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Non sono mai stata la vergine

Creato il 12 dicembre 2014 da Sopravvivereinindia @svivereinindia

Mentre lavoravo a maglia ascoltando la puntata di Desperate Housewife ho ripensato all’articolo della mia amica Roberta. Lei adesso vive a NY è una di quelle expat che tutti invidiano perché può far finta di essere una figa che vive in un posto figo e naturalmente ha la possibilità di vivere vicino a gente che non scambia il marciapiede per un cesso pubblico. Gesù ci insegna che ognuno ha ciò che si merita quindi mi sa che nella vita passata io devo essere stata proprio una stronza.

Io e Roberta eravamo assieme quando un cuoco guardandoci ci disse: “io fascio questo jesto, questo jesto e tada JENIALLLLL”. Eravamo assieme quando persi la testa per un tipo che sembrava appena uscito dalla grotta, viveva nell’appartamento 626 e lei amava dirmi: “vedi lui abita nella stanza 626 beghelli… lascia perdere”.

Beh insomma, nel suo ultimo articolo Roberta parla di un momento chiave nella vita di una persona che vive in campagna, la rappresentazione della natività all’asilo. Solo oggi mi rendo conto che la scuola materna di Roberta distava due kilometri dalla mia scuola elementare, poi lei si è trasferita ed è andata a vivere in un paesotto, io no, io me ne sono rimasta nel paesello.

Il suo racconto mi ha fatto ricordare momenti della mia vita che speravo di poter dimenticare, L’ultima puntata di Desperate diceva che per affrontare un problema bisogna parlarne, e cosa c’è di meglio di condividere un momento orribile con voi?

Il mio racconto deve essere una testimonianza volta a proibire a qualsiasi genitore sano di mente di portare i figli a scuola dalle suore. Io credo che le suore mi abbiano rovinato la vita e sono abbastanza sicura che la mia bipolarità sia una conseguenza dell’insegnamento cattolico, sto pensando, a tal proposito, di sporgere denuncia verso la chiesa cattolica.

Andare all’asilo mi faceva schifo, lo odiavo e odiavo la suora. Le suore erano cattive e solo pochi eletti avevano la maestra, le maestre erano buone e non urlavano mai. La selezione per la recita della natività era un evento paragonabile solo alla selezione fra persone degne e persone indegne nei campi lager. Non scherzo. I belli e i bravi avevano ruoli di prestigio quali Maria, San Giuseppe e Gesù. I belli e bravi ma non troppo, facevano quelli che aiutavano Maria a trovare la capanna, o i personaggi che parlavano. Perfino i bambini che rappresentavano quelli che cacciano la santa madre avevano un certo ruolo perché dovevano ricordare delle frasi a memoria. Poi c’erano i bambini normali che facevano gli angeli e tutte le parti corali. Poi c’ero io.

Suora-fustigatrice

Cosa credete che potesse rappresentare una bambina nera con i capelli corti? Beh al tempo pensavo che sarebbe stata una bella presa di posizione rappresentare la Madonna (la parte più ambita) sarebbe stato rivoluzionario, molto rock, forse mi avrebbero anche intervistato al TG2 il preferito di Sultano. Molto probabilmente il mio eroe, ossia Adriano Celentano, sarebbe venuto a Fratte City per incontrarmi e stringermi la mano. Magari mi avrebbero dato un Nobel per la pace perché con il mio contributo, con la mia recita “la grande madonna nera” avrei portato la pace nella chiesa cristiana e nel mondo.

Le suore, giudici indiscutibili dei casting, non la pensavano così, ed è per questo che per tre anni, senza possibilità di riscossa, ho rappresentato un cazzo di Re Magio! E non il Re Magio che porta la mirra (che diciamocelo è il più figo) ma un re magio anonimo. Non una parola, niente di niente. Ed oltre al danno la beffa perché non bastava farmi rappresentare un maschio che arriva in una capanna seguendo una stella cometa (la parte più improbabile di tutta la storia), ma la bambina che ogni anno per tre anni ha rappresentato Maria si chiamava Michela come me. Quindi, all’assegnazione dei posti, io chiedevo a Gesù (quello vero non quello della recita) di farmi fare Maria, la suora urlava: “Maria la farà Michela” io ringraziavo Gesù facevo un passo avanti e la suora guardandomi diceva sempre “non Michela tu, Michela l’altra”.

Naturalmente questo ruolo di prestigio portava anche dei privilegi, anzi solo uno, ed era questo: per fare la foto ai tre re magi il fotografo ci faceva accomodare nientepopodimeno che nella sedia personale e foderata del prete.

La sedia, però, non ha placato la mia rabbia e questo torto ha provocato in me molti danni, ma ne elencherò solo tre:

  1. Quando amavo andare alle feste nei boschi spesso vagavo da sola fissando le stelle e sperando di trovare la cometa, ad un certo punto mi rendevo conto di essermi persa e la cometa che credevo di aver visto era solo un allucinazione da alcol.
  2. Sono una persona che vuole sempre essere amata da tutti, proprio come Maria, ma allo stesso tempo odio tutti e questo non va bene per la mia salute.
  3. Covo una rabbia mista a paura per qualsiasi suora perché temo che mi rapiscano per riprodurre ancora una volta quella maledetta recita.

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