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Norvegia, tra "takk for alt" e damnatio memoriae

Creato il 23 luglio 2011 da Alessandro @AleTrasforini

Sarà legittimato con ancora più forza quel senso corrisposto del sospetto che, citando Samuele Bersani, è cresciuto con il mondo e con l'umanità da quella data di settembre da tutti tristemente conosciuta. Al cuore del Paese felice (cit. A.Sofri) è giunto un colpo mortale per la fiducia nel futuro che ci attende, così come altre frontiere sono state abbattute con forza e prepotenza senza precedente alcuno.  Si consuma una tragedia nazionale che fa tornare con la mente alla sorda immediatezza di tutti gli eventi che, improvvisi, riescono a cambiare radicalmente la tranquillità futura del mondo.  Le ultime informazioni hanno rigettato quasi completamente la matrice islamica, attribuendo integralmente le colpe ad un 32enne fanatico ed integralista.  Il suo nome lo ometto volontariamente, per poterlo condannare con più facilità ad una damnatio memoriae degna di un atto così sordo. Dai mezzi di informazione arrivano notizie riguardo alla sua vita, a suoi interessi, a sue citazioni che avrebbero potuto spingerlo ad intraprendere un atto così folle.  Si stanno scoprendo consegne di fertilizzante per potersi, forse, impadronire più facilmente di sostanze chimiche adatte a costruire bombe con cui seminare terrore e panico.  I racconti dei giovani sopravvissuti al massacro sono allucinanti: "Io e altre due persone stavamo a terra e ci siamo salvati perché ci siamo nascosti sotto altri corpi, fingendo di essere morti. Potevo sentire il suo respiro, i suoi stivali, mi sono tuffato in acqua, ma non ho avuto il tempo di togliermi i vestiti, così era difficile nuotare. Mi sono allontanato per 100 metri, poi ho capito che dovevo tornare a riva, perché se avessi continuato sarei sicuramente morto." Scudi umani per resistere alla follia pura, mentre questo pazzo invasato continuava la sua strage:  "Ero a cinque, forse sette metri da lui, che urlava 'vi uccido tutti, dovete morire tutti'. Mi ha puntato l'arma contro, ma non ha premuto il grilletto." Le voci a cui prestare attenzione in casi come questi sono quell dei sopravvissuti, investiti all'improvviso del ruolo di testimoni della follia più pura. Invecchieranno con un trauma da raccontare, con una sorda esperienza da dover ogni volta condividere per non morire dentro. Al resto della follia è opportuno non prestare attenzione alcuna.   Nessuna o tutte le abitudini e le attitudini di una persona folle possono essere strumentalizzate o male inquadrate, essendo tipiche di quelle facoltà umane che la normalità non riesce a spiegarsi.  Riflessioni sono lecite sulle nuove modalità di diventare terroristi, mescolando ideologie distorte avademecum multimediali capaci di insegnare la ricetta per la bomba perfetta.  Od almeno per la molotov meno sbagliata.  Niente e nessuno potrà togliere ai norvegesi quel loro modo di vivere, come riferito dal Primo Ministro Stoltenberg.  L'opinione di Adriano Sofri in un articolo di oggi inquadra l'anima norvegese come intimamente collegata a quella madre Terra che gli Indiani d'America tanto hanno amato fino al loro ultimo respiro:  "[...]I norvegesi tengono la natura come la cosa più preziosa, e più che rispettarla le appartengono. Senza smancerie, perché è spesso una natura durissima. Averci a che fare è impossibile senza contare sui propri vicini, e questa solidarietà va assieme a un riserbo e una sobrietà leggendari. [...]" Appartenere ad un unico tutto, nel bene e nel male.  E' soprattutto nel male che, in momenti come questi, il mondo si immerge.  Sia che sia islamismo o sia che sia fondamentalismo derivato da un folle pazzoide, la sostanza della cronaca non cambia di moltissimo la sua natura.  Si modificano le dietrologie, si confondono ruoli ed effettivi colpevoli. Tutto ciò viene fatto, forse, nel tentativo disperato di riavere indietro le vite ormai perdute.  Rimane, invece, ai sopravvissuti il ruolo di ancient mariner; resteranno per sempre condannati a diffondere quelle esperienze, quel dolore e quelle paure.  Tutto ciò solo per non morire dentro: "[...]e la nave come piombo affonda nel mare/e l'eremita assolve il Marinaio dai peccati/il Marinaio è costretto a raccontare la sua storia/a raccontarla ovunque vada/per diffondere con il suo esempio la Parola/dobbiamo amare tutto ciò che Dio ha creato/e l'ospite è triste ma più saggio [...]" (cit. The rime of the Anciet Mariner, Iron Maiden) Ci saranno tristi e saggi, nel sentire parole e messaggi da marinai così terribilmente marchiati a vita.  Il conteggio dei morti crescerà sicuramente ancora, così come aumenterà il cuneo di strumentalizzazione e di mostri da sbattere in prima pagina.  Tutto ciò, ovviamente, svilendo quella linea sottile che esiste tra l'essere ricordati per il bene o per il male compiuto.  Le vite perdute nessuno più le restituirà, così come nessun norvegese potrà più credere di vivere in un Paese dove sia impossibile vedere pazzi autoalimentati compiere gesti fondamentalisticamente folli.  La gioventù laburista, posta sotto l'occhio del ciclone assassino, ribadisce la sua volontà di non arrendersi:  "Auf  (il movimento dei giovani laburisti, nds) non sarà ridotto al silenzio. Di fronte a questo attacco odioso e incomprensibile noi lanciamo questo messaggio: Auf e le sue idee sopravviveranno, come hanno sempre fatto. Non abdichiamo nella lotta per le nostre convinzioni, torneremo a Utoya."
Se è vero che sono solo le persone e le loro follie ad essere spesso problemi in situazioni come queste, è altrettanto vero che altrettanti individui devono e dovranno sempre più provare ad essere soluzioni? Ai morti ed a quelli con più vita stroncata davanti una terra lieve ed un pensiero riportato dall'articolo odierno di Sofri:
"[...]Mi tornano in mente i cimiteri norvegesi, che somigliano a giardini e si chiamano così. Noi iscriviamo nostri ricordi e saluti sulle tombe dei morti. Là sono i morti a salutare chi è rimasto, con tre monosillabi: "Takk for alt". Grazie di tutto."
Takk for alt.
Per saperne di più: 
http://www.repubblica.it/esteri/2011/07/23/dirette/norvegia_sotto_attacco_87_morti-19498666/
http://www.repubblica.it/esteri/2011/07/23/news/sofri_norvegia-19494051/?ref=HREA-1

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