Scrivo da Londra, dove sono di nuovo finita quasi senza accorgermene. E` uno dei rari momenti in cui si parla di politica piu` che di qualsiasi altra cosa, viva. Le elezioni hanno dato esito incerto: i Conservatives (Tories) hanno vinto, ma non hanno preso abbastanza voti per avere la maggioranza nella House of Commons; secondo e` il Labour Party con 258 eletti, terzi i Liberal Democrats con 57. Anche alleati, questi due non avrebbero abbastanza voti per ottenere una maggioranza, mentre la combinazione Conservative- Lib Dem si’, ma non andrebbe tanto bene politicamente, non sono del tutto sicura di aver capito perche`, in Gran Bretagna i partiti si scavalcano a vicenda sulle questioni da una parte e dall’altra, di questi ultimi tempi. I Lib Dem sono l’ago della bilancia, ma anche un po’ delle puttane alla Udc, solo che in Gran Bretagna le differenze tra “destra” e “sinistra” non sono estreme come in Italia, quindi il loro gioco e` piu` perdonabile, anzi espressione di una democrazia che funziona, dove i rappresentanti dei cittadini trattano tra di loro per trovare un terreno comune basato sul programma (come dovrebbe essere) - e anche sulle persone: Gordon Brown, che rappresenta un problema perche` genericamente impopolare, ha annunciato che si dimettera` dalla leadership dei Labour per facilitare un accordo. Un’altra cosa interessante e` che la questione che sembra stare piu` a cuore ai Lib Dem e` la riforma elettorale: l’attuale sistema e` il collegio uninominale, in cui vince il candidato che ha preso piu` voti, mentre gli altri non ottengono nulla. Un sistema palesemente ingiusto. I Lib Dem preferirebbero il Single Transferable Vote, in cui i candidati vengono classificati in ordine di preferenza, e i voti distribuiti tra i candidati. Un sistema macchinoso ma preferibile a quello attuale (in cui i Lib Dem hanno preso il 23% dei voti ma il 9% dei seggi). Poi ci sono i partiti piccoli, che rischiano di essere a loro volta determinati, due voti qui, tre li`. Intanto fuori dal parlamento a Westminster si sono accampati dei pacifisti, formando il Democracy Village . Sono una trentina di tende ordinate, disposte sul prato, dove si vedono ancora le sagome chiare delle tende di alcune persone che sono state cacciate perche` si erano ubriacate e avevano dato fastidio. “Non si puo` essere pacifisti e tenere atteggiamenti aggressivi”, mi hanno spiegato. Adesso c’e` scritto: niente droghe o alcol ammessi qui dentro. Intorno ci sono cartelli contro la guerra in Iraq e Afghanistan, in sostegno ai Tamil dello Sri Lanka, ai Palestinesi, per il Guerrilla gardening, e cosi` via. Ho parlato con Marie, una signora che sta li`, mi ha detto, da quattro anni. Non so come faccia, io ho freddo dentro, figurarsi fuori. E nella metropolitana circondato da fotografi c’era il sindaco di Londra, Boris Johnson, un pittoresco conservatore che sembra un maiale albino, con i capelli chiarissimi e la faccia rosagrigia. Con lui era il sindaco di New York, Michael Bloomberg, un repubblicano che una volta era democratico. Si sono leccati un po’ il culo a vicenda, hanno parlato dei miglioramenti nella sicurezza della metropolitana, e del terrorismo, e poi non sono riuscita piu` a sentire niente. Sempre uomini bianchi eterossessuali (cristiani), a dominare la politica occidentale, chissa` perche`. Speriamo che i Lib Dem si mettano con i Labour e cambino il sistema elettorale. Speriamo che aumenti la temperatura, perche` vedo che mi rifiuto di fare i bagagli per come e` oggettivamente il tempo, e continuo a farli secondo come dovrebbe essere. Un problema che ho nella vita.
foto: robertsharp