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Note azzurre a luci rosse

Creato il 24 novembre 2010 da L'Immagine Allo Specchio
Nella prima edizione integrale delle Note Azzurre che Adelphi pubblica in occasione del centenario della scomparsa di Carlo Dossi sono contenuti anche aneddoti e riferimenti piccanti a personaggi illustri dell'epoca.
Alcune di queste annotazioni vennero soppresse dalla moglie dello scrittore, che nel 1912 pubblicò una edizione parziale della raccolta; altre vennero censurate nel 1955 da Raffaele Mattioli, allora amministratore delegato della Banca Commerciale il quale, dopo avere accettato di stampare l'opera sotto il prestigioso marchio Ricciardi, alla fine si sottrasse per non essere vittima di ritorsioni legali da parte dei parenti dei personaggi citati.
Ma chi erano questi ultimi?
Erano nientemeno che alcuni dei più importanti protagonisti della scena politica e culturale del tempo: Manzoni, Tommaseo, Crispi, addirittura il re Vittorio Emanuele e tanti altri:
LA CONTESSA. Si dice che una contessa B (...) di Udine, immiserita per la sua prodigalità, abbia prostituito una sua figlia di 13 anni a quel re viziatore di vergini che ha nome V. Emanuele. Sta il fatto che la contessa oggidì spende e spande e trae in carozza la sua infamia pei pubblici passeggi di Udine. (n.539) MANZONI. Udii accusare Manzoni di pederastia, quando era giovine e avrebbe avuto per compagno di vizio il Bernardino Righetti zio di Cletto Arrighi. Certo è che Manzoni scrisse in gioventù poesie assai licenziose. Udii anche come Carlo Alberto nel 1849 fosse fuggito da casa Manzoni travestito da carrettiere. (n.3678) TOMMASEO. Tommaseo, egregio puttaniere. Manzoni udendo tale una sera imbrodolare di lodi il dalmatino, saltò su a dire "l'è ora de finilla con sto Tommaseo, ch'el gha on pè in sagrestia e vun in casin". Tommaseo, già attempato, entrando nell' usato bordello, chiedeva alla fantesca "c'è la candela?". Poichè il serafico poetuccio, l'autore di tanti libri di pedagogia, per eccitarsi al sacrificio venereo avea bisogna di una candela di sego nell'ano. E Tommaseo chiamava poi le mammelle "le ali dell'uccello". (n. 4952)

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