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Non ti senti osservato?

Creato il 13 novembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Privacy, un concetto quanto mai astratto in un mondo permeato dalla tecnologia.

Telecamere, intercettazioni, microspie, GPS. Mille occhi ci osservano e registrano ogni nostro passo.  

Lo sappiamo, è il grande fratello globale che accompagna i nostri giorni. Contrariamente a quello che si pensa, però, non sempre si tratta di sguardi estranei e disinteressati a ciò che stiamo facendo. Più spesso di quanto immaginiamo lo sguardo curioso è puntato dritto verso di noi, a seguire ogni nostro movimento.

Un mercato vasto ed in costante evoluzione è dedicato alla guerra tecnologica in corso tra “spioni” e spiati, come testimonia la recente fiera “Sicurezza” tenutasi a Milano, occasione di incontro tra gli operatori di security e vera fonte di ispirazione per 007 o aspiranti tali. Ma il vero tempio di questa tecnologia dedicata è la fiera internazionale MILIPOL, che si terrà a Parigi tra il 17 e il 20 novembre, evento specialistico riservato agli addetti del settore.

Conosciamo più da vicino questa realtà, incontrando Marino Fracchioni, amministratore della Selavio Bonifiche., azienda con sedi in Italia e Spagna, operante dal 1992 nel campo della sicurezza elettronica applicata al campo investigativo.

Marino Fracchioni

Marino Fracchioni

Fracchioni, ci apra una finestra sul suo mondo.

«Ho iniziato nei primi anni ‘80 a costruire apparecchiature per gli investigatori. A quei tempi si potevano contare sulle dita di una sola mano le aziende sensibili alle esigenze investigative. La mia, tra le prime nate in Italia, si è sempre distinta nel progettare e vendere agli organi competenti, come le agenzie investigative, oppure agli ausiliari di Polizia Giudiziaria le tecnologie idonee allo spionaggio e al controspionaggio. Con il diffondersi di internet molte persone si approvvigionano di microspie e apparati per il monitoraggio, per questo motivo un servizio molto richiesto è quello dedicato alla bonifica: chi teme di essere intercettato può rivolgersi a noi per scovare tutte quelle apparecchiature, comunemente chiamate “cimici”, che possono violare la privacy».

Qualche esempio?

«Con la diffusione della tecnologia ci siamo aperti ad un numero enorme di possibili attacchi alla nostra sfera privata. In rete, consciamente o meno, disseminiamo con leggerezza informazioni, semplificando così la vita a chi volesse avere accesso a notizie che ci riguardano, ma non basta. Disponendo di un capitale economico adeguato telefonia fissa e mobile possono essere intercettati, e i nostri spostamenti monitorati tramite l’installazione di apparati GPS di dimensioni irrisorie.  Oggi, grazie ai sistemi Wi-Fi ed alla miniaturizzazione delle telecamere esiste la possibilità di occultarle nell’80% degli oggetti domestici, sono così piccole da poter essere nascoste praticamente ovunque. Naturalmente questi sono solo esempi di tecnologie note.  A disposizione c’è molto più di quanto si possa immaginare».

Immagino che la vostra clientela sia composta in gran parte da coniugi gelosi.

«In verità no. La mia società lavora per le aziende, per i consulenti del tribunale e per le agenzie investigative. Certamente a queste ultime non mancano le richieste relative a presunte infedeltà coniugali.  Ma a situazioni più o meno pruriginose sempre più spesso si affiancano richieste per altri tipi di infedeltà: soci, dipendenti, colleghi. In ambito commerciale ed industriale il sospetto dilaga – e prosegue – Ma la necessità che emerge in maniera predominante è quella di “togliersi il dubbio” dell’essere spiati. Le richieste di bonifica arrivano da imprenditori e personaggi noti, ma anche da gente comune. Posso affermare che il ventaglio di richieste arriva da ogni ceto sociale».

Anche da politici?

«E’ una domanda mirata e miratamente le rispondo: sì».

Mi sorge un dubbio: non scatta un’eccessiva “paranoia” quanto si tocca l’argomento privacy?

«Direi di no. Nessuno sfugge. La possibilità di essere sotto sorveglianza senza rendersene conto non è così remota e spesso il timore di essere controllato si rivela assolutamente fondato. Si è accorta che ci sono tre telecamere quasi nascoste che sorvegliano il locale in cui ci troviamo ora?Oppure, le faccio un esempio, ancor più sospetto: ha notato quella coppia là in fondo, sulla destra? No? – pausa ad effetto – Lo immaginavo. Allora è bene che sappia che nell’ultima ora si saranno voltati a guardarci almeno quattro o cinque volte.Non mi stupirebbe che fossero degli investigatori privati. È proprio sicura, sicurissima, che a nessuno interessi sapere come lei trascorre le sue pause pranzo?».

Interdetti possiamo solo abbozzare un sorriso di circostanza, salutando ed allontanandoci, mentre uno sguardo sornione ed indagatore ci accompagna. Resta una domanda: quanto tempo impiegheremo a liberarci dal sottile senso di disagio che ci ha avvolto?  

di Sandra Pennacini

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