c'è Quasimodo che è brutto come la peste bubbonica ma ha un grande cuore votato alla salvezza di un'intrigante bellezza esotica in evidenti difficoltà penali, a sua volta profondamente turbata dall'amore poco sincero per il solito maschio alfa (però bono), detto anche sperminator, detto anche gli-uomini-sono-uguali-ste-merde.
Ecco, messa in questi termini assomiglia ad una storiella buonista targata Azione Cattolica, secondo cui la bellezza è sopravvalutata mentre a contare davvero è solo l'integrità dello spirito e tutte quelle divertentissime chiacchiere su quanto sia frastagliata la coscienza umana. Ma fortunatamente Hugo non è Maria de Filippi e ad intervenire all'interno di questa cornice fatta di personaggi alla boh, dammi de più, de più, interviene Claude Frollo.
Frollo è la testa di cazzo del romanzo, perché è giusto che in una qualsiasi storia si dipinga saggiamente uno stronzo che, per qualche ragione di ordine immorale, trovi doveroso importunare gente normale che si fa gli affari propri.
Tuttavia, il personaggio di Frollo raggiunge con note epiche e leggendarie, un livello tale di malinconica crudeltà da sentirmi quasi obbligata a volergli più bene di quanto sia eticamente concesso. Che poi, in verità, Frollo non nasce così cattivo, ma cattivo lo rende quella troietta egiziana tutta presa a sgambettare per Parigi e a farsi imbambolare dal belloccio di turno, ergo non siate troppo severi con lui. Quindi i rodimenti di culo di Frollo sono ben motivati da due ragioni essenzialmente di ordine pratico: lui è un prete e la troietta egiziana non gliela vuole dare. La storia più vecchia del mondo. Un buon libro lo fanno i cattivi, e non lo dico perché ho quella malattia per cui mi diverte tifare per ogni forma di coriacea bruttezza morale, ma perché la crudeltà è più colorata e ricca di qualunque cuore onesto e timorato di giustizia. Non dico che sia giusto, ma senza Frollo e il suo strazio, senza il suo amore rifiutato e calpestato, senza la passione imbizzarrita e l'arrogante violenza con cui cerca di soffocare la carnalità di un'infatuazione che deve contrastare, noi avremmo un libro noioso.
Rogozin, Jack Merridew, babbo Karamazov, Nerone e Caligola, sono stati dei pezzi di merda così coraggiosi da interrompere lo stillicidio diabetico delle zuccherose regole a difesa della quiete civica. Il dubbio, il frastuono, la rabbia, la passione e l'errore, condiscono le migliori storie ma siete troppo bene educati per premiarli.
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