La prendo da lontano: perché tutti i personaggi del milieu politico o parapolitico dicono che Napolitano non voleva la rielezione? E’ un’ipocrisia così densa che nonnon basta un coltello a tagliarla, ma ci vuole una sega industriale: l’inquilino del Quirinale ha lavorato strenuamente per questo obiettivo, nonostante le mille difficoltà per raggiungerlo, facendosi il garante delle larghe intese e del rigore presso l’Europa. Dunque lo si dice perché sembra brutto squadernare l’attaccamento al potere di un circa nonagenario che forza la Costituzione per essere al centro dei giochi politici e dell’inciucio perenne, sostenuto nel 2010 permettendo a Berlusconi di comprarsi la maggioranza, puntando su Monti e non su elezioni che sarebbero state disastrose per il Cavaliere nel 2011, favorendo in ogni modo anche esplicito l’inciucio e questo governo balneare di Letta dove tutte le tecniche acchiappa citrulli sono state poste in essere per mascherare l’assoluta inconsistenza dell’esecutivo cencellesco, salvo che per Alfano e Saccomanni destinati a garantire rispettivamente Berlusconi e la Bce.
Sembra brutto, ma in effetti lo è, perché Napolitano è ormai il notaio della casta e della sua arroganza nei confronti dell’elettorato, il tappo per la ripresa della politica in questo Paese, il vecchio che assicura il vecchio. Il pilastro che ha sostenuto e aiutato una situazione complessiva che prima ha portato al declino economico del Paese e poi lo ha reso fragilissimo nella crisi. Anzi è bruttissimo perché la soluzione scelta, quella di un governo sostanzialmente di centro destra, un po farisaico, un po’ strumentale e molto cialtrone, viaggia in direzione ostinata e contraria a quella che stanno prendendo le cose in ambito europeo e mondiale: al liberismo e ai suoi fallimenti si va man mano sostituendo una sorta di neo keynesismo che riconosce l’importanza capitale della domanda aggregata e dunque indirettamente dell’intervento pubblico in economia, anche se non entra nella necessaria revisione dei meccanismi di mercato e della sua centralità. Tuttavia queste posizioni che erano rappresentate in Italia dal flebile Fassina de dai giovani turchi nel campo del centrosinistra, ma anche da Brunetta nel campo del centrodestra, sono state completamente eliminate dall’esecutivo. Non soltanto inciucio dunque, ma anche quello sbagliato dunque, anche dal là della assoluta prevalenza del Pdl nella compagine governativa.
Dovevamo avere un esecutivo forte per imporre in un’Europa dove ci si comincia a rendere conto del disastro procurato dalla cecità liberista,una decisa sterzata che non siano solo lievi allentamenti sul debito compensati però da richieste di nuovi massacri di diritti e di ulteriore precarietà, ma abbiamo invece una sorta di governo balneare. Dovevamo avere un esecutivo fortemente rappresentativo per affrontare i problemi posti da un euro ingestibile e da una Germania ossessivamente ferma sul rigore (altrui) e abbiamo invece i tutori dello statu quo monetario come Saccomani e beghine del pensiero unico come Emma Bonino disponibili solo a trattare al ribasso. Dovevamo avere un governo fortemente politico per affrontare i problemi sociali che vanno esplodendo e abbiamo una nullità squittente come Lorenzin alla Sanità e al Welfare il direttore dell’Istat Giovannini, quello che non era riuscito a trovare una media europea per le retribuzioni dei parlamentari e che di fatto è stato il braccio statistico dei massacri.
Insomma siamo riusciti a fare l’esatto contrario di quanto si sarebbe dovuto e questo tra gli alleluia dei media che regolarmente batteranno cassa per i padroni, siano essi Fiat, Sorgenia o Mediobanca. Siamo riusciti a fare un governo democristiano a vent’anni dallo scioglimento di quel partito e con qualche operazione simbolica siamo riusciti a suscitare qualche sperianziella fra quel ceto medio “progressista” che non voleva morire democristiano, ma che evidentemente riesce benissimo a vivere come tale.
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