Io personalmente ho creduto di non poter sopravvivere a questa prima bella mazzata di caldo e afa cittadina che hanno trasformato casa nostra in una fornace, togliendo respiro e capacità reattiva ai suoi abitanti over-due. Non so perché il caldo non riesca invece a fiaccare troppo la pupa. Sarà che nelle ore centrali della giornata se la dorme beata con tanto di condizionatore.
Sarà.
Io però accuso, sia la sua esuberanza di energia, davvero fuori luogo in queste bollenti contingenze, sia la stanchezza accumulata nei giorni immediatamente successivi al nostro rientro, chè mi ero messa in testa di concorrere, tanto per non sentirmi fuori gioco, concorsi per laureati. Ho riesumato i cari vecchi manuali dell'università, e mi sono imposta questo ulteriore supplizio.
Se non altro ci hai provato, Suster.
Vabbè, ma ora avrei proprio bisogno di freschezza, e riposo, e oblio, ora che andare al mare con la pupa in mattinata è diventata più una velleità suicida che un piacere, ora che ci sono altre cose a cui mettere mano, altre cose che iniziano, cose di cui forse un giorno vi parlerò, ammesso che a qualcuno freghi qualcosa, e la stanchezza mi attanaglia, proprio quando la città si spopola e tutti gli uffici sono chiusi, e io immagino le altrui assenze trasformate in altrettante vacanze su lidi meravigliosi, mi cullo nel ricordo dei miei giorni di relax, ormai così lontaaaani!
(Nota per me: le vacanze in luglio sono una fregatura, finiscono troppo presto!)
Naturalmente non finisce così il mio resoconto della mia Vacanza.
In poche parole, siamo andati al mare.

Potevo io perdere l'occasione di postare un bel malloppazzo di foto della pupa felicemente sguazzante nelle acque cristalline di quella che è per un quarto di DNA, la sua terra madre?

(In questa foto, trova Hasuna)
La pupa ha avuto il suo bel daffare, in quei densi e annacquati quindici giorni.
Ha esaminato la composizione mineralogica dell'arenile.
Ha osservato le proprietà polimorfiche della massa liquida.



Ha ostentato look da spiaggista (anche se ha dovuto attingere al guardaroba della cuginetta, avendo lei un solo costume che spesso e volentieri veniva dimenticato a casa!)
Ha edificato e demolito, miscelato e plasmato la materia inerte.

Ha improvvisato traversate di natanti.


Ha salutato il mare, la sera, quando le ombre si allungavano sull'acqua, e lei aveva le labbra blu per il vento e i tanti bagni, e allora ci congedavamo da lui, per tornare poi.


Ha esultato per le pesche miracolose del babbo.
Il quale, per conto suo, andava a pesca.




Ha amato scorrazzare seminuda, in varie guise.

Ha esplorato pertugi e colonizzato di mollette gli angoli più disparati della casa.


Ha rinunciato ad avere i capelli in ordine.

E soprattutto, ha giocato con Babbo.



Ha assaporato la dolce frutta dell'estate, generosamente elargita dal nostro albero di susine, fedeli compagne di viaggio, che con noi hanno attraversato mezza Italia, per poi finir così, su lidi di vacanza divorate.

Ha festeggiato i suoi due anni, estinguendoli come le fiammelle di quelle due candeline rosa, più e più volte, per essere sicuri.


Dopo esserci esercitati così a lungo, valeva la pena che durasse più del tempo di un soffio, il suo momento.
Ed era già ora di tornare.
Allora ha salutato dal parapetto del traghetto...


Ha lasciato un ultimo sguardo pensieroso alla costa che si allontanava, romantica come un'eroina da romanzo rosa.


E via: di nuovo verso casa.
