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NON STRANGOLIAMO IL TRASPORTO PUBBLICO DELLA CAMPANIA
Il settore del trasporto pubblico locale è un settore in crisi cronica che vive da anni una situazione di difficile transizione. Ecco dunque che, bloccati da anni i fondi necessari, spunta ogni volta come soluzione messianica l’accisa sui carburanti. Una misura che avrebbe pure un suo senso logico se impostata per dare ossigeno sufficiente alle esigenze del settore: una tassa di scopo, accollata al trasporto privato per migliorare quello pubblico. Nei fatti, invece, il provvedimento assume toni meramente ideologici.Ogni anno ci ritroviamo a discutere di linee programmatiche per il rilancio del trasporto pubblico locale ma anche questa volta nella Legge Finanziaria nazionale sono previsti “soltanto” 500 milioni di euro per il trasporto pubblico locale che sono uno stanziamento importante ma ancora una volta “isolato” quando risulta assolutamente necessario che il Governo ed il Parlamento, al di là di ogni schieramento politico, prendano in seria considerazione il servizio di trasporto pubblico locale del Paese, dando finalmente delle risposte strutturali ai problemi del settore. Questo implica delle scelte politiche durature e da trasformare in provvedimenti di legge coerenti e di lungo respiro. I progressi nel sistema delle infrastrutture di trasporto in Campania sono un dato di fatto sotto gli occhi di tutti i nostri concittadini ma non basta. Le notizie degli ultimi giorni, provenienti dal versante della Legge Finanziaria Regionale per il 2008, non sono per nulla incoraggianti. Assessore e Giunta propongono, infatti, aumenti tariffari a copertura dei problemi di bilancio delle aziende che lamentano, da tempo, serie difficoltà nel portare avanti i servizi affidatigli. Siamo tutti consapevoli, peraltro, che in quelle aziende risiedano dispersioni di risorse ma per rimediare velocemente a questa situazione, occorre darsi obiettivi semplici ma categorici: rilanciare le aziende efficienti, ristrutturare quelle sanabili mediante accorpamenti con quelle che non sono riuscite a svolgere, correttamente e in maniera redditizia, i compiti affidati. Le aziende di trasporto della nostra regione devono fare i conti con bilanci traballanti e con una perniciosa sottocapitalizzazione che le espone persino al rischio di procedure fallimentari. Poco si è fatto in questi anni, è fondamentale ora dedicare tutta la nostra attenzione alla necessaria opera di ristrutturazione delle aziende operative che sono, in ultima analisi, l’anello debole della catena.Cosa occorre dunque fare per scongiurare i pericoli incombenti sulla testa dei lavoratori delle aziende di trasporto ed, in ultima analisi, sui cittadini della nostra regione? Prima di tutto, recuperare risorse sia interne che esterne ma, soprattutto, non aver paura di parlare anche di aumenti tariffari, argomento ostico ed impopolare, utilizzato a fini strumentali da tutti e con modalità demagogiche da chi ha la tentazione di avvalersi ideologicamente di questi temi. Occorre sostenere, invece, un sistema della mobilità pubblico capace di evitare gli enormi costi economici ed ambientali derivanti dalle code chilometriche a cui tutti, nostro malgrado, siamo sottoposti quotidianamente. L’enorme spreco della risorsa “tempo” è un lusso che non ci possiamo permettere. Sostenere la sopravvivenza delle aziende significa, in sostanza, garantire ai cittadini il servizio di trasporto pubblico. Le aziende devono, però, diventare sempre più efficienti e rispondere alle richieste di qualità dei cittadini. Inutile dire che i cittadini sono sufficientemente responsabili per accettare anche gli aumenti tariffari se a questi si accompagnano adeguati interventi sulla efficienza e la qualità del servizio; è evidente che non deve accadere come per i rifiuti dove alle difficoltà a tutti note si accompagnano paradossalmente gli incrementi tariffari. Concludendo, le nostre città non possono incassare un altro duro colpo alla loro già difficile livello di vivibilità. I costi sociali, ambientali e per la salute sarebbero insostenibili. Strangolare le aziende di trasporto pubblico significherebbe probabilmente uccidere anche le città in cui viviamo.
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