Dopo la sbornia positivista di fine ventesimo secolo, a base di corsi motivazionali e manuali farciti di ricette per il successo, l’inizio degli anni duemila, con la grande crisi economica che ha colpito l’Occidente, ha imposto ai cittadini un cambio radicale nel modo di porsi nei confronti dell’esistenza. Rassegnazione e immobilità sembrano avere la meglio e, nonostante il “Yes, we can” di Barak Obama, credere che qualcosa si possa fare, per molti è diventato difficile, se non impossibile.
Come spesso accade, la letteratura si è adeguata al periodo storico e anche in Italia si sono moltiplicati i libri cupi, i finali deprimenti, le storie senza un briciolo di speranza.
Per fortuna, in questo sconfortante panorama, capita di trovare autori che hanno scelto l’ottimismo, non quello ingenuo e a tutti i costi, ma quello motivato dalla determinazione, dal coraggio, dal lavoro duro. Un ottimismo “ragionato” che può davvero cambiare le cose.
È il caso di Evelina Santangelo, autrice di Non va sempre così, ottimo romanzo pubblicato da Einaudi, che ha già nel titolo il germe del cambiamento (“La storia ribelle di chi non batte in ritirata” si legge in copertina).
Non va sempre -così racconta con lucido realismo un’Italia allo sbando, divisa tra anziani che vivono di ricordi, giovani incapaci di sognare e quaranta-cinquantenni che hanno visto famiglie, imprese o posto di lavoro, naufragare nel mare della crisi economica e morale.
E su questo poco edificante palcoscenico che si muove la protagonista di Non va sempre così, insegnante di sostegno, divorziata e con una figlia adolescente, che perde il lavoro e si trova a doversi inventare il domani. Un domani che ha nome Carlo, marito disoccupato di una conoscente, che ha inventato una bicicletta di cartone, ecologica, leggera, economica e riciclabile, nelle cui possibilità di successo sul mercato, però, nessuno crede. Nessuno meno la nostra “eroina”, che poco a poco, tra discussioni con il padre, ancorato a una realtà estinta, e grandi difficoltà di comunicazione con sua figlia Matilde, decide di dare una chance a Carlo e a se stessa.
«Non va sempre così, se uno guarda alle potenzialità, fregandosene delle statistiche e delle cose così come sono andate fino a quel momento».
Non va sempre così, è il mantra che resta nella mente del lettore al termine del libro, è una formula magica che tutti dovrebbero cominciare a ripetersi prima di affrontare una nuova giornata, che si presenta uguale a tutte le altre, ma in cui potrebbe passare il famoso treno dell’opportunità che non ci si può permettere di perdere.
Evelina Santangelo ha scritto un romanzo agrodolce, politico ma anche introspettivo, in cui l’ironia è l’ingrediente fondamentale che fa lievitare la storia e la colloca tra quelle da ricordare. Un libro che, nonostante le difficoltà del nostro Paese, permette al lettore di affacciarsi alla finestra dei sogni e, forse, di cominciare a lasciarsi alle spalle il fardello del disfattismo.
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