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Una cosa è certa: non fa mai bene vedere i film dopo aver letto i libri da cui sono tratti, specie se ti hanno suscitato le passioni di cui ho parlato sopra. E' molto meglio fare il contrario, perchè in questo modo eviti di restare 'interdetto' di fronte agli attori in carne e ossa e anche a certe situazioni sceniche che, inevitabilmente, possono essere ben diverse da come te le eri immaginate. Ma questo è il prezzo da pagare ogni volta che ci accingiamo a vedere una pellicola di questo tipo, e dobbiamo comunque rispettare la creatività del regista che non rinuncia, giustamente, a metterci dentro qualcosa di suo.
In ogni caso il film diretto dal vietnamita Tran Ahn Hung è molto fedele al romanzo di Murakami Haruki: scelta intelligente e giusta, non c'era davvero motivo di stravolgere una storia semplice, assoluta e lineare, che era già lì e funzionava egregiamente. Certo la versione cinematografica è decisamente semplificata rispetto al romanzo, e molte sequenze non vengono spiegate o commentate (e questo non è necessariamente un male) finendo forse per risutare poco comprensibili a chi si avvicina per la prima volta alla storia. Ma devo dire che nel complesso le emozioni, il dolore, la mia empatia e il mio coinvolgimento personale sono rimasti intatti.
Norwegian Wood parla di tante cose: di relazioni difficili, di equilibri delicati, di amori totalizzanti anche se fisicamente appena accennati, di persone che affrontano la vita e di altre che scelgono di smettere di vivere, lasciando a chi rimane il peso delle domande e delle responsabilità. Parla di vita e di morte, di come queste non siano mai in antitesi ma indiscutibilmente l'una parte dell'altra.
Parla, soprattutto, dei dubbi e delle paure di una generazione che fa sempre più fatica a capirsi e comunicare con gli altri, e che cerca disperatamente di sfuggire alla solitudine.
Watanabe, il protagonista, è un ragazzo che deve dividere i suoi sentimenti con due donne, che ama in egual misura ma diversissime tra loro: una, Naoko, è timida, fragile, complicata, spaventata dal mondo e dalla propria personalità. Rappresenta l'insicurezza e la sensibilità di tante persone che si sentono 'diverse' solo perchè respinte da una società dominata dalla superficialità dei rapporti umani.
L'altra, Midori, è invece l'esatto opposto: è, apparentemente, vulcanica, aperta, esuberante, solare. Salvo poi scoprire che l'aspetto esteriore è in realtà una 'maschera' protettiva, per nascondere un passato fatto di ferite profonde e mai rimarginate.
Logico che il ragazzo, stretto tra due persone che sono complementari tra loro, si troverà continuamente assalito dai dubbi e dalle responsabilità. A salvarlo sarà il suo grande senso morale, che lo spinge a rigettare tutto ciò che è falso e finto, e che gli darà la forza di guardare avanti.
Ma Norwegian Wood è anche un romanzo sull'importanza e sul valore dei ricordi che, dice Murakami, sono tutt'altro che incancellabili. Il libro inizia con Watanabe ormai adulto che, durante un viaggio aereo, ascolta in sottofondo la canzone del titolo e viene inevitabilmente colto da un groppo alla gola... non tanto per la nostalgia, ma perchè si accorge che il viso di Naoko ha contorni sempre più indefiniti, e ogni giorno che passa lo sforzo per ricordarlo è sempre maggiore. Il tempo lenisce qualsiasi cosa, compresi contorni della persona amata che mai avresti pensato di dimenticare. E in questa sequenza c'è tutta la struggente malinconia e il senso di inadeguatezza che pervade tutto il racconto, destinato a rimanere a galla per diverso tempo anche dopo aver terminato la lettura, a seconda della
sensibilità di chi legge.
Di questa sequenza però nel film non c'è traccia. E questo è, a mio avviso, uno dei difetti più evidenti e clamorosi: saltare questo prologo significa togliere al resto della storia quel senso di nostalgia e di sottile disagio che contribuisce a rendere più sfumati e tolleranti i giudizi sui personaggi, che nella versione cinematografica finiscono per essere inevitabilmente 'decontestualizzati' e più stereotipati rispetto all'originale. Il film risulta essere così più 'crudo', più diretto, ma decisamente molto meno 'poetico' e delicato del mondo descritto da Murakami. Questione di sensibilità personale, ovvio. Come a giudizio di chi scrive è abbastanza inadeguata l'attrice che interpreta Midori: nel romanzo è una ragazza forte, bella, 'adulta', segnata dalla vita. Nel film sembra una lolita insopportabile e con la puzza sutto il naso...
Ma nel complesso, Norwegian Wood resta un film da vedere. Che piacerà a tutti coloro che sanno di non avere certezze nella vita, e che in più di un'occasione si sono trovati di fronte a scelte difficili, dolorose ma inevitabili. E che si saranno accorti che il coraggio di certe azioni, e la forza per compierle, dobbiamo necessariamente trovarle dentro di noi. E questo non ci riporta, forse, al nome di questo blog?
VOTO: * * *
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