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Nonko 36-sai - Kaji tetsudai ( ノン子36歳 家事手伝い). Regia: Kumakiri Kazuyoshi. Soggetto e Sceneggiatura: Kumakiri Kazuyoshi, Ujita Takashi. Fotografia: Kondō Ryūto. Montaggio: Hori Zensuke. Musiche: Akainu. Interpreti e personaggi: Sakai Maki (Nonko), Hoshino Gen (Masaru), Tsurumi Shingo (Udagawa), Tsuda Kanji (Tokio Yasukawa), Kitamura Akira, Nitta Eri, Saiki Shigeru, Satō Hitomi, Utsunomiya Masayo. Produzione: Kobayashi Tomohiro, Sato Gen, Kusakabe Keiko. Distribuzione: There's Enterprise. Durata: 108 minuti. Uscita nelle sale giapponesi: 20 dicembre 2008.
Punteggio: ***
Secondogenita di un celebre e rispettato custode del santuario di una cittadina di provincia, Bando Nobuko detta Nonko è una donna di trentasei anni che vive ancora con i genitori e non ha una propria indipendenza. Ex soubrette di produzioni a basso costo e protagonista discinta di siparietti televisivi, Nonko trascorre le sue giornate all’insegna dell’ozio e del disinteresse per ciò che la circonda, amareggiata dalla sua condizione e dalla ripetitività sonnacchiosa del luogo in cui vive. In prossimità dell’annuale festival estivo, giunge in città il giovane Fujimaki Masaru, un venditore itinerante recatosi presso il tempio nella speranza di ottenere uno spazio dove esibire le proprie mercanzie. Grazie all’aiuto di Nonko, conosciuta presso il cortile del tempio, Masaru visita Tokio Yasukawa, un signorotto locale benestante e dispotico che rifiuta categoricamente di concedergli l’opportunità di apporre la propria bancarella. Nonostante il suo atteggiamento scorbutico ed imprevedibile, la donna decide di prendersi cura del nuovo arrivato, ospitandolo presso l’abitazione dei genitori. Il giovane commerciante inizia così il suo soggiorno dai Bando incontrando le cortesie della madre di Nonko e la reticenza del capo famiglia che non perde occasione di sfruttarlo come nuova forza lavoro. Nel corso dell’avanzare dei preparativi del festival, arriva in città anche Udagawa, ex manager ed amante di Nonko che, raggirando la sua famiglia, riesce ad incontrarla. Sebbene adirata, Nonko prova ancora del sentimento nei confronti dell’uomo, vedendo in lui una definitiva via di fuga per abbandonare la sua città natale. Promettendole nuove opportunità di carriera, Udagawa circuisce la donna, mentre Masaru si industria fiducioso, convinto che vi siano ancora delle possibilità di convincere Yasukawa a concedergli un posto. Tra Masaru e Nonko si sviluppa però una reciproca attrazione e dopo un incontro passionale l’uomo decide di rivelarle il proprio amore. Nonko è lusingata, sebbene la speranza nella promessa di Udagawa rimanga più forte. Amareggiato, Masaru sembra inizialmente accettare il rifiuto, ma quando si vede negare per l’ennesima volta il permesso di vendere la sua merce e viene percosso per la sua insistenza, il giovane perde completamente le staffe, dando vita ad una ribellione inattesa quanto vanificante.
Con una fotografia dai contorni definiti e dalle tinte luminose Kumakiri ci accompagna all’interno dei contesti annoiati e quotidiani della sua protagonista Nonko, assidua frequentatrice di bar, accanita fumatrice ed ex attrice mediocre dal fare imbronciato e tracotante. Vittima di un successo mancato, Nonko è una donna non più giovanissima che soffre terribilmente della sua condizione, costretta a vivere sostenendo lo sguardo di giudizio e condanna di famigliari e conoscenti. Squattrinata, solitaria e taciturna Nonko conosce in Masaru (lo scarto improvviso, gettato in una tediosa routine) un animo sensibile, decidendo di aiutarlo nella sua impresa, affascinata dal suo carattere ottimista e perseverante. Quello di Nonko è però un atteggiamento ambiguo, di premure e disponibilità ma anche sbrigativo e di poche parole; la protagonista, sebbene succube di un cruccio frustrante, è in fondo convinta di meritare qualcosa di meglio che la compagnia di un semplice commerciante girovago. I loro incontri (nel corso dei quali l’autore accentua l’incertezza di Masaru ed la contempo la sua determinazione, il suo aprirsi verso la donna di cui presto rimarrà invaghito) si smorzano in frasi abbozzate, sguardi che si spingono oltre la marginalità del quadro, punti di vista divergenti ed un interesse reciproco che, nonostante fatichi ad emergere, si rivela progressivamente tangibile.
