E' un vecchio blog ma sembra scritto ieri talmente che è attuale:
Cito volentieri – se a qualcuno fosse sfuggito – dal blog di Daniele Luttazzi:
Su Beppe Grillo ho tutta una serie di riserve che riguardano il cosa e il come. Spunti per una riflessione, niente di più: Grillo è ormai un tesoro nazionale come ( fatevi da soli il paragone: è la “democrazia dal basso” ) e a caval donato non si guarda in bocca. Certo non mi auguro che finisca come Benigni, a declamare Dante in braccio a Mastella. ( Il Benigni di vent’anni fa si sarebbe fatto prendere in braccio da Mastella solo per pisciargli addosso. E una volta l’ha fatto! Bei tempi. )
IL COSA
In soldoni, la proposta di legge per cui Grillo ha raccolto 300mila firme mi sembra che faccia acqua da tutte le parti.
Primo, perchè un parlamentare con più di due legislature è una persona la cui esperienza può fare del bene al Paese. Pensiamo a gente del calibro di Berlinguer o di Pertini ( talenti che non ci sono più, ma questo è un problema che non risolvi con una legge, ci vorrebbe il voodoo ). Grillo li manderebbe a casa dopo due legislature, in automatico. Perchè “i politici sono nostri dipendenti.” Le accuse di populismo che gli vengono rivolte sono qui fondatissime, specie quando le rigetta usando non argomenti che entrino nel merito, ma lo sfottò, che è sempre reazionario. ( “Gli intellettuali con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra hanno evocato il qualunquismo, il populismo, la demagogia, uno con la barba ha anche citato, lui può farlo, Aristofane, per spiegare il V-day. “ Non è “uno con la barba”: è il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, filosofo, che ha espresso civilmente il suo parere contrario, argomentando. )
Due, perchè chi è condannato in primo e secondo grado non lo è ancora in modo definitivo. In Italia i gradi di giudizio sono tre. Il problema da risolvere è la lentezza della giustizia. I magistrati devono avere più mezzi, tutto qui. ( “Tutto qui” è ovviamente l’understatement del secolo. )
C, perchè poter esprimere la preferenza per il candidato ha dei pro e dei contro che si bilanciano ( come capita nel modo attuale ). In passato, ad esempio, poter esprimere la preferenza non ha impedito ai partiti di far eleggere chi volevano ( collegi preferenziali eccetera ) . Nè ha impedito alla gente di scegliere, col voto di preferenza, degli autentici filibustieri.
L’illusione alimentata da Grillo è che una legge possa risolvere la pochezza umana. Questa è demagogia.
Ma non è solo il cosa. E’ soprattutto IL COME. Un esempio: dato che Di Pietro ha aderito alla sua iniziativa, Grillo ha detto:-Di Pietro è uno per bene.- Brrrr. Quindi chi non la pensa come Grillo non lo è? Populismo.
- I partiti sono il cancro della democrazia.- dice Grillo, servendosi di una cavolata demagogica che era già classica all’epoca di Guglielmo Giannini. Come quell’altra, secondo cui ” in Italia nulla è cambiato dall’8 settembre del 1943 “. Ma va’ là!
Adesso Grillo esalta la democrazia di internet con la stessa foga con cui dieci anni fa sul palco spaccava un computer con una mazza per opporsi alla nuova schiavitù moderna inventata da Gates. La gente applaudiva estasiata allora, così come applaude estasiata ora. Si applaude l’enfasi.
Il marketing di Grillo ha successo perchè individua un bisogno profondo: quello dell’agire collettivo. Senza la dimensione collettiva, negata oggi dallo Stato e dal mercato, l’individuo resta indifeso, perde i suoi diritti, non può più essere rappresentato, viene manipolato. E’ questo il grido disperato che nessuno ascolta. La soluzione ai problemi sociali, economici e culturali del nostro Paese può essere solo collettiva. A quel punto diventerebbe semplice, anche per Grillo, dire:- Non sono il vostro leader. Pensate col vostro cervello. Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo.
Grande differenza tra questi due personaggi, che infatti si combattono.
Il conflitto con Daniele Luttazzi, che gli ha dedicato lucide pagine di critica e che anni fa si lamentò per una battuta rubata su Papa Woytjla e Parkinson. “Gli telefonai e mi rispose il suo manager. Grillo ripeteva: ‘Dì a Luttazzi che gliele rubo tutte, sono troppo belle’”.
Grillo non ha mai amato il collega (“Va sempre in giro col leggìo?”, chiedeva sarcasticamente nei camerini), che è nel frattempo inciampato in un caso- plagio appena più ingombrante.
Personalmente anche se mi disturba il modo fanatico con cui usa la satira, apprezzo maggiormente la coerenza di Daniele rispetto al bisogno di acclamazione e di protagonismo del secondo, ma in particolar modo quello che ha scritto:
Siete voi il cambiamento, l'unico modo che avete di cambiare una situazione difficile e prendere coscienza delle possibilità e delle alternative ed iniziare a farlo.
Se non cambiate voi, non cambierà mai nulla intorno