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Note di prosa – 76

Creato il 04 febbraio 2011 da Sulromanzo

Da "Storia del Novecento italiano" di Simona Colarizi

I risultati dell'inchiesta parlamentare sulla miseria, presentati nel 1953, offrono un'immagine del paese veramente deprimente: le famiglie italiane classificate come misere, a bassissimo tenore di vita, sono l'11%; quelle in condizioni di povertà, a basso tenore di vita, sono l'11,6%; il 65,7% conduce un'esistenza definita modesta e solo l'11% viene considerato agiato. Il 24% della popolazione abita in locali sovraffollati, in situazioni antigieniche e di promiscuità; il 7% delle famiglie non consuma mai né carne, né zucchero, né vino. Naturalmente a determinare un bilancio così drammatico è soprattutto l'Italia agraria delle zone più depresse del Sud, ma anche del Nord - il Polesine, ad esempio, che con l'alluvione del 1951 scopre di fronte all'opinione pubblica le sue antiche miserie; il triste primato dei poveri va però come sempre alle regioni meridionali. In Puglia la disoccupazione tra i contadini tocca punte del 50%; in Calabria e in Basilicata oscilla tra il 32 e il 37%. La condizione di agricoltori poveri o disagiati è attribuita al 50% dei coltivatori diretti del Sud - contro il 6% del Nord - e al 78% dei mezzadri e dei coloni - contro il 7% del Nord e il 14% del Centro.

Nel 1949 Giovanni Russo, brillante giornalista de "Il Mondo", il cenacolo dell' intellighentia laica progressista, accompagna in viaggio per la Basilicata un amico americano e attraverso i suoi occhi fissa le immagini di una società ferma al medioevo: i contadini, ammucchiate in case più simili a stalle che ad abitazioni umane, si nutrono a colazione con un pezzo di pane e un peperone, e a cena mangiano una minestra di verdura a volte un po' di pasta fatta in casa.

Russo non è il solo a denunciare le piaghe intollerabili del Sud. [...] A metà degli anni Cinquanta, Pier Paolo Pasolini solleva il velo sul mondo dei baraccati e dei borgatari, ghettizzati nella degradata periferia di Roma, cresciuta a dismisura, dove si affollano ogni anno migliaia e migliaia di persone senza lavoro, senza istruzione, ai margini della società. Pasolini è l'ultimo epigono del neorealismo che rappresenta una delle stagioni più feconde della cultura italiana; ma per il Ministro dell'Interno Scelba, come per tanti altri - Andreotti, per esempio, in quegli anni sottosegretario alla presidenza del Consiglio per lo Spettacolo - gli intellettuali neorealisti sono solo squallido culturale, asservito a Mosca e impegnato a propagandare un'immagine ripugnante dell'Italia, con evidente sprezzo di amor di patria e di orgoglio nazionale.

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"Ma il cielo è sempre più blu" di Rino Gaetano


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