2.paperblog.com/i/142/1421385/non-so-scrivere-storie-L-kiX3bd.jpeg)
Scrisse una danza di solchi e impronte, che il vento avrebbe limato,
coprendola nel tempo con un sottile strato di zucchero caramellato.
![100_0134 Non so scrivere storie](http://m2.paperblog.com/i/142/1421385/non-so-scrivere-storie-L-eV9yjq.jpeg)