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Note di prosa - 51

Creato il 14 dicembre 2010 da Sulromanzo

Da “La vita oltre la vita” di Raymond A. Moody jr.

 

Sapevo che stavo morendo e che non potevo farci nulla perché nessuno poteva sentirmi… Ero fuori dal corpo, su questo non ho dubbi, perché potevo vedere il mio corpo sul tavolo operatorio. La mia anima ne era fuori! Dapprima mi sentii male per questo, ma poi venne quella luce chiarissima. Dapprima sembrava pallida, ma poi divenne un raggio potente. Una enorme quantità di luce, non come una forte luce elettrica, era troppa luce. E da quella luce emanava calore; sentivo un senso di calore.

Era di un giallo biancastro luminoso – no, quasi bianco. Luminosissima; ma non posso descriverla. Sembrava invadere tutto, eppure non mi impediva di vedere le cose attorno a me; la sala operatoria, i dottori e le infermiere, tutto. Vedevo chiaramente e la luce non mi accecava.

Dapprima, quando venne la luce, non capivo bene che cosa stesse accadendo, ma poi la luce mi chiese, fu come se mi chiedesse, se ero pronto a morire. Era come parlare con una persona, ma nella luce non c’era una persona. Era la luce che mi parlava, ma con una voce.

Ora, credo che la voce che mi parlava sapesse bene che io non stavo davvero per morire. Era piuttosto come se mi mettesse alla prova. Eppure, dal momento in cui la luce mi parlò, mi sentii proprio bene – sicuro e circondato dall’amore. L’amore che veniva dalla luce è inimmaginabile, indescrivibile. Era una persona con cui era divertente stare! E aveva senso dell’umorismo – sì, lo aveva!

 

Enigma - Way to eternity

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