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Nonna materna… sui generis

Da Virginia Less

papàFin dalla prima lettura mi ero ripromessa di ricavare un articolo dal commento di Silvy, con la quale mi scuso per il ritardo. Ho dedicato il primo del 2014 alla memoria, e a Eco che ne conferma il valore, quale augurio di buon inizio per i nipoti.

Silvy pone un problema che nel blog è rimasto un po’ in secondo piano: la difficoltà del rapporto tra figlia e madre, in specie quando nasce il primo nipote. Le criticità, che pure ci sono, qui emergono poco per due ragioni, credo. Il numero soverchiante delle nuore afflitte dalle suocere e che se ne lamentano a chiare lettere; la consuetudine delle mamme giovani (per molte, la necessità) di appoggiarsi alla propria nella cura dei figli (evitando, talvolta a priori, quello della suocera). Avendo bisogno dell’aiuto materno, è più difficile che la figliola scriva per manifestare il suo disappunto circa la qualità del rapporto.

Silvy, come ben si ricava dal commento che vi invito a leggere, presenta una situazione diversa, meno frequente, della quale conosco tuttavia alcuni esempi nella mia cerchia. E’ una giovane donna indipendente da tempo, con un marito che appare molto adeguato e collaborativo, né ha chiesto aiuto quando è nata la sua bambina. Sono stati i suoi genitori a rimanerle per così dire “appiccicati” (io abitavo già qui, sono loro ad averci seguiti dopo aver venduto la loro casa di proprietà), quasi a voler partecipare in ogni modo all’esistenza della nuova coppia.

E lo fanno, nella scena che lei tratteggia con efficacia, in modo per niente utile e decisamente sgradevole. Condotta anomala, nel senso che i genitori invadenti sono di norma anche provvidi e si occupano (magari a modo loro e non richiesti) di un gran numero di faccende, nipotini in primis. Dunque, Silvy è a letto con una forte sciatalgia, dopo il cesareo; di cucinare si occupa suo marito, con la piccola in braccio. E sua madre, che vive al piano di sotto, non è lì a dare una mano, né pare le abbia prestato, prima o in seguito, l’assistenza dovuta a una figliola puerpera… avevo ancora i punti del cesareo e nessuno si è preoccupato di me o della mia piccola, scrive desolata Silvy.

La nonna “affettuosa” telefona per prendere le difese del figlio maschio, un giovanotto nullafacente, ostacolato nell’intenzione di vedere la nipotina all’ora che gradisce, non dopo cena (il ragazzo adesso non poteva, che stava facendo la doccia). Non basta: mia madre mi dice che mio marito si è comportato male. Ha detto al cognato che  il momento non era il più adatto. E il papà/nonno si associa: mio padre dice a mio marito che sarebbe bene che lui cambiasse per diventare come loro…In che senso? Di non contrariare il fratellino? Sembra un atteggiamento vessatorio e irrispettoso nei confronti del genero.

Non stupisce apprendere che i rapporti si sono ridotti ai minimi termini. E così li manterrei, non trovo di meglio da proporre. Ho due figlie, madri a loro volta: mi sento davvero partecipe, cara Silvy. Da quel che scrivi, i tuoi genitori non si comportano con te come dovrebbero, appaiono poco affettuosi e ingiusti. E nel modo di fare di tua madre sembra emergere, in maniera quasi grottesca, la cattiva educazione di genere, ancora assai diffusa nel Belpaese. Per la figlia femmina, il messaggio prevede doveri e sacrifici; per il maschio tutela e privilegi. Che, nella struttura familiare “contadina”, egli avrebbe ripagato prendendosi cura della vecchia mamma. Più precisamente, sarebbe toccato a sua moglie!

Forse i tuoi genitori sono legati, più o meno consapevolmente, a un modello antiquato. Il che non giustifica certo che ti abbiano abbandonata nel momento del bisogno! Un abbraccio affettuoso insieme alla tua piccola.


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