Norimberga è gemellata con Bruges, anzi, Brugge alla fiamminga, perché ambedue hanno una forte connotazione medievale, ma la similitudine si esaurisce qui.
Brugge infatti ha circa centomila abitanti, un terzo circa dei quali residenti nel centro storico racchiuso entro un canale di forma ovoidale, ed ha conservato intatte le proprie costruzioni, per lo più piccole alte 2 o 3 piani, rimaste indenni anche durante i conflitti mondiali.
Il centro storico di Norimberga invece è racchiuso in un quadrilatero di forma pressocché romboidale composto da mura poderose lunghe all’incirca cinque chilometri, collegate tra loro da torrioni rotondi e casematte. All’interno del quadrilatero, edifici possenti, per lo più interamente ricostruiti dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, alternati ad altri modernissimi che ospitano innumerevoli centri commerciali.
Ho già scritto abbastanza della città quando ci sono stata nell’agosto del 2011
http://ombradiunsorriso.wordpress.com/2011/08/20/20-08-2/
http://ombradiunsorriso.wordpress.com/2011/08/21/21-08/
http://ombradiunsorriso.wordpress.com/2011/08/22/22-08/
riportando anche alcuni cenni storici, oltre alla visita a San Lorenzo, al Museo dei giocattoli ed altro. Non ripeterò quindi le cose già viste a suo tempo.
Questa volta abbiamo visitato solo il Museo della storia germanica, ricco di reperti storici ed artistici. Tra questi, molte opere di Albrecht Duerer, originario della città, dove è ancora visibile la casa natale, nei pressi della quale c’è un piccolo monumento ispirato alla sua famosa tela “Giovane lepre”, che avevo già potuto ammirare all’Albertina di Vienna.
Il palazzo del museo è affiancato dalla Strada dei diritti dell’uomo: una serie di 30 colonne candide, opera dell’artista ebreo Dani Karavan, su ognuna delle quali è riportato un articolo della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” in tedesco e in una delle altre 30 lingue in cui è stata tradotta. L’italiano è riportato sulla colonna numero 8.
(Articolo 8
Ogni individuo ha diritto ad un’effettiva possibilità di ricorso a competenti
tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla
costituzione o dalla legge. )
Ovunque aleggia il profumo dei tipici salsicciotti, venduti anche nei chioschi lungo le strade, incluse le principali (Koenigstrasse, Karolinestrasse), con la tipica formula “Drei in der Wecke”, che sta a significare, con voce dialettale, Weck, Worscht onu Woi, ossia pane, salsiccia e vino. Ma aleggia anche il profumo del Leberkaese, polpettone tipico dalla forma del pane in cassetta, che si gusta oltre che in Baviera, anche in Tirolo ed Alto Adige, mescolato a quello dei tipici Lebkuchen, tipici biscottoni a base di mandorle e cacao simili al panpepato, insaporiti con miele, scorze di limone e di arancio grattugiate e speziati con cardamomo, cumino, cannella e chiodo di garofano.
Dappertutto anche i banchetti ricoperti dalle tipiche tende a righe bianche e rosse che vendono prodotti tipici o espongono, con ordine e precisione teutonica, frutta, verdura o fiori. Banchetti anche sui due ponti che passano sul fiume Pegnitz, su uno dei quali ci sono invece prodotti alimentari italiani: pasta, olive, prosciutti, salami…
Per pranzare, ci sono innumerevoli Bratwursterei dove servono appunto i salsicciotti tipici (molto più piccoli e sottili dei soliti wuerstel, arrostiti con o senza pancetta e serviti con crauti, naturalmente accompagnati da una buona birra: tra tutte, a mio parere, la migliore è una Weizen scura (la Weizen è una birra ottenuta dall’orzo mescolato al frumento che, nella versione Hefe, non viene filtrata ed appare quindi torbida), servita in boccali da mezzo litro…non dico quanta birra ho bevuto in questi giorni :-) .
Abbiamo trovato un bellissimo locale molto antico “Zum Gulden Stern”, che si vanta di essere la più antica Bratwursterie del mondo, avendo iniziato l’attività nel 1419,
anche se la casa è ancora più antica, risalendo al 1275.
Difficile resistere, per noi vegani, al profumo dei wuerstel, serviti in piatti di peltro…ci siamo accontentati di altre pietanze (la foto è del piatto dei commensali a fianco a noi, che ci hanno gentilmente concesso di riprenderlo).
L’interno è molto caratteristico, con l’arredamento in legno, una grande cucina con gli utensili di rame, panche e tavoli di legno antico (non ricoperti da tovaglie), e finestrine dai classici piccoli vetri piombati. Ognuno si prende da sé le proprie posate (com’è anche usuale in tante zone germanofone) mentre alle pareti, oltre a vecchi ritratti, sono esposti premi ricevuti e ritagli di giornale che parlano del luogo e del procedimento di preparazione dei wuerstel.
(Continua)