Notizie dalla post-realtà. Caratteri e figure della narrativa italiana degli anni Zero, a cura di Vito Santoro, Quodlibet, Macerata 2010
______________________________
di Francesco Sasso
Vi segnalo la raccolta di saggi Notizie dalla post-realtà. Caratteri e figure della narrativa italiana degli anni Zero, a cura di Vito Santoro (Università di Bari). In una condizione di iperproduttività del mercato editoriale, è difficile scorgere un disegno coerente della letteratura contemporanea. Per questo, secondo me, Notizie dalla post-realtà. Caratteri e figure della narrativa italiana degli anni Zero è il primo bilancio di rilievo della letteratura italiana di questi nostri ultimi dieci anni. Si tratta dunque, in buona sostanza, di “verificare” la tendenza della letteratura contemporanea attraverso la lettura critica di alcuni romanzi eterogenei, con una prospettiva critica nei confronti dei testi analizzati di estrema “apertura”. Per far ciò, la ricerca si presenta sotto la duplice veste di indagine letteraria e di discussione antropologica-sociale. Di seguito potete scaricare l’esauriente e puntuale presentazione de Notizie dalla post-realtà. Caratteri e figure della narrativa italiana degli anni Zero in formato pdf (f.s.).
______________________________
Presentazione del volume
Il volume, curato da Vito Santoro, raccoglie contributi di alcuni giovani studiosi pugliesi: è un libro che, pur dichiarando di non mirare ad una ricostruzione storico-letteraria di tipo sistematico, si impegna tuttavia in una ricognizione attenta della produzione romanzesca dell’ultimo decennio, al fine di proporre al lettore un «piccolo spaccato della narrativa italiana degli anni Zero», soffermandosi soprattutto «su quelle opere e su quegli autori che ci sono parsi particolarmente significativi per la loro capacità di riaffermare, anche a costo di uno spietato e crudele autodafé, le ragioni della letteratura, salvandola da quella dimensione di entertainment e di infotainment di massa, cui l’ha relegata l’attuale sistema delle comu-nicazioni».
L’Introduzione del curatore prende avvio dall’affermazione di Spinazzola, ampiamente condivisa, secondo cui «“nel doponovecento il vetusto ciclo avanguardistico-neoavanguardistico si è esaurito”», per cui le istituzioni letterarie si sono ristrutturate «“sotto l’insegna della prosa di romanzo, non dell’antiromanzo”»: siamo insomma davanti ad un indubbio «primato duemillesco del romanzo realista tradizionale», a sua volta riconducibile «al diffuso bisogno da parte degli scrittori di narrare il proprio tempo e di reagire alla condizione di spaesamento» che sarebbe invece tipica del cittadino globale, e questo «anche al fine di recuperare una funzione civile da tempo smarrita».
In realtà la questione è più complicata di quanto possa sembrare a prima vista: questa volontà di tornare a raccontare, comunicare, testimoniare, oggi non può più esplicarsi ricorrendo a modalità realistiche immediate e meramente restauratrici della tradizione, e questo perchè nel frattempo, a causa delle mutate condizioni storiche e antropologiche, in un certo senso a cambiare è stato lo stesso statuto e la stessa percezione della «realtà» in cui viviamo: quest’ultima infatti, a causa del dominio delle merci, dei mass-media e del loro immaginario pervasivo, si è tramutata in una sorta di «post-realtà» finzionale/reale, in cui «il „discorso sul mondo’ ha sostituito il mondo» e «la realtà nega la realtà», per cui la nostra è in definitiva una condizione di perenne disorientamento e di vuoto esperienziale. Ebbene, per potere descrivere tutto questo o comunque per aggirare l’impasse narrativo che ne consegue, almeno per gli scrittori più consapevoli è stato necessario sperimentare una serie di strade e di soluzioni almeno in parte nuove e alternative (pur all’interno dell’andazzo narrativo non-avanguardistico di cui si è detto sopra), soluzioni di cui in questo volume si cerca di dare conto