Magazine Cultura
Mi sono sempre piaciuti i Northpole "inglesi". Poi ecco la classica svolta, il gruppo italiano si mette a cantare nella nostra lingua nazionale.
Più che altro qui ho poco da dire sui testi, che anzi, sono taglienti e incisivi e il peso specifico delle parole è senza dubbio rilevante, quello che proprio non mi colpisce è la musica.
L'ho ascoltato parecchie volte sto disco all'epoca e anche ultimammente, prima di metterlo sul blog. Non ci trovo nulla di emozionante. Indie rock piatto, mortalmente piatto e noioso. E il disco scorre via senza sussulti musicali. Non una melodia vincente, non un pezzo che entri in testa e nel cuore (a differenza di quello che dicono le recensioni che trovate qui sotto)
Ed è un peccato. Ma se questo erano quello che potevano ofrirci, beh, ben venga il fatto che si siano sciolti. (2005 I Dischi de L'amico Immaginario)
L'ho messo da parte per una settimana, dopo ripetuti ascolti iniziali che non riuscivo a interrompere, con una serie di 'play' ripetuti per riassaporare - ogni singola volta - ogni singola canzone.
Pensavo che tanto potesse bastare per scriverne in maniera distaccata di questi 11 brani, e invece mi ritrovo a cantare tutti i ritornelli in testa come un bambino che ha appena imparato a pedalare.
Eppure avevo già avuto modo di ascoltare qualcosa in anteprima - per decine di volte! - grazie ai demo che dopo l'uscita di "Faccio tutto domani" (ep del 1999) mi erano stati recapitati dal gruppo. Nel frattempo mi chiedevo anche cosa aspettasse la discografia italiana a licenziare un gruppo (e un disco) del genere, finché i ragazzi de L'amico immaginario non hanno deciso di investire su di loro. Ecco quindi quest'opera prima sulla lunga distanza, con una manciata di canzoni che stupiscono e al contempo entusiasmano.
Come mai tanto ardore vi chiederete voi? Semplicemente perché ci troviamo di fronte ad un progetto credibile sotto ogni punto di vista, sia che si voglia concentrare l'attenzione sulle liriche piuttosto che sulla musica.
Qui veramente tutto funziona alla perfezione e avrei tanto voluto trovare punti deboli, ma ad un gruppo che ti infila quel poker iniziale ("Adesso è limpido, "La distanza", "Niente mi ricorda di te" e "Come ogni sera") quale pretesto escogiti per imbastire una critica? Non che il resto sfiguri (anzi!), ma finirei a scrivere fiumi di parole.
Preferiasco piuttosto concentrarmi sugli altri dettagli che fanno di questo album un capolavoro; ad esempio gli arrangiamenti orchestrali da antologia di Fabio De Min (Non Voglio Che Clara), che ti incollano alle casse dello stereo, l'interpretazione vocale di Paolo Beraldo, capace di cogliere le sfumature emozionali di ogni episodio (a seconda che si tratti di toni drammatici piuttosto che da ballata). Oppure le linee di basso di Federica Colella, quantomai incisive nel definire i contorni ritmici (come già in passato, tra l'altro), o ancora le chitarre di Alessandro Ceron, artefice di azzeccate dinamiche sonore, a coniugare la tradizione melodica italiana con quella d'OltreManica.
Ma oltre a ciò la cosa che più colpisce è la semplicità di queste canzoni, questo loro essere "acqua e sapone" - e proprio per questo belle, semplicemente belle.
Pendere altre parole non è più necessario per un disco che ha già dimostrato il suo valore a chi lo ha ascoltato. Qui c'è da immergersi col cuore e goderne fino allo sfinimento… (Faustiko - http://www.rockit.it)
Ci sono alcune band italiane la cui musica ci fa rendere conto di quanto sia vivo anche da noi l'ardore di creare un buon indie-rock che, seppur fortemente ispirato alle scene estere regala, nel nostro piccolo, perle di rara bellezza.
La carriera dei Northpole ha poi una storia particolare, questo disco infatti è un debutto anche se la band è in piedi da dieci anni. Il cambiamento dall'inglese all'italiano ha dato una sferzata più nostrana al sound e il risultato non è affatto male.
Coesistono diverse anime in questo album, partiamo da quella indie-pop orchestrata che affolla la prima parte del disco, dal primo brano "Adesso è limpido", passando per "La distanza", e giungendo a "Niente mi ricorda di te".
Un ottimo trittico per introdurre nel mondo sognante dei Northpole, che diventa poi malinconico in "Come ogni sera" e rock acido in "Luca Marc (la canzone del Piave)". Il rock noise sopravanza in "Non esagerare mai" mentre "Ken star black revolution" ribadisce la voglia indie-pop stampata sulla pelle dei Northpole.
La chitarra acustica introduce la ballata intitolata "Tutto il fuoco che hai" dove trova spazio anche l'organo, mentre l'atmosfera si incupisce sulle note di "La musica si è fermata". "Giuda" chiude il disco con la sua melodia sussurrata su chitarra acustica e piano.
Il disco nei Northpole è un piccolo capolavoro indie, curato in ogni dettaglio, dove le emozioni create dai testi danzano perfettamente con quelle evocate dai bellissimi paesaggi strumentali. (Nicolò - http://www.kdcobain.it/)
- Adesso è limpido
- La distanza
- Niente mi ricorda di te
- Come ogni sera
- Laura
- Luca Marc (La canzone del Piave)
- Non esagerare mai
- Ken star black revolution
- Tutto il fuoco che hai
- La musica si è fermata
- Giuda
NORTHPOLE
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COMMENTI (1)
Inviato il 15 agosto a 18:00
...dici? per me continua ad essere un grande disco, soprattutto per come sapeva raccontare il disagio di un nord-est in declino, tra capitalismo al collasso e la globalizzazione che invade il quotidiano...