Oggi vorrei rispolverare un argomento che non ho avuto modo di trattare negli ultimi tempi: l’effetto Nimby. L’origine è anglofona (Not In My Back Yard: non nel mio cortile) e designa l’opposizione, in ogni forma lecita, a qualunque infrastruttura o impianto di nuova costruzione nell’area in cui si abita. Quindi non solo le centrali nucleari, ma anche i termovalorizzatori, ad esempio. Cito i termovalorizzatori perché sono di grande attualità, a causa della riemersa crisi dei rifiuti a Napoli e dintorni. La popolazione non vuole che si costruiscano (altre) infrastrutture di questo tipo, né sono disposti ad ospitare discariche per i rifiuti. Non nei pressi delle zone abitate. È così per l’emergenza rifiuti. È così per le nuove centrali nucleari: molti si dicono favorevoli, possibilisti, non contrari.. ma all’atto pratico si concretizza una sostanziale indisponibilità, dato che molte realtà locali si dichiarano contrarie. Nelle forme più disparate: petizioni, raccolta firme, appelli alle autorità.. a volte sono le stesse autorità a farsi promotrici di queste iniziative, con risoluzioni e votazioni nei consigli comunali, provinciali e talora anche regionali.
Voi capite che in questo modo è impossibile fare alcunché. Per carità, l’opposizione è legittima. E non sarò io a dirvi ‘ospitate una centrale o un termovalorizzatore’.. però ad un certo punto un compromesso lo si deve pur trovare.. altrimenti il paese rimane fermo. Peggio: in alcuni casi si impedisce di rimediare a situazioni di emergenza. Si deve trovare un compromesso: magari in zone non abitate o altro.. ma qualcosa va fatto. Anche perché il più delle volte il fenomeno, se analizzato, si presenta come un insieme di meccanismi che hanno, o possono avere, anche finalità del tutto diverse dall’ottenere (o meno) quanto si chiede. Per esempio, a livello locale spesso sembra si persegua più che altro il voto del cittadino, oppure (nel caso delle testate giornalistiche minori) sembra si cerchi più che altro di aumentare la vendita e la tiratura puntando sulla controversia. Tutto ciò getta un’ombra inquietante sulla situazione, perché verrebbe da chiedersi: se l’opinione pubblica fosse di orientamento opposto, i giornali scriverebbero le stesse cose? O l’opposto?
La risposta a questa domanda io non la ho; però oggi leggevo un articolo che fa un’analisi del fenomeno Nimby (a questo link: http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=104046) e che riporta alcune delle mie riflessioni. In particolare, si analizza anche il possibile uso del fenomeno Nimby da parte di politici e giornali. Non è un’accusa, né da parte mia, né (presumo e deduco) da parte del sito che ne parla; si tratta piuttosto di cercare di spiegare i motivi di un comportamento assai contraddittorio: dirsi favorevoli in linea generale ad un determinato provvedimento, ad una costruzione, ad una tecnologia; ma dirsi anche indisponibili ad ospitarla nel proprio territorio di competenza. Non entro nel merito delle ragioni addotte a giustificazione (nel caso del nucleare, ad esempio, capita spesso di sentire: ‘sono favorevole, ma non qui perché abbiamo già abbastanza energia’); cerco però di comprendere le dinamiche di un giochino (nel senso che la contraddizione può apparire infantile) che può rivelarsi devastante per le sorti del paese. Un paese che ha bisogno di termovalorizzatori e di energia atomica.
Un paese che ne ha un enorme bisogno, come un bimbo affamato. Ne ha bisogno per la sua crescita, per il suo futuro, per sostenere il proprio attuale tenore di vita che, diversamente, rischia di scoppiare come un palloncino. Non amo creare allarmismi, ma mi sento obbligato ad esporre le situazioni che ritengo rischiose per tutti: alcuni dicono che oggi non abbiamo bisogno di altra energia. Lo accetto. Potrei rispondere con dei numeri che dimostrano il contrario. Ma a cosa servirebbe? Riceverei risposte uguali e contrarie, e non si risolverebbe nulla: ognuno ha i propri numeri, e crede in ciò che vuole. Ciò che tuttavia non si può negare è che se davvero l’Italia oggi ha sufficiente energia, lo stesso non si potrà dire nel futuro, se lasciassimo tutto com’è ora. Mi spiego: i paesi tendono a crescere, diventare se possibile più ricchi e di conseguenza aumentano consumi e bisogni energetici. L’industria cresce, ma necessità di energia. E allo stato attuale i costi sono alti: non è mistero che molte aziende de localizzino.. i motivi sono anche legati agli ingenti costi delle bollette. Allora, vi sembra possibile e ragionevole voler crescere e consumare di più senza dotarsi dei mezzi per farlo? Una macchina, senza benzina, cammina o resta ferma? E la si può, in alternativa, alimentare a grappa? No. A questi ritmi non potremo progredire. Resteremo sempre più fermi, è inevitabile. Oggi forse non abbiamo bisogno di energia (e non sono d’accordo), ma in futuro non sarà così ed è assurdo pensare il contrario. Il futuro va visto in prospettiva; e in prospettiva noi ci ritroveremo ad essere sottosviluppati. Sembra un’esagerazione, vero? Ma se gli altri paesi progrediranno, e noi resteremo fermi, dovremo constatare di essere sottosviluppati. Allora voi capite di che danni è capace il fenomeno Nimby? Soprattutto se, adoperato per finalità diverse da quelle dichiarate, diventa strumento per dire NO a tutto..