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Not about pippa middleton

Da Marco Vallari @marcovallari

matrimonio-reale-6_bigPerdonate lo sfogo. Sarà la pioggia, sarà l’autunno, ma leggere la notizia del quattordicenne violentato e pestato a sangue perché “grassone” alimenta in modo esponenziale la sensazione di pessimismo cosmico che da qualche tempo mi assilla. Oggi sono molto più sensibile di ieri perché sono padre e penso costantemente, ogni giorno che il Signore manda, a quale destino mando incontro i miei figli. Negli ultimi vent’anni ci siamo imbarbariti e siamo peggiorati tanto. Non voglio dare la colpa alla politica come fanno quasi tutti perché sono convinto che ogni popolo ha i governanti che si merita e non è possibile ignorare la gente che si incontra per strada. Si vive in una realtà che va sempre più di corsa, con una crisi economica costante e per accorgersi che va male basta guardare i volti perennemente imbronciati della gente. Siamo diventati “brutti, sporchi e cattivi”. Il “rispetto” va a farsi benedire, a partire dall’automobilista che svolta senza freccia al ragazzino che manda a quel paese l’adulto se si permette di fare osservazione, fino a degenerazioni totali come l’episodio di Napoli. Sembra quasi che nessuno sia esente da questo impoverimento culturale che investe Nord, Centro e Sud del Belpaese, isole comprese. Viviamo in un mondo in cui un articolo sul fondoschiena di Pippa Middleton (seppur interessante dal punto di vista estetico) riceve più apprezzamenti e condivisioni di un pezzo sulla crisi occupazionale. Viviamo in un mondo in cui le notizie corrono talmente veloci che nemmeno ci si prende la briga di verificarne l’autenticità prima di scatenare l’indignazione popolare (che solitamente si traduce in petizioni inutili sulle multe ai proprietari di cavalli che cagano per strada, vero flagello). Viviamo in un’epoca in cui si scende in piazza in massa per comprare l’ultimo modello di smartphone ma non per difendere i propri diritti. L’emblematico titolo di una pagina satirica su Facebook, “Siamo la ggente il potere ci temono” sintetizza benissimo il problema. Sembra quasi che la società sia lobotomizzata e non ci sia limite al peggio e non resta nulla di cui stupirsi e/o indignarsi: mascheriamo l’egoismo, l’invidia e l’intolleranza imperante con la difesa dei valori e delle tradizioni quando dimentichiamo che essi sono principalmente un arricchimento per tutti, un’occasione di crescita reciproca e non uno strumento per rimarcare le diversità o tormentare il più debole. Il dialogo poi, è ormai bandito a tutti i livelli e vige la regola di chi urla e polemizza più forte, tanto che ormai è quasi insopportabile seguire qualsiasi telegiornale o dibattito televisivo in cui l’apice dei discorsi consiste nel darsi reciprocamente dell’imbecille. Ecco perché mi rattrista ma non mi stupisce il fatto che un ragazzo sia stato pestato per la sua “stazza”. Perché l’italiano medio perdendo il rispetto delle regole considera la propria cultura come un patrimonio di “razza” ed ha perso completamente di vista il rispetto per “l’altro”. Chi non si conforma allo status è ritenuto un male da estirpare sempre e comunque con ogni mezzo, violenza compresa. Se volete farci due (amarissime) risate potete guardarvi il film “Idiocracy” ed avrete il quadro completo di come siamo destinati a finire se non si cambia rotta. E poi abbiamo preso questa fastidiosa abitudine: etichettiamo sempre tutto. Non si parla più di persone ma di “omosessuali”, di “extracomunitari”, di “immigrati”, di “clandestini”, di “grassoni”. E quando qualcuno compie un crimine badiamo bene a condannare e punire l'”omosessuale”, il “clandestino”, il “grassone” e non il colpevole in quanto “persona”. Come fosse un’aggravante, con buona pace della Costituzione Italiana. Specifichiamo, perchè non sia mai che qualcuno possa pensare che il vero italiano a volte fa il delinquente. Pensiamo ad esempio alle reazioni violente che leggiamo sui social network quando uno straniero compie un furto (uno qualsiasi, anche di galline) e poi andiamo a verificare quante ore di talk show pomeridiani vengono sprecate  a disquisire con toni buonisti su casi tipo l’omicidio di Garlasco o sui vari Olindo e Rosa, insieme a eminenti tuttologi ed improbabili showgirls prestate alla sociologia. Anche quando trattiamo argomenti come le coppie di fatto, i matrimoni fra persone dello stesso sesso o l’adozione di minori, dovremmo essere più educati e delicati. Facciamo le crociate sulla pelle di “persone” come noi ma la maggior parte della gente non se ne cura. E via di etichette e distinguo. Lo stesso discorso vale per la questione accattonaggio. Ci sono persone fastidiose è vero ma per smascherarli non serve tanta repressione. Basterebbe offrirgli un panino anzichè i soldi. Chi ha fame veramente lo accetterà e lo consumerà probabilmente subito. Chi ha altre intenzioni rifiuterà sdegnato. Provare per credere. Ogni giorno assistiamo anche ad episodi di intolleranza, di inciviltà e maleducazione di italiani verso italiani ritenuti “diversi” perché disabili oppure obesi eccetera. La società non li tollera perché li vede come una minaccia all’ordine precostituito oppure come un neo da estirpare in una mondo concepito solo per i belli ed i perfetti. Anche nella nostra piccola cittadina non siamo esenti da questo, soprattutto ultimamente. Sono ben lontani i tempi di “Casalmaggiore o che bel fiore, tu che accogli la povera gente hai un cuore grande così”. Nonostante i pessimi esempi che i miei figli hanno di fronte tutti i giorni, potremmo fare qualcosa tutti insieme. Iniziamo dalle cose basilari, come dare la precedenza ad un incrocio senza mandare gli altri automobilisti a quel paese. Iniziamo a rispettare le piccole regole del vivere quotidiano. Per restare nel tema della circolazione stradale pensiamo a chi si lamenta degli autovelox o dei Velo OK perché li ritiene un mezzo solo per far fare quattrini alle Amministrazioni Comunali. Evidentemente se c’è un limite di velocità e se arriva una multa significa chiaramente che non sono state rispettate delle regole. Discutibili finchè si vuole, ma se ci sono vanno rispettate. Punto. Non c’è burocrazia che tenga (se si tratta di attrezzature a norma o meno) e c’è davvero poco di cui lamentarsi. Impariamo di nuovo a rispettare le regole ed insegnamolo ai nostri bambini. Solo così potremo ricominciare a rispettare gli altri e magari tornare a quel bellissimo valore che è la solidarietà che contraddistingueva positivamente la comunità casalasca (ma non solo). Del resto se siamo costretti sempre più a ricorrere ad autovelox, telecamere, telelaser, varchi elettronici e quant’altro è perchè siamo proprio noi in prima battuta che ce ne freghiamo altamente. Le case si costruiscono mattone dopo mattone, chissà che le future generazioni riescano a rialzarsi. Lo so, quello che ho scritto può sembrare una sfilza di banalità, ma finchè continueremo a considerarle tali non ne usciremo mai.

P.S. La foto di Pippa Middleton ovviamente non c’entra nulla con l’articolo. L’ho messa perchè sono sicuro che se ci avessi messo ad esempio la foto di un ospedale in Congo nessuno si sarebbe preso la briga di leggerlo. Il mondo va così.


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