Nord e trasporti

Creato il 25 febbraio 2014 da Gaia

Buongiorno a tutti, rieccomi, sono tornata. Non è per niente un fatto scontato: a Monaco (di Baviera) ho scoperto che il biglietto che avevo acquistato online per tornare in Italia si poteva stampare solo in Italia. L’amica che mi ha ospitato mi ha raccontato che una sua altra amica italiana si era appena trovata nella stessa situazione, cioè in pratica con in mano un biglietto che si sarebbe potuto utilizzare solo quando non sarebbe servito più. Io ho ovviamente pensato di dedicare alla vicenda un nuovo post del filone ‘Trenitalia è il male’, ma mi sono detta: aspettiamo di vedere cosa dice il controllore. Per fortuna si rendono conto anche loro dell’impossibilità della situazione, sono stati comprensivi e mi hanno solo detto di stampare il biglietto una volta a Udine.

Come si sarà capito sono stata nel Nord Europa. Ringrazio moltissimo e pubblicamente le persone che mi hanno ospitato, anche quelle che non parlano l’italiano perché ormai con google translator non ho più protezioni davanti al mondo. Durante il viaggio mi sono chiesta se scrivere qualcosa sul blog, e cosa – i racconti di viaggio ormai non sono più tanto interessanti, dato che trattano di cose che può vedere e fare chiunque; inoltre dopo due giorni in una città non si può dire molto che sia nuovo o profondo, anzi si rischia di capire male ed essere ingiusti. Però stamattina al bar ho dato un’occhiata al Messaggero Veneto e una delle notizie ovviamente era: troppe macchine sullo Zoncolan, serve un parcheggio multipiano. Serve sempre un parcheggio multipiano, da queste parti! Siamo insaziabili. Allora una cosa la devo dire: è proprio vero che al Nord, dove il tempo è più freddo del nostro e altrettanto piovoso, dove la gente è mediamente più ricca e dove esistono le pendenze, si usa meno la macchina. L’ho visto coi miei occhi! A Oslo, le strade centrali erano chiuse al traffico e in generale si vedevano poche macchine e ancora meno parcheggi. Le persone camminavano: io stessa l’ho girata quasi solo a piedi, perché la metropolitana costava quasi quattro euro ogni viaggio. A Lund, in Svezia, la stazione era circondata da enormi parcheggi per bici, di cui uno custodito; le auto andavano piano, si fermavano spontaneamente prima dei passaggi pedonali, e non le ho temute un secondo (che sollievo, che meraviglia…). Lund è grande circa come Udine e ci sono autobus tutta la notte. Tutta la notte!!! A Copenhagen, praticamente una metropoli, i genitori portano i bambini sulla cargo bike (quindi si può avere i figli senza possedere un’automobile, come la storia umana dimostra); a Monaco ho sentito un tuffo al cuore quando ho letto sul volantino del Deutsches Museum, uno dei più importanti dell’intera Germania, che il museo NON offre parcheggio. E la gente ci va lo stesso! Infine, in Norvegia, nel cuore innevato della fredda Norvegia, ho visto le persone raggiungere le stazioni sciistiche in treno, cosa che qui non mi era mai capitata. Pare che siano solo i friulani a vivere in questa bolla spazio-temporale per cui i posti si possono raggiungere esclusivamente in macchina e al di fuori di essa non c’è altro.

Ho fatto anche altre cose in questi paesi oltre a guardare le biciclette ma penso siano cose che non interessano a nessuno. Forse può interessare che i belgi friggono le patatine due volte eppure sono più leggere.

Comunque, io avevo preparato prima di partire un lungo post in cui spiegavo che ho deciso di viaggiare senza prendere l’aereo e dicevo perché. Solo che ho pensato che era più furbo pubblicare questo post dopo essere tornata, nel caso qualcosa fosse andato storto durante i miei spostamenti. E invece per fortuna è andato tutto abbastanza bene, a parte il senso dell’umorismo di Trenitalia, e quindi eccomi qui. In poco più di due settimane ho fatto Udine-Londra-Bruxelles-Oslo-Bergen-Lund-Copenhagen-Monaco-Udine solo con bus, treni e traghetti, ho speso circa quattrocento euro in tutto e sono qui a raccontarlo. Viaggiare via terra, oltre a essere meno inquinante (dopo spiego) permette di guardare i paesi mentre li si attraversa, cosa che con l’aereo non è possibile per la maggior parte del viaggio. E poi si possono fare interessanti osservazioni. Andando da Udine a Londra ho passato quattro controlli dei documenti, di cui uno durato un’ora in cui sono stati aperti tutti i bagagli della corriera; tornando a sud, nessuno. Da Bruxelles a Oslo altri tre; ogni volta dal treno o dal bus spariva qualcuno: un gruppo di siriani richiedenti asilo, un giovane africano senza documenti, un altro ragazzo scuro i cui bagagli il cane annusava insistentemente… alla fine sembrava quasi un thriller in cui sopravvivono solo i bianchi e i giapponesi… È interessante notare che sembrano essere i paesi del Nord a fare più controlli, più lunghi e più severi, mentre scendendo si fila lisci come l’olio.

L’ho fatta lunga: il post sull’aereo è il prossimo.


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