20 gennaio 2014 Lascia un commento
Film del 1922 ma potrebbe essere del 2022 o 3222 nell’infinita capacita’ di restare terrificante a prescindere dal tempo trascorso. La trama e’ nota, simile al "Dracula" di Stoker al quale si ispira, dalle differenze che nascono dalla volonta’ o il bisogno del regista di non pagare i diritti ai legittimi eredi. Cio’ fece del film un’opera salvata a stento dalla furia giustizialista della famiglia che vinse la causa contro il regista, fortunatamente rimasta integra e a tutti noi destinata.
Esempio superbo del cinema espressionista tedesco, ne utilizza tecnica e filosofia per amplificare il terrore che la sola vista di Max Schreck, lo splendido Nosferatu, provoca al pubblico. Merito dell’interprete ma ancor piu’ di Murnau che nelle prospettive azzardare e distorte crea l’alone di soprannaturale e mostruoso che accompagna il vampiro. Nosferatu, il "non morto". Murnau e’ attento a definirne forma e psicologia, persino la genesi nella spiegazione che egli sia una mutazione singolare ma non straordinaria, alla stessa stregua delle piante carnivore o delle meduse uncinate, anomalia giustificata da un deviato percorso evolutivo. Il vampiro come forma naturale, percio’ non soprannaturale o almeno portatore di uno straordinario che non e’ mistero ma caratteristica.
Ad ogni modo parlare serve a poco su un film che dopo cento anni e’ ancora citatissimo e riprodotto in infinite riedizioni e rimasterizzazioni. Merito anche di Herzog, e’ certo ma egli dipinse un magnifico affresco coi colori donati dalla pellicola originale di Murnau, dunque va ringraziato due volte.
Vederlo non basta, film da sentire ed ammirare.