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Non sprechiamo l’insegnamento

Creato il 20 febbraio 2015 da Gadilu

85 ADUNATA ANA - NAZIONALE ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI  - SERGIO MURARO a sx

Ogni volta che si parla di accogliere gli alpini in occasione della loro annuale adunata nazionale, gli spiriti si dividono. Accadde a Bolzano, tre anni fa, ed è accaduto anche a Trento, seppur in modo marginale, dove l’adunata è prevista per il 2018.

Stavolta il principale dubbio è su una coincidenza temporale: l’adunata, infatti, cadrebbe a cento anni esatti dalla fine della Prima Guerra Mondiale che, come noto, sancì la spaccatura del cosiddetto Tirolo storico lacerando anche il sentimento identitario della popolazione locale. Simboleggiando l’esercito italiano “conquistatore” – criticano alcuni – la presenza degli alpini riaprirebbe ferite non ancora completamente rimarginate e quindi sarebbe meglio soprassedere o rimandare. Sono in particolare i patrioti sudtirolesi dell’Heimatbund a dimostrarsi scontenti, tanto da aver inviato nei giorni scorsi una nota formale di protesta al governatore Ugo Rossi.

Visto però che l’Ana approverà verosimilmente la candidatura di Trento, occorre proprio richiamare l’esempio di Bolzano per tranquillizzare gli scettici. Anche l’adunata del 2012 venne ostacolata dai solerti patrioti che la giudicavano inopportuna, pur essendo già riusciti nell’intento di scongiurare che avvenisse nel 2009, dunque in concomitanza dei festeggiamenti dell’anno hoferiano. Poi, alla prova dei fatti, non solo non si registrarono problemi di sorta, ma la manifestazione ebbe notevole successo e le polemiche si esaurirono nel clima disteso lodato da tutti. Nulla fa credere che Trento sia incapace di imitare tranquillamente Bolzano.

In realtà affiorano considerazioni di altra natura. A livello internazionale stiamo vivendo momenti assai turbolenti, contrassegnati da concreti scenari di guerra sia in Europa (pensiamo alla crisi ucraina) che in Africa settentrionale. Proprio la mancanza di una comune e convincente strategia continentale all’altezza di tali sfide dovrebbe spronarci a seppellire una volta per tutte le divisioni interne che abbiamo coltivato sinora, non accorgendoci di quanto siano diventate anacronistiche, sterili e persino ridicole.

Al di là del giudizio storico che possiamo dare su eventi ormai completamente passati, bisogna finalmente rendersi conto che il confine tra la condizione di benessere, del quale ancora riusciamo ad approfittare, e un mondo minacciato da tensioni e drammi, i cui effetti solleciteranno sempre di più la nostra vita quotidiana, si è fatto ormai fragile e poroso. Non sprechiamo il centenario della Prima Guerra Mondiale, e in particolare il suo insegnamento in vista del futuro, per torcere continuamente il collo all’indietro.

Corriere dell’Alto Adige, 20 febbraio 2015


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