Non tollero più sentirmi ripetere che una in gamba come me non può rimanere senza lavoro ancora per molto, anche se sono a casa da quasi due mesi, oramai.
Non tollero più la vita da casalinga. Le giornate scandite dal nulla, il cucinare compulsivo e dialoghi che al massimo coinvolgono me e l’aspirapolvere.
Non tollero più non poter fare programmi a lungo termine – laddove con “lungo termine” ormai intendo il mese per mese. Voglio una vita normale, con prospettive normali.
Non tollero più le agenzie interinali. Specialmente quando decidono a monte quale lavoro devi fare, a prescindere dal fatto che ti possa calzare o meno. Se hai esperienza in un campo, anche laddove questa sia puramente incidentale, devi continuare ad essere merce di scambio in quel settore, che ti piaccia oppure no. Ma tanto il problema non si pone comunque più perché di offerte di lavoro non ce ne sono proprio, a prescindere dal tipo di lavoro.
Non tollero più perdere la mia autonomia economica settimana dopo settimana.
Non tollero più fare la doccia con il cellulare poggiato sul lavandino perché ho l’ansia di perdere eventuali chiamate di lavoro che tanto non arrivano.
Non tollero più vivere in un paese morto, perché un paese che mette in condizioni i giovani di non poter costruire uno straccio di famiglia è un paese morto stecchito e in avanzato stato di decomposizione. E il prossimo che mi chiede perché vivo in affitto, perché non mi sposo e perché non faccio un figlio lo mando al diavolo.
Non tollero più l’apatia in cui sto scivolando. Apro l’agenda e per il prossimo futuro ho solo una sfilza di visite mediche, che oramai sono anche il top della mia vita sociale.
Non tollero più, ad ogni colloquio di lavoro, sentirmi chiedere quanti anni ho e, immediatamente dopo, dover sentire la domanda “è sposata?”, che poi altro non vuol dire se non “hai intenzione di creare problemi allo Studio o all’azienda macchiandoti della grave colpa di una gravidanza?”. No, razza di idiota, ma quali figli. Per carità. Io l’utero ce l’ho perché mi avanzava spazio nel basso ventre. Sono stanca di venire penalizzata perché sono una donna. Mi fa orrore pensare che la prossima volta che mi sarà chiesto, dovrò mentire. Sì, perché il prossimo giro lascerò a casa anello di fidanzamento e fedina, e mi dichiarerò single. Poi, comunque, anche laddove dovessi trovare lavoro domani mattina, sappiamo tutti benissimo che verrei comunque pagata meno di un uomo e che verrei trattata molto peggio, perché le donne ci si può permettere di trattarle male. E su questo argomento non sapete quante ne potrei raccontare.
Non tollero più questa forma di sessismo.
Non tollero più pensare che non sono in grado di partecipare attivamente alla crescita mia e di Maschio Alfa come coppia. Non tollero che ricada tutto sulle sue spalle.
Non tollero più le mie giornate, non tollero più di avere paura a pensare come saranno le cose di qui a sei mesi. Non tollero più rimanere qui sola a riflettere.
Non tollero più il fatto di non potermi più permettere di essere ottimista. Perché sono veramente nel guano fino al collo e allo stato attuale delle cose mi è impossibile essere ottimista.
Non tollero più non potermi mettere alla prova in settori in cui veramente potrei e vorrei lavorare solo perché non ho contatti e non mi posso far raccomandare.
Non tollero più la domanda “ma sei sicura di averle tentate tutte?”.
Non tollero più l’idea che siamo in tanti, giovani e in gamba, ad essere in queste condizioni.
Non tollero il fatto che questo Paese non riesca ad imparare dai propri errori e non intende porvi seriamente rimedio.