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Note a margine: 1Q84 Libro 3

Creato il 16 gennaio 2013 da Dida

Note a margine: 1Q84 Libro 3
Quello che apprezzo di più, soprattutto per quanto riguarda i romanzi, è non riuscire a comprenderli completamente. Non nutro alcun interesse per le opere di cui mi sembra di capire tutto.(1Q84)Di 1Q84 si può dire tutto, tranne che sia un libro di facile comprensione. A partire dalla storia di Tengo e Aomame agli equilibri del Sakigake tutto, in questi tre libri, lascia un senso di sospensione e non detto.Il mio 2012 si è concluso con la lettura di 1Q84 Libro 3, uscito in Italia a un anno di distanza dalla pubblicazione dei Libro 1 e 2, e se devo essere sincera leggendo una serie di commenti online, alcuni dai toni decisamente “forti”, l’entusiasmo con quale ho approcciato a questo volume non era lo stesso dei primi due. Ma mi è bastato leggere il titolo del primo capitolo per farmi travolgere dalla magia di Murakami.
Note a margine: 1Q84 Libro 3
...Qualcosa tira calci ai lontani margini della sua coscienza...

Per chi ha letto 1Q84 Libro 1 e 2 la lettura del terzo libro si rivelerà totalmente diversa. Questa volta, infatti, Murakami ha letteralmente trasportato il lettore nel “Paese dei gatti” e in quel mondo dove brillano due lune. Alla fine del secondo libro, infatti, Tengo e Aomame si ritrovano sotto lo stesso cielo e in mondo dove, finalmente, possono sperare di sfiorarsi. Il Paese dei gatti, o anno 1Q84, nel quale i nostri protagonisti vengono trasportati è un mondo dove tutto è possibile, dove anche eventi “strani” o “apparentemente” inspiegabili sono dotati di un senso e dove due anime che non sono mai riuscite a sfiorarsi, possono finalmente sperare in un incontro, in uno sguardo, perché quegli elementi invisibili che li hanno legati finalmente si sono mostrati.

Principalmente sono due le maggiori critiche che ho sentito muovere a questo volume: l’ immobilismo della storia e un eccesso di “sovrannaturale”. Note a margine: 1Q84 Libro 3Per quanto riguarda quest’ultimo punto ormai, ai fedeli lettori di Murakami, nulla più dovrebbe stupire. Se devo essere sincera ho trovato in Kafka sulla spiaggia, che ho adorato, elementi decisamente più “strani” e “fuori dall’ordinario” e quello che accade ad Aomame (evito di fare spoiler) non mi sembra così “stupefacente”, sempre iscrivendo l’episodio nell’ottica murakamiana. Per quanto riguarda l’immobilità, invece, non posso dare tutti i torti a chi ha contestato questa brusca frenata dello scrittore, dopo la tensione e la suspense con la quale si era concluso il Libro 2. C’è però da sottolineare che se nei Libri 1 e 2 il lettore era un vero e proprio spettatore, colui che “aspettava” l’evento e il deus ex machina che mettesse tutte le cose nell’ordine giusto, questa volta lo scrittore gli ha chiesto uno sforzo in più: l’immedesimazione.Durante la lettura, infatti, Murakami con i continui interventi, le descrizioni pregne di aggettivi e dai forti richiami onirici ha voluto far immedesimare il lettore nei due protagonisti e in quel commissario Ushikawa per il quale, a fine lettura, non si potrà non versare qualche lacrima. I Libri 1 e 2 quindi ci hanno aiutato a creare l’atmosfera, a calarci in mondo dove brillano due lune, dove le ombre riescono finalmente a rivelare la propria luce e dove non c’è bisogno necessariamente di una spiegazione per tutto. Infine, a difesa dell'immobilismo del Libro 3, se Murakami avesse concluso il romanzo spiegando e mettendo in ordine tutti gli elementi della storia, con una serie di eventi travolgenti e pregni di rivelazioni, forse, al lettore non sarebbe rimasto granché di questo romanzo. La grande forza delle storie che ci dona questo straordinario scrittore, infatti, è quello di lasciare un una serie di "emozioni", che non si esauriscono nel momento in cui si volta l’ultima pagina. Ogni personaggio e ogni romanzo di Murakami, infatti, insegna ai suoi lettori a capire e vivere un sentimento, un emozione.

Questa volta il sentimento che lo scrittore ci ha voluto lasciare è quella nostalgia che ha tenuto in vita Tengo e Aomame, che li ha caratterizzati fino all’arrivo nel Paese dei gatti. 

La nostalgia è il “dolore del ritorno”, un ritorno che molto spesso è diretto verso luoghi o persone che non comprenderemo mai totalmente o che forse, prima che il destino ce le strappasse, non avevamo pienamente apprezzato. La nostalgia è tutto il non detto, non fatto, non spiegato che inevitabilmente accompagnerà la nostra vita, come ha accompagnato i personaggi di questo romanzo, che sono troppi piccoli per comprendere fino in fondo e hanno troppe poche parole per spiegarcelo.  Di cosa realmente siano i little people, il Sakigake e le ombre che si celano dietro l’elegante casa dei Salici al lettore importa, ma solo nel momento in cui fa coincidere la fine dell’esperienza lettura, con la chiusura del libro. Per chi ama crogiolarsi, fortificarsi e vivere grazie a personaggi di carta&inchiostro questo romanzo, soprattutto nell’ultima parte, regalerà qualcosa in più. E forse, in un freddo pomeriggio invernale, si ricorderà di Aomame, Tengo e di tutto il non detto che ruota intorno a questo romanzo, magari mentre intinge una madeleine in un fumante tazza di tea.Alla prossimaDiana 
PS Se avete voglia di ascoltare un'altra recensione su 1Q84 vi consiglio di cliccare qui.

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