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Quest’anno, e lo dichiaro senza riserve, sto apertamente dalla parte del Grinch. Avete presente di cosa parlo? Il Grinch è un personaggio fantastico creato nel 1957 da Dr. Seuss e fece la sua prima apparizione pubblica nel libro How the Grinch stole Christmas (“Come il Grinch rubò il Natale”). La sua popolarità negli Stati Uniti d’America è pari a quella di Pinocchio in Italia. La sua fama si è diffusa anche da noi grazie all’omonimo film uscito nelle sale cinematografiche dodici anni fa e interpretato dall’attore comico Jim Carrey. Chi ha visto il film ricorderà che il Grinch è una creatura verdognola, pelosa e sgradevole che vive come un eremita sulla cima di un monte e detesta il Natale, tant’è che ruba gli alberi natalizi dei Nonsochì, gli abitanti di Chinonso. Perché il Grinch odia il Natale? Perché non sopporta l’ipocrisia della gente, che passa la maggior parte del proprio tempo in preparativi, acquistando regali, addobbi e alimenti per festeggiare. Il suo fastidio lo porta persino a fulminare le luminarie. In città c’è una sola persona che si preoccupa di lui, è la piccola Cindy-Lou, che come il Grinch si sente a disagio a causa della ritualità del Natale e diventa sua amica. Il film ha un lieto fine; quando i Nonoschi capiscono il vero significato del Natale, anche il Grinch inizia a festeggiarlo. Io preferisco il Grinch prima maniera a quello che si converte a una religiodel Natale la cui liturgia è insopportabile. Sì, preferisco il Grinch che punta il dito sul Natale e lo sconfessa dal momento che è consacrato allo scambio di doni forzati, all’ingordigia, all’ubriachezza, al sentimentalismo più melenso, all’impostura, alla noia e alle false virtù domestiche. La verità è che siamo tutti legati a un Natale che non esiste più e forse non è mai esistito. Un cordone ombelicale fatto di ricordi irrinunciabili e affetti ci vincola ai giorni di Natale della nostra infanzia, quando eravamo puri, ingenui al punto di credere a Babbo Natale, alle renne e alle strenne, e alla bontà del cuore. Ma siamo cresciuti e i tempi sono cambiati. L’umorista inglese Wodehouse profetizzava che “il Natale ci arriverà presto alla gola”. Aveva ragione. Credo che il Natale 2012 abbia provocato in molti italiani qualche conato. Non si è arrivati al punto di vomitare, sia chiaro (questo sfogo è più facile pensando alla miserabile casta dei politici nostrani), tuttavia è come se l’immaginario natalizio provocasse una reazione allergica. Un tempo non era così. Sono diventato un aspirante Grinch lentamente, gradualmente. Non ne posso più di fingermi felice e buono in base al calendario, di essere obbligato a spendere per compiacere i commercianti e l’industria, di salutare un avvento che è svuotato di sacralità e non rispetta le verità storiche. Non sarebbe ora di spiegare ai giovani che Gesù non è nato il 25 dicembre e che questa data fu scelta dai “politici” della Chiesa per sovrapporsi alla principale festività del mitraismo e fagocitarla? E non sarebbe il caso di raccontare ai bambini che il vero eroe del Natale non è l’omone con la barba bianca e la veste rossa ma il povero, scorbutico Grinch? In ogni caso, auguro ai miei lettori Buon Natale. E buona digestione, stomaco permettendo.
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