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Normalize the premier

Creato il 17 settembre 2011 da Symbel

Normalize the premier“Legalize the premier” è il titolo di una canzone di Caparezza che in modo arguto articola in rima allegorie sfacciatamente antiberlusconiane dipingendo un Berlusconi fin da piccolo incline al crimine. A parte allegri parallellismi e allusioni in favore della legalizzazione delle droghe leggere il prodotto è ben realizzato e tutto sommato intelligente come ci ha abituato Caparezza e soprattutto è un modo accettabile di “protestare” senza quella insopportabile puzza da indignato speciale che aleggia sempre in queste operazioni, alla Lerner, per intenderci.
Non è il caso di addentrarsi oltre nella versione in prosa di un testo ragaeton poppettaro ma mi è venuto in mente un altro slogan che si adatta per assonanza al titolo della canzone sopracitata ovvero “Normalize the premier“.
Mi spiego meglio. Da questi 18 anni di presenza di Silvio Berlusconi sulla scena politica nazionale dei quali più della metà al governo, si possono fornire tante versioni a seconda di quanto è forte l’odio o lo smisurato amore per la persona, ma di sicuro non si può dire che il suo sia stato un regime, per alcuni addirittura dittatoriale.
Questi anni di fine impero ci hanno portato a galla un uomo di potere sì, ma di quale potere? Più si analizzano i comportamenti politici e personali dell’attuale premier e sempre più risibile appare anche solo l’idea di un occulto manovratore di poteri forti. Un uomo spavaldo ed egocentrico che a livello politico si fa mettere sotto da un Bossi in canottiera e si fa indebolire da una moglie esosa con la mania di scrivere lettere a Repubblica. Un uomo che ha così tanto potere che le ragazzette discinte si fanno le foto nel bagno di casa sua con il telefonino e con il phon in mano. Un uomo così dispotico da non riuscire a mettere in piedi una riforma perché minacciato dai suoi stessi parlamentari appartenenti agli ordini professionali. Un uomo che si circonda di gente come Apicella o Tarantini o Lavitola o Lele Mora o Emilio Fede che non paiono proprio gerarchi nazisti.
Non sarà che al Premier viene data troppa importanza? Non è che lo si è dipinto più grande e potente di quello che è in realtà? Forse la storia ci dirà qualcosa in più fra qualche anno, forse anche solo fra qualche mese alla caduta di questo governo e l’inevitabile ritiro dalla scena politica di Berlusconi.
Il premier va normalizzato, forse è questo l’atteggiamento più aderente alla realtà della situazione italiana.
“Berlusconi problema dell’Italia” è una sovrastima nei suoi confronti.
Il leitmotiv è che Berlusconi se ne deve andare. Berlusconi basta. Ma pensandoci bene adesso che obiettivamente è il momento nel quale è più sotto attacco dalla magistratura con centinaia di migliaia di intercettazioni delle quali il 99,9% non costituisce reato (lo 0,1% è relativo al beneficio del dubbio) non si può chiedere di “fare un passo indietro” almeno nessuno che è in possesso di una buona dose di realismo può pensare che questo accada.
Prima forse aveva senso ma adesso, con questo clima, sarebbe cedere ad un attacco mediatico-giudiziario creando dei precedenti, a mio parere anche pericolosi.
Berlusconi non si ricandiderà e se lo farà non verrà rieletto, anche i berlusconiani convinti hanno ormai archiviato la pratica di “Silvio Premier” ma allora perché non aspettare che faccia il suo corso?
L’Italia ha bisogno delle riforme subito? E’ vero, ma una crisi di governo e nuove elezioni non garantirebbero i tempi necessari. Il governo tecnico? Chi lo invoca ha un po’ la memoria corta. Un governo di larghe intese? Ovvero le decisioni prese da chi non ha preso i voti… altro bello schiaffo alla democrazia.
Mettiamoci l’animo in pace, il Silvio non molla e non mollerà, almeno per ora e che molli perché è sboccato al telefono o perché ha degli amici poco raccomandabili e di cattivo gusto o gli piace trastullarsi con qualche ragazza è solo un pensiero moralistico “ad personam”.
Silvio finirà, come tutti prima di lui, ma meglio che finisca quando lo decidiamo noi perché la democrazia val bene una “Merkel inchiavabile”.

symbel (redattore)

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