Notizie dalla Romania (dal blog: http://acampadabcninternacional.wordpress.com)

Creato il 27 gennaio 2012 da Nineteeneightyfour

Da: http://acampadabcninternacional.wordpress.com/2012/01/22/indignados-ponen-contra-las-cuerdas-al-gobierno/

Romania: si annunciano manifestazioni di massa per la settimana prossima

Ci sono eventi che apparentemente sembrano marginali ma che diventano catalizzatori per richieste e volontà di cambiamento, azioni che trascendono anche gli obiettivi di chi le ha poste in essere. Accadde nel 1955, quando Rosa Parks si rifiutò di cedere il suo posto nella parte anteriore del bus che viaggiava in Alabama, si è ripetuto di recente in Tunisia, nel dicembre 2010, quando il giovane venditore e studente Mohamed Bouazizi, stanco delle ingiustizie da parte della polizia e senza alcuna prospettiva per il futuro, si dette fuoco.

Sta per accadere di nuovo in Romania. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e la pazienza di un popolo storicamente abituato a soffrire e a rassegnarsi c’è stata l’11 gennaio quando il presidente Basescu ha parlato sul canale televisivo Realitatea e ha chiesto con superbia e petulanza le dimissioni immediate del segretario di stato per la salute Raed Arafat, uno dei personaggi più validi del paese. Il motivo era l’opposizione di Arafat alla proposta del partito al governo, il partito conservatore Pdl, di riformare il sistema sanitario senza un previo dibattito.

Il movimento di proteste, che in un primo momento aveva come obiettivo quello di mostrare solidarietà ad Arafat e il respingimento del controverso progetto di legge, ha preso un’altra piega diversa, diventando un’ondata di proteste, di un’intensità sconosciuta con un livello di partecipazione dei cittadini che non si conosceva dal 1989 e che si è diffusa in 43 città.

A nulla è servitor che Basescu, sorpreso e angosciato dalla inaspettata risposta, abbia chiesto che il progetto di riforma del sistema sanitario fosse ritirato e che Arafat tornasse al suo ruolo nel ministero. Quando la miccia del malcontento scatta è complicato spegnerla.

L’assenza di leader, sindacati e della coalizione di opposizione Usl (Unione dei socialdemocratici e dei liberali), che sono rimasti in attesa in un primo momento, e l’assoluta eterogeneità dei suoi componenti ha fatto sorgere dei dubbi sulla continuità temporale delle proteste.

L'eterogeneità che converge nella stessa causa dei funzionari o dei pensionati a cui il governo ha tagliato rispettivamente il 25% e 15% dei loro stipendi e benefici. Nostalgici del comunismo come Ovidiu Gheorghe, l'uomo di 80 anni, si rammarica amaramente del fatto che con la sua pensione di 180 euro "non posso pagare per farmaci di cui ho bisogno né vivere con un minimo di dignità", cittadini che non appartengono al alcun partito politico mostrano il loro rifiuto a tutta classe politica corrotta (la Corte dei conti ha appena pubblicato che nel 2010 sono stati spesi "in modo irregolare” 9000 milioni di euro), rivoluzionari del 1989 ai quali il governo ha sospeso gli assegni mensili dal 1 gennaio, i diversi partiti politici extraparlamentari, dal Partito dei Verdi fino al gruppo di estrema destra Noua Dreapta, attraverso figure più o meno bizzarri che vogliono utilizzare la protesta come una piattaforma marginale – come gli ultras delle squadre di calcio il cui unico scopo è quello di provocare scontri con la polizia, gli ambientalisti che si oppongono alle miniere d'oro a Rosia Montana (progetto minerario potrebbe causare danni irreparabili al patrimonio e l'ecologia del paese), femministe come Mihai Tudorina dell’associazione femminista Filia, che chiede maggiore visibilità sociale e politica con le donne rumene, o i membri di partiti di opposizione e sindacati che non vogliono escludersi da proteste da cui potrebbero beneficiare indirettamente.

Basescu e il primo ministro Boc hanno affrontato le manifestazioni del week-end con un occhio a una settimana che si prevede fatale per i loro interessi.

Da un lato, il ministro dell’Interno Traian Igas è sotto pressione affinché si dimetta o spieghi la brutalità della polizia a Bucarest (http://youtu.be/0BlqUWqMH2w) rispetto ai numerosi abusi commessi e diffusi su canali di socializzazione, se sono stati fascicoli su quattro casi di polizia antisommossa.

Da Strasburgo, i socialdemocratici (PSE) e liberali (ALDE), in Europa hanno rilasciato una dichiarazione di condanna: "Esprimiamo la nostra preoccupazione per il comportamento sempre più antidemocratico del regime di Bucarest, dove il presidente ha esercitato i suoi poteri al limite della Costituzione ". Hanno anche ricordato che se aggiustamenti sono necessari in questo momento, specialmente se si desidera ricevere l'operazione successiva di prestito fino a 20.000 milioni di euro negoziati col Fmi nel 2009, non è comprensibile perché allo stesso tempo la Romania abbia da sola assorbito il 3% dei fondi europei a causa della sua generalizzata incapacità amministrativa e della corruzione generalizzata.

L’opposizione Usl ha sollecitato lunedì 23 gennaio la convocazione di una sessione straordinaria del parlamento durante la quale esigerà che al primo ministro Boc spiegazioni per gli abusi della polizia, la sospensione del presidente Basescu e la convocazione immediata di elezioni anticipate. Tuttavia, le possibilità di successo in relazione a queste due ultime proposte sono scarse, perché manca l’opposizione della maggioranza necessaria.

Per finire la particolare via crucis del governo, la settimana prossima sono state convocate tre diverse manifestazioni: rivoluzionari del 1989, ecologisti contrari al progetto Rosia Montanae del sindacato dei militari in pensione.

Per tre giorni in diverse città europee come Londra, Lisbona, Vienna, Roma e Parigi si sono riuniti decine di romeni che chiedono le dimissioni del presidente Basescu. In Spagna, stanno programmando per questo fine settimana una manifestazione di fronte all’Ambasciata di Madrid e ai consolati di Barcellona, Castellon e Saragozza.

Secondo l’analista politico Andrei Taranu “se le manifestazioni della prossima settimana avranno un esito positivo, Basescu sarà obbligato a fare gesti di conciliazione come una massiccia ristrutturazione dell’attuale governo o convocare elezioni anticipate”.

Le prospettive sono negative per un presidente che supera di poco il 15 % di gradimento secondo gli ultimi sondaggi e in un anno in cui potrebbero svolgersi le elezioni legislative e che può essere un terremoto politico in Romania.

Vedi immagini manifestazioni Bucarest: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150701848494942.502310.555654941&type=3

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