Costante e tensivo, il rapporto tra Nonko e Masaru è un’amicizia di interdipendenza, un incontro tra personalità che necessitano comprensione, affetti, rinsaldato da una complementarietà che li accomuna, un anticonformismo fonte di insoddisfazione, privo di convinzione e non perseguito per scelta. La remissività dell’uno riscopre il bilanciamento nella risolutezza dell’altro portando in superficie similitudini e differenze: il desiderio di viaggiare, di fuggire lontano, il sentirsi un fallimento, la necessità di cambiare la propria situazione ed imparare a porre fiducia nel prossimo. Venditore itinerante, Masaru è un giovane desideroso di conoscere il mondo, armato di un’innata predisposizione all’indulgenza e alla perseveranza. Caparbio e ottimista non si dà per vinto, certo (ma erroneamente) che con il suo insistere otterrà i risultati sperati anche con il viscido e spietato Tokio Yasukawa, il malvivente nei cui confronti urge uno smodato servilismo al fine di ottenere favori e benessere. Kumakiri tratteggia, con eccentrico disincanto, un personaggio maschile che si ripropone e si relaziona (nei riguardi della protagonista, del padre di lei, come di chiunque gli sia gerarchicamente superiore) attraverso un continuo atteggiamento di affettata sottomissione. Masaru è perennemente fuori posto, ancor più di una trentaseienne che vive con i genitori – sembra insistere l’autore – e il suo agire, mai aggressivo e arrogante (poiché il sopruso è vissuto attraverso l’implodere del risentimento), è spesso indisponente. Solo Nonko sente il bisogno di prenderne le parti (condividendone l’umiliazione, in modalità differenti) opponendosi ogni volta che il venditore è sul punto di essere cacciato. Vi è nel suo personaggio una fastidiosa debolezza che la spinge a proiettare sul giovane le sue inadempienze e i suoi fallimenti: fino a quando Masaru sarà sotto il suo tetto (un uomo che lei stessa ha portato in casa) i precari rapporti interfamigliari recupereranno un effimero equilibrio, emancipandola dal disonore e dalla vergogna della sua condizione. Contraddistinta da un atteggiamento di premure quasi maternali (il gesto con il quale sistema i capelli a Masaru, il rassicurarlo continuamente), Nonko è in grado di dimostrarsi al contempo molto dolce, come nell’idilliaco siparietto dell’inseguimento, da parte di entrambi, di uno dei pulcini che l’uomo vorrebbe vendere durante la celebrazione. In uno dei suoi passaggi più efficaci, Kumakiri evidenzia la consapevolezza dei sentimenti della protagonista attraverso un confronto della coppia riunitasi nel cuore della notte. Lei insonne per il ritorno dell’ex amante, lui perché innamorato. La camera, posta in basso, li osserva lateralmente, componendo un piano a figura intera che pone l’uno di fronte all’altro, su profondità di campo differenti. Seduta a terra, la coppia sorseggia una birra confrontandosi emotivamente e concludendo il dialogo con un tacito invito, da parte di lei, a trascorrere il resto della notte nella sua stanza. Per l’insicuro Masaru l’incontro è però ancora prematuro, ed è così che la camera non ci conduce oltre la soglia, lasciandoci inermi davanti ad una porta socchiusa.
Come avvenuto in precedenza (si pensi al cupo e disturbante Antenna) Kumakiri descrive spesso una sessualità sofferta (a tratti anche spiccatamente esplicita, come accade qui tra Udagawa e Nonko) che riaccende i sensi e la passione, offre la speranza ma vi custodisce all’interno la delusione e l’inganno. Sebbene in Nonko 36 l’autore ne proponga una diversificazione di significati, non permette ugualmente ai suoi personaggi di ottenerne un effettivo riscatto. Nel corso della vicenda, Nonko vive due incontri sensuali, dapprima con l’ex amante, subendo quasi un aggressione (un gesto violento, al buio, che tenta di celarsi, sporco e quasi privo di trasporto) ed in seguito con Masaru, il giovane che la cerca ma non osa avvicinarsi, che la vorrebbe ma desiste (un amore autentico, al calar del sole, colmo di partecipazione, avveratosi tra le mura domestiche). Nonostante dunque l’appagamento presupposto, la ribellione e il destino di felicità a cui sembra condurre il film, l’oggettività dei fatti assume una piega differente, segnando il deciso ritorno, di quella nota di realismo crudele di Kumakiri, che anticipa un atto finale inaspettato e sopra le righe. Le asperità, le contraddizioni e l’imprevedibilità del desiderio prendono il sopravvento riportando negli animi il turbamento, l’incapacità di fare un passo avanti (emanciparsi) e il ricadere nell’errore che lega al passato, ad una speranza che rimane idealizzazione dettata dall’egoismo. Opera matura che nel finale riprende ed evolve la fuga dei due amanti protagonisti di Volatile Woman (anche in quel caso un’improbabile coppia di emarginati, con un’evidente differenza di età) alla ricerca di un equilibrio che non ha modo di darsi, seppur nell’illusione del benessere permetta una nuova rivalutazione di se stessi. [Luca Calderini]
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