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Nostalgia di pianti

Creato il 03 aprile 2011 da Mapo

In questi giorni, è sotto gli occhi di tutti, non si fa che parlare a destra e a manca (nel vero senso della parola, si direbbe volendo fare della facile ironia), degli "immigrati clandestini" che "a decine di migliaia", ci stanno "invadendo", con riferimento particolare a Lampedusa.Due giorni fa, accendendo la televisione (atto che faccio di rado e, quasi invariabilmente, pentendomene amaramente) mi sono imbattuto in un filmato imbarazzante che ritraeva il nostro premier, Silvio Berlusconi, davanti ad uno sparuto gruppo di isolani accorsi a sentirlo parlare. Tutti schierati lì, in maglietta, pantaloncini e occhiali da sole. Le teste (e i cervelli), scaldati dal sole battente.
Lui, camicia sbottonata e giacca blu, a recitare il suo comizio improvvisato. Il tutto, curiosamente, mentre qualche centinaio di km più a nord l'intero parlamento (schierato al gran completo come accade solo nelle grandi occasioni) si preparava ad approvare l'ennesima legge ad personam.Credevo di sognare guardandolo lassù, su quel palco di fianco ai politici locali, ad imbastire un discorso senza né capo né coda conquistandosi a suon di colpi di fantascienza da film di terz'ordine l'almeno apparente consenso di quei siciliani che, a quanto pare, si proponevano inizialmente di contestarlo.
"Costruiremo un casinò", "Proporremo Lampedusa al Nobel per la Pace", "Qui sorgerà un campo da golf": sono solo alcune delle mirabolanti promesse del Cavaliere alla platea che applaude e lo incita con cori da stadio. Venivano piano piano ammainati dagli sparuti contro-manifestanti (peraltro minacciati dal sindaco e da altri energumeni giunti appositamente sul posto) i cartelloni bianchi con scritto "vergogna", in pennarello rosso, mentre sullo sfondo una lunga fila indiana di nordafricani, ognuno con la mano destra sopra la spalla del precedente (non entrambe, è stato detto, per evitare l'effetto "trenino") si apprestava a salire su una delle grandi navi portate dal Silvio nazionale per risolvere il problema di Lampedusa in 48/72h.Un po' come i rifiuti, a Napoli: un "inconveniente" che torna imperterrito a far parlare di se, di volta in volta, turbando il paesaggio, guastando il turismo e solleticando il nostro razzismo latente nella solita ed egoistica concezione della tutela dei nostri (peraltro immeritati e fortuiti) privilegi. Tunisini, Libici, Egiziani e chi più ne ha più ne metta. Umanità valutata "al chilo" che viene smistata, deportata, destinata, spostata, reimpatriata, distribuita, rimbalzata, rifiutata. Un anticipo drammatico di quanto potrebbe avvenire con i resti dell'uranio impoverito di ipotetiche centrali nucleari. Il tutto finisce in un orgasmico "sono lampedusano anch'io", a seguire l'annuncio di aver comprato una villa sull'isola, con il solito sorriso a 34 denti, di chi gioca a fare il Paperon de Paperoni a pochi metri da miseria e povertà. Imbarazzo, pudore, rispetto: giammai. Sono solo sentimenti lontani, destinati a rimanere rinchiusi tra le pagine dei romanzi di una volta.
Ed ecco che, tirato fuori da chissà quale cassetto, a Blob spunta questo video. E' il '97, i profughi già cominciano a morire nel braccio di mare che li separa dalla loro idea (illusoria, forse) di felicità a portata di mano. 14 anni fa. Vengono i brividi a pensare da quanto tempo questo faccenda venga considerata "emergenza", senza che mai si sia realmente riusciti a comprenderla a fondo. Al governo c'è il centrosinistra che firma un decreto di rimpatrio nei confronti dei migranti. Silvio, pronto a far della demagogia, vola a Lampedusa, a guardare in faccia i profughi.E' un Berlusconi un po' più pelato (e quindi più giovane) quello che si vede in questi fotogrammi. E' sceso in politica da circa 3 anni. Non è uno stinco di santo, dato che ci si è tuffato in una rocambolesca fuga dai giudici che continua ancora oggi, eppure non appare ancora quell'odierna aberrazione della democrazia moderna, ammalato di donne, soldi e potere. Ed è proprio lì che, assediato dai giornalisti che tentano di stapparne una dichiarazione, si commuove e piange, davanti a tutti, chiedendo "scusatemi" e pensando al destino di questa gente, con cui ha da poco smesso di parlare. Appaiono lacrime vere, qui dal futuro, per quanto si possa provare a classificare un'emozione.Chissà se, in questi giorni, avrà ripensato a quel momento guardandosi allo specchio (come intimava di fare ad un giornalista poco compiacente che ha provato a contraddirlo in una conferenza stampa l'altro giorno).Viene quasi da chiedersi cosa siano la nostra classe politica e le nostre istituzioni, se appaiono così efficienti nel rendere peggiori le persone che entrano a farne parte, quasi si trattasse di scuole al contrario, prigioni, o cosche di mafia.

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