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Note di prosa - 8

Creato il 07 ottobre 2010 da Sulromanzo
Di Anna Costalonga
"Un'Epistola" di Henrik Ibsen
E voi mi chiedete, caro, perché così sia?Non avete compreso che qualche cosa stava per avvenire?Non avete compreso che un'epoca finiva,e che con quest'epoca se ne andavano la tranquillità e la speranza?La causa? Oh! Essa non appare ancora in piena luce,ma udite tuttavia la piccola verità che su queste cose conosco:una notte mi son trovato solo, qui, a poppa.Quella notte era calda, calma, seminata di stelle;il vento, pieno di squisite carezze,aveva tagliate le sue ali.Tutti i viaggiatori, io eccettuato, erano andati a coricarsi;nelle cabine morivano le lucie un calore soffocante regnava, snervandoi viaggiatori esausti di fatica.Il loro sonno era agitato. Io li vedevo nettamenteper le finestrine socchiuse:un uomo di stato, dalle labbra convulse,abbozzava un sorriso che finiva in smorfia,un professore sapiente si contorceva febbrilmente,come se litigasse con la propria coscienza;un teologo si copriva la fronte col suo copripiedi,quest'altro nascondeva la testa sotto l'origliere,e qua e là alcuni artisti e alcuni scrittori, tormentatida orribili sogni, si agitavano in una inquieta attesa.Su tutte queste creature sonnolente, un calorepesante e greve si propagava in una nuvola rossastra.Distolsi gli occhi da quella visione penosae andai verso prora a respirare l'alito fresco della notte.Guardavo verso oriente, dove già il pallore del giornoincominciava a offuscare lo splendore delle stelle.Allora alcune parole uscite dalle cabine, risuonarono al mio orecchio.Esse mi colpirono mentre mi appoggiavo all'albero.La voce che le pronunciava con forzapareva uscire da un incubo e diceva:— Credo che portiamo un cadavere nella stiva.

Edvard Grieg, Da "Peer Gynt", basato sull'omonima commedia di Henrik Ibsen, La Morte di Åse

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