Magazine Diario personale

Nono cap.: Alicetta, la sorellina più piccola.

Da Gattolona1964

Quando mi svegliai, stirandomi le zampe e inarcando la mia schiena ancora robusta, cercai subito gli occhiali per cercare di capire dove mi trovavo e compresi che non ero certamente nel luogo dove ieri sera mi ero addormentata. Guardando il vecchio orologio a cucù sopra al caminetto, mi accorsi che erano le dieci del mattino e miagolai così forte, che vidi una testina bionda con boccoli d’oro spuntare da una credenza a forma di tulipano. “Sono impresentabile”, pensai tra me e me, “Forse ho spaventato quella piccola e dolce creaturina, che continua a fissarmi con occhi spalancati, boccuccia a cuore aperta, e nasino gocciolante di raffreddore. Non ti graffio mica, puoi uscire da quella credenza, o vuoi rimanerci per sempre?” le chiesi con voce calma ma ferma, dato che ero molto scocciata per il mio abitino stropicciato, non proprio da gatta nobile e non adatto per una mattinata in campagna. Pian piano, una gambetta dopo l’altra, un braccino poi l’altro, ed infine tutta la testina, vidi uscire dalla credenza la bambina più graziosa e angelica che io avessi mai visto. sembrava una bambola di porcellana, perfetta e minuscola, i boccoli biondi e oro con riflessi ramati. Aveva anche una rosa profumata adagiata nei capelli, che le parlava all’orecchio in continuazione: dovevano essere grandi amiche lei e la rosa! Il colore dei capelli e degli occhi erano azzurri come il mare, sembrava che sua sorella Agnese glieli avesse dipinti con quelle sedici miracolose dita! “Come ti chiami?” le chiesi immediatamente? “Chi sei tu piccola e angelica bambina? Da dove sbuchi? Non credo che tu possa abitare dentro quella credenza a forma di tulipano!” Mi rispose tutta d’un fiato che il suo nome era Alicetta, che aveva tre anni, ed era la sorellina più piccola di Anita e di Agnese, di conseguenza realizzai che era anche lei la nipotina di Speranza. Di conseguenza anche lei faceva parte della famiglia, di conseguenza doveva essere la cuginetta di Fulmine e, di conseguenza.. io da ieri mattina non avevo più toccato cibo, ed mio stomachino ora era veramente vuoto. Ma cosa dico vuoto, vuotissimo come un frigorifero abbandonato in una discarica!. Chiesi ad Alicetta dove e come potevo rifocillarmi, se mi poteva indicare dove Tata Brunildina teneva le provviste, mi sarei accontentata anche delle briciole della colazione che vedevo sulla grande quercia, cioè sul tavolo. Tra l’altro, a giudicare dalla quantità delle briciole doveva essere stata una colazione veramente sostanziosa, ma non adatta alle gatte attente come me alla dieta. Tutti erano spariti chissà per dove! Anche quell’antipatica di Brunildina non era nel suo regno, cioè in cucina e con dolcezza, visto che oramai stavo per svenire, richiesi ad Alicetta se mi poteva dare qualcosina da sgranocchiare. “Vieni con me, ci penso io, tu saltami in braccio e abbi fiducia, mangerai tutto quello che vorrai e la tua linea già perfetta non ne risentirà”: Fiduciosa le corsi in braccio con un balzo felino e, mentre mi accarezzava con quelle sue manine morbide e delicate, ci ritrovammo in un favoloso orto. Data la stagione le piantine erano ancora piccoline ed io mica potevo mangiare le sementi. Sfiduciata le dissi che rinunciavo a mangiare e che un poco di digiuno mi avrebbe giovato “Proprio non mi vuoi credere!” mi disse con vocina triste, “Guarda che se tu mi dici che cosa vuoi mangiare io posso procurartelo subito mi devi credere, son piccolina ma non sono né bugiarda e nemmeno stupidina!”Io, per non vederla così triste, le dissi che mi piacevano moltissimo le mele, le banane, i pomodori, le fragole ed anche le angurie. “D’accordo, ti accontento, lavati le zampine alla fontanella, siediti comoda e guarda”. Entrò nell’orto camminando molto adagio, per non rovinare le piantine ancora piccole e, passando vicino alla frutta e alla verdura che io avevo nominato, l’accarezzò con uno dei suoi boccoli, precisamente quello più lungo vicino alla rosa parlante. Immediatamente le piantine crebbero, si alzarono e divennero la frutta e la verdura che io avevo domandato: non credevo ai miei occhi! Alicetta come nulla fosse, mi preparò un vassoio di quel che avevo desiderato e me lo porse con grazia ed un pizzico di soddisfazione per ciò che era riuscita a realizzare davanti al mio viso assai stupito. “Mi credi ora, Gattolona sfiduciata ed affamata? Hai visto che non ti ho raccontato le bugie?”.Dovetti veramente ricredermi e iniziai a mangiare con tale voracità che mi sporcai tutta come una gattina appena nata, ma non mi importava nulla delle buone maniere che mi avevano insegnato al circolo “Cat’s forever”, tanto le mie amiche non potevano vedermi! Ero così buffa, che mangiavo con foga, mescolando mele e pomodori, banane ed anguria, suscitando delle risate fragorose e spontanee nella piccola bambina. Era la prima volta che la vedevo ridere e mi fece molto piacere: io buffa e goffa nell’abbuffarmi di cibo, riuscivo a rendere felice un esserino così delizioso, ma con occhi tristi e spauriti. Mentre ero quasi sazia, pensai che finalmente il problema del cibo era risolto e mi dissi che anche se gli abitanti di Villa Patatona non mi avessero mai invitato a tavola con loro, io avrei comunque potuto mangiare, grazie a quell’Angioletto biondo in miniatura dotato di un dono veramente speciale.

..buonanotte e sogni d’oro con la nostra e vostra reclamata fiaba! (Scritto sabato sera, 22 Marzo 2014).


